I tre sarebbero indagati, a vario titolo e in concorso tra loro per peculato, falsità ideologica e uno di loro, in particolare, anche per falsità materiale commessa in atti pubblici, falsa attestazione o dichiarazione a un pubblico ufficiale sull’identità e sulle proprie qualità personali o di altri, per la gestione di cooperative in liquidazione coatta amministrativa, con sedi a Padova, Roma, Savona, Taranto e Torino.
Si tratta di due baresi – un commissario liquidatore, nominato dal Mi.S.E., un avvocato anche lui commissario liquidatore nominato per una cooperativa di Padova, e un commercialista di origine calabrese, reale dominus nella gestione delle cooperative, condannato in via definitiva, nel 2014, per corruzione in un’altra vicenda processuale.
Le indagini, coordinate dalla locale Procura, delegata al Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria della Guardia di Finanza di Bari traggono origine da accertamenti antiriciclaggio avviati nei confronti del professionista barese, oggi, conclusesi con un arresto ai domiciliari per uno dei tre soggetti (ordinanza emessa, nelle provincie di Bari e Roma, dal Gip del Tribunale barese, su richiesta della Procura) e sospensioni dai pubblici uffici per un anno, a carico degli altri due (accertamento compiuto nella fase delle indagini preliminari che necessita della successiva verifica processuale nel contraddittorio con la difesa), oltre al sequestro dei beni per 1 milione di euro, pari all’ammontare complessivo del profitto dei reati acclarati.
I finanzieri, durante gli accertamenti di polizia giudiziaria (intercettazioni telefoniche, ambientali audio, video e telematiche, indagini finanziarie, documenti di Enti pubblici coinvolti, perquisizioni di uffici e abitazioni degli indagati, l’ascolto delle persone informate sui fatti, l’analisi forense dei dati digitali degli strumenti informatici sequestrati), avrebbero rilevato diverse anomalie bancarie compiute dal commissario liquidatore barese – emissione di assegni circolari intestati ‘a me medesimo’, in favore di due cooperative da lui stesso gestite. Titoli con cui l’uomo (‘per ragioni d’ufficio’) avrebbe prelevato arbitrariamente soldi in contanti (380.000 €), dalle casse societarie. Non solo, per gli investigatori, salvo ulteriori verifiche con il confronto della difesa, l’attività fraudolenta del commissario liquidatore, con il coinvolgimento di altre persone, sarebbe stata commessa anche per altre tre cooperative.
Inoltre, le verifiche, avrebbero svelato che il professionista barese non avrebbe mai svolto alcun incarico affidatogli dal Mi.S.E., e che il ruolo di commissario liquidatore delle cooperative, nel tempo, sarebbe stato assunto, di fatto, dal commercialista calabrese, che gli avrebbe chiesto, come contropartita per gli ‘incarichi professionali’, oltre € 270.000.
Dalle attività investigative sarebbe emerso, altresì che i soldi distratti dal liquidatore, oltre i 270mila corrisposti al commercialista, sarebbero stati 651.000 €, , senza contare i bonifici per incarichi non autorizzati dal Mi.S.E., inviati ad altri professionisti.
Lo stesso modus operandi sarebbe stato messo in atto dal commercialista calabrese, che avrebbe indebitamente percepito la somma di 120.000 euro da un’altra cooperativa di Padova, la cui gestione era stata affidata a un avvocato barese. Quest’ultimo – in qualità di commissario liquidatore – , avrebbe disposto bonifici a beneficio di altri professionisti senza incarichi autorizzati dal Mi.S.E., anche lui, distraendo soldi (150.000 euro) a danno della cooperativa amministrata.
Le condotte dei due liquidatori sarebbero state possibili per l’omessa rendicontazione periodica o dalle relazioni false, con atti artefatti, inviate all’Autorità di Vigilanza (allo stato, fatta salva la valutazione nelle fasi successive con il contributo della difesa), attività che avrebbero consolidato un sistema finalizzato al loro arricchimento e a impoverire le cooperative in Liquidazione Coatta Amministrativa, a danno dei creditori.