Barletta, tentarono il sequestro di un facoltoso imprenditore, sette persone finiscono in manette

Barletta, tentarono il sequestro di un facoltoso imprenditore, sette persone finiscono in manette

Sequestro imprenditore Barletta

Il progetto, sventato dalle Forze dell’Ordine, era stato ideato e pianificato da tempo ed era giunto nella sua fase esecutiva il 22 aprile del 2022. L’intento era di sequestrare un facoltoso imprenditore di Barletta, con lo scopo di estorcere denaro alla famiglia in cambio della sua liberazione.

Sequestro imprenditore Barletta

Stamattina l’epilogo con l’arresto in carcere e ai domiciliari di sette soggetti (uno all’epoca dei fatti era già agli arresti domiciliari ad Andria) ritenuti responsabili in concorso tra loro (accertamento compiuto nella fase delle indagini preliminari che necessita della successiva verifica processuale nel contraddittorio con la difesa) di tentato sequestro di persona a scopo di estorsione, aggravato dal “metodo mafioso”. L’ordinanza cautelare, emessa dal gip di Bari, su disposizione della locale Procura, è stata eseguita dalle Squadre Mobili delle Questure di Bari e BAT e in diversi altri Comuni della Regione.

Le indagini, coordinate dalla direzione distrettuale antimafia, hanno svelato che il piano criminale era estremamente sofisticato e comprendeva sopralluoghi, appostamenti, anche prolungati nel tempo.

Secondo l’accusa, nel tardo pomeriggio del 22 aprile, giorno stabilito per il sequestro, dopo diverse settimane di preparazione, i sette, erano pronti a entrare in azione, ognuno con il proprio ruolo. C’era chi doveva monitorare l’abitazione e gli spostamenti dell’imprenditore (la cosiddetta bacchetta) con il compito di segnalare l’eventuale presenza delle Forze dell’Ordine, altri due, invece, a bordo di auto distinte, dovevano aspettare che l’imprenditore uscisse dall’azienda per rapirlo, un altro ancora, aveva il compito di contattare la famiglia della vittima per comunicare il prezzo della liberazione.

Tutto era stato preparato nei minimi dettagli. Al gruppo, però, era (fortunatamente) sfuggita l’invisibile presenza degli agenti che nel frattempo, al momento opportuno, si erano appostati impedendo così l’azione delittuosa.

A tutti è stata contestata l’aggravante del metodo mafioso, prevista dall’art. 416 bis.1del codice penale, tenendo conto della loro caratura delinquenziale, dei modi con cui l’azione era stata preparata, del contesto ambientale e della forza intimidatrice con cui stavano eseguendo il “sequestro lampo”, fenomeno, purtroppo, già presente nel territorio di BAT.

A tal proposito si ricorda un altro tentativo di sequestro sventato dalle Forze dell’Ordine avvenuto ad Andria a fine 2021. Questa volta la vittima era il figlio di un altro noto imprenditore del posto che per la sua liberazione, la famiglia, aveva dovuto sborsare un riscatto di centinaia di migliaia di euro.

È importante sottolineare che il procedimento si trova nella fase delle indagini preliminari e che, all’esecuzione della misura cautelare odierna, seguirà l’interrogatorio di garanzia e il confronto con la difesa degli indagati, la cui eventuale colpevolezza, in ordine ai reati contestati, dovrà essere accertata in sede di processo, nel contraddittorio tra le parti.

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Sequestrati oltre 2mln di euro a imprenditore barese, aveva sponsorizzato in modo fittizio anche una squadra di calcio

Sequestrati oltre 2mln di euro a imprenditore barese, aveva sponsorizzato in modo fittizio anche una squadra di calcio

Ieri, i Finanzieri del Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria di Bari hanno dato esecuzione a un decreto di sequestro preventivo d’urgenza, emesso dalla Procura di Bari, avente per oggetto, in via diretta, le disponibilità finanziarie di … continua a leggere

Molfetta, 50mln di euro, sotto sequestro il patrimonio dell’imprenditore Giuseppe Manganelli

Molfetta, 50mln di euro, sotto sequestro il patrimonio dell’imprenditore Giuseppe Manganelli

i carabinieri hanno messo sotto sequestro il patrimonio dell’imprenditore Manganelli di Molfetta

Dopo il crollo e 12 anni di detenzione, l’imprenditore molfettese sembrava essersi ‘totalmente’ ripreso. Anche se l’immenso patrimonio accumulato in poco più di 10 anni, dopo il suo burrascoso passato, deve aver insospettito la DDA di Bari che ha avviato le indagini.

Oggi le prime conclusioni espresse in un Decreto emanato dall’Ufficio Misure di Prevenzione del Tribunale di Bari, eseguito dai Carabinieri del Nucleo Investigativo del Comando Provinciale di Bari, coordinati dalla DDA e coadiuvati dai militari di Molfetta, con il quale è stato disposto un sequestro preventivo a suo carico. Pertanto stamattina presto sono stati sottratti alla disponibilità dell’imprenditore 52enne, ben cinquanta milioni di euro tra immobili, compendi aziendali, conti correnti, veicoli e beni di lusso, compresa un’imbarcazione da diporto.

Dalle indagini è emerso che il patrimonio di Manganelli, come puntualmente ricostruito dal provvedimento firmato dalla Dott.ssa Giulia Romanazzi, Presidente della Sezione specializzata in misure di prevenzione del Tribunale di Bari, è derivato dalla commistione tra le attività illecite (in particolare il narcotraffico e l’estorsione reato di cui era già gravato dagli anni ’90, con il suo coinvolgimento nelle operazioni “Reset” e “Primavera”) e le sue lungimiranti capacità di investimento.

A partire dal 2011, infatti, il 52enne, già sorvegliato speciale, aveva iniziato a costituire, grazie alla fittizia interposizione di alcuni prestanome, le prime società, che gli hanno consentito di accumulare reddito e di giustificare la nascita di nuovi e più ambiziosi progetti imprenditoriali estesi non solo all’edilizia ma anche al settore della distribuzione di carburanti.

Le analisi investigative hanno svelato inoltre l’intricato sistema “a scatole cinesi” messo in atto dall’imprenditore per occultare l’illecita provenienza della sua immensa ricchezza finanziaria all’interno della quale sono stati coinvolti  molti dei suoi familiari.

Oggi la resa dei conti, all’imprenditore e ai vari prestanome sono stati sequestrati 16 fabbricati, tra i quali la sua residenza, una villa, vista mare, quattro terreni, per un’estensione totale di circa 5.000 mq, 5 società tra le quali la “Unione Petroli s.r.l.”, con un fatturato di circa venti milioni di euro, 6 veicoli ed una imbarcazione da diporto, nonché 11 conti correnti e quote partecipative ad un fondo di investimento.

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Ville, barca e soldi, la confisca della GdF ad un imprenditore di Gioia del Colle

Una delle ville dell’imprenditore di Gioia oggetto di confisca

L’uomo, un imprenditore di Gioia Del Colle operante nel settore lattiero – caseario, già colpito da misura di prevenzione personale e patrimoniale nel mese di giugno 2020 per grave evasione fiscale e per il fallimento di diverse sue società, è stato nuovamente raggiunto da un provvedimento di confisca emesso dalla terza sezione penale del Tribunale di Bari – in funzione di tribunale della prevenzione – presieduto dalla Dr. Giulia Romanazzi. A dare esecuzione al provvedimento i finanzieri di Gioia del Colle.

Ville, imbarcazione e soldi, la confisca della GdF ad un imprenditore di Gioia del Colle

Le ville e la barca dell’ imprenditore di Gioia, oggetto di confisca per evasione fiscale

Le prime indagini risalgono al periodo compreso tra il 2009 e il 2019. Periodo in cui l’uomo si era reso responsabile di gravi evasioni fiscali e del fallimento di diverse società intestate a lui o a vari “prestanomi”, di cui era amministratore o socio “di fatto”.

All’epoca le correlate investigazioni patrimoniali e finanziarie evidenziarono che l’imprenditore, proprio nel periodo in cui si era macchiato di tali, pur non disponendo di fonti economiche adeguate, aveva acquistato beni di ingente valore, come una lussuosa villa a Gioia del Colle con piscina e piccolo parco privato e un’altra a Marina di Policoro (MT), usata per le vacanze estive, più una imbarcazione di dodici metri, modello Prestige 42 Fly, oltre a diverse disponibilità bancarie.

Ville, imbarcazione e soldi, la confisca della GdF ad un imprenditore di Gioia del Colle

Il soggetto, attualmente agli arresti domiciliari per un altro procedimento legato alla bancarotta misura di prevenzione della sorveglianza speciale di P.S. per 1 anno e mesi 6, con obbligo di soggiorno nel comune di residenza.

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