Mafia e Politica a Bari: DDA chiede 10 anni per l’ex Consigliere Olivieri

Mafia, Politica e Giacomo Olivieri

Mafia, Politica e Giacomo Olivieri La Dda di Bari e lo scambio elettorale Politico-Mafioso Accusato di scambio elettorale politico-mafioso ed estorsione, Olivieri è detenuto dal 26 febbraio in seguito all’inchiesta denominata “Codice interno”. La Direzione … continua a leggere

Molfetta, 50mln di euro, sotto sequestro il patrimonio dell’imprenditore Giuseppe Manganelli

Molfetta, 50mln di euro, sotto sequestro il patrimonio dell’imprenditore Giuseppe Manganelli

i carabinieri hanno messo sotto sequestro il patrimonio dell’imprenditore Manganelli di Molfetta

Dopo il crollo e 12 anni di detenzione, l’imprenditore molfettese sembrava essersi ‘totalmente’ ripreso. Anche se l’immenso patrimonio accumulato in poco più di 10 anni, dopo il suo burrascoso passato, deve aver insospettito la DDA di Bari che ha avviato le indagini.

Oggi le prime conclusioni espresse in un Decreto emanato dall’Ufficio Misure di Prevenzione del Tribunale di Bari, eseguito dai Carabinieri del Nucleo Investigativo del Comando Provinciale di Bari, coordinati dalla DDA e coadiuvati dai militari di Molfetta, con il quale è stato disposto un sequestro preventivo a suo carico. Pertanto stamattina presto sono stati sottratti alla disponibilità dell’imprenditore 52enne, ben cinquanta milioni di euro tra immobili, compendi aziendali, conti correnti, veicoli e beni di lusso, compresa un’imbarcazione da diporto.

Dalle indagini è emerso che il patrimonio di Manganelli, come puntualmente ricostruito dal provvedimento firmato dalla Dott.ssa Giulia Romanazzi, Presidente della Sezione specializzata in misure di prevenzione del Tribunale di Bari, è derivato dalla commistione tra le attività illecite (in particolare il narcotraffico e l’estorsione reato di cui era già gravato dagli anni ’90, con il suo coinvolgimento nelle operazioni “Reset” e “Primavera”) e le sue lungimiranti capacità di investimento.

A partire dal 2011, infatti, il 52enne, già sorvegliato speciale, aveva iniziato a costituire, grazie alla fittizia interposizione di alcuni prestanome, le prime società, che gli hanno consentito di accumulare reddito e di giustificare la nascita di nuovi e più ambiziosi progetti imprenditoriali estesi non solo all’edilizia ma anche al settore della distribuzione di carburanti.

Le analisi investigative hanno svelato inoltre l’intricato sistema “a scatole cinesi” messo in atto dall’imprenditore per occultare l’illecita provenienza della sua immensa ricchezza finanziaria all’interno della quale sono stati coinvolti  molti dei suoi familiari.

Oggi la resa dei conti, all’imprenditore e ai vari prestanome sono stati sequestrati 16 fabbricati, tra i quali la sua residenza, una villa, vista mare, quattro terreni, per un’estensione totale di circa 5.000 mq, 5 società tra le quali la “Unione Petroli s.r.l.”, con un fatturato di circa venti milioni di euro, 6 veicoli ed una imbarcazione da diporto, nonché 11 conti correnti e quote partecipative ad un fondo di investimento.

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San Severo, traffico di rifiuti speciali tra Campania, Puglia e Abruzzo. 6 misure cautelari e sequestro di beni per 1.650 mila euro

San Severo

I Comandi Provinciali dei Carabinieri di Bari e della Guardia di Finanza di Foggia, coadiuvati dal Servizio Centrale Investigativo Criminalità Organizzata (SCICO- GdF) e dai Nuclei Operativi Ecologici dei Carabinieri di Bari e Pescara, con il supporto di un elicottero della Sezione Area della Guardia di Finanza di Bari, hanno eseguito 6 ordinanze cautelari personali, emesse dal Gip del Tribunale barese, nei confronti di altrettanti  soggetti appartenenti ad un gruppo criminale attivo tra la Campania, la Puglia e l’Abruzzo.

Contestualmente, con un provvedimento d’urgenza, la Direzione Distrettuale Antimafia della Procura barese, ha disposto i sigilli ai beni e ai rapporti finanziari degli stessi indagati per un valore di 1.635.282 euro, corrispondente al profitto illecito conseguito. Le misure cautelari sono il risultato una serie di complesse indagini, avviate dai militari della Guardia di Finanza di San Severo, poi proseguite in sinergia con i Carabinieri del Nucleo Investigativo di Bari e dei NOE di Bari e Pescara.

L’organizzazione criminale smantellata era dedita al traffico di ingenti quantitativi di “rifiuti speciali non pericolosi”, provenienti dalla provincia di Caserta, che venivano stoccati in siti all’aperto non autorizzati o all’interno di capannoni industriali intercettati nella Provincia di Foggia e Chieti.

Figura apicale e punto di riferimento dell’organizzazione criminale era un imprenditore pregiudicato di San Severo che, insieme al fratello (indagato a piede libero), era titolare di imprese attive nel settore del recupero di cascami e rottami metallici. I malavitosi erano in società con due fratelli, imprenditori casertani, che lavoravano nel settore dei servizi logistici. Il pregiudicato sanseverino aveva pianificato nei minimi dettagli – anche nel periodo in cui era stato ristretto ai domiciliari per reati della stessa specie – il trasporto dalla provincia di Caserta a quella di Foggia e di Chieti di balle di rifiuti misti, con grave contaminazione eco-ambientale, destando forte allarme sociale nelle comunità dei territori inquinati.

L’attività investigativa è stata avviata dopo il sequestro dei finanzieri di San Severo, nel 2018, di una discarica abusiva realizzata all’interno di un capannone industriale sito nel paese, dove erano state ammassate 600 tonnellate di eco-balle di scarti tessili, plastica, gomma, legno, carta, che avevano diffuso esalazioni nauseabonde avvertite sin da fine agosto 2017, come accertato dal personale dell’ARPA Puglia e dal Consulente Tecnico della Procura.

Nella prima fase, le indagini, dirette dalla Procura di Foggia, hanno permesso di individuare a settembre 2018, una seconda discarica abusiva, a San Severo, all’interno di un’area recintata di circa 3.500 mq di proprietà della famiglia dei due fratelli indagati, con muri alti oltre 4 metri, allo scopo di evitare che la discarica fosse visibile dalla pubblica strada. All’interno della quale erano state accatastate circa 10.000 tonnellate di balle di scarti di lavorazioni tessili, mischiati a plastiche ed altri rifiuti comunemente definiti “fine nastro” che nel tempo avevano rilasciato percolato sul suolo.

Il quadro indiziario che evidenziava l’esistenza di un’abituale illecita movimentazione di rifiuti speciali provenienti dalla Campania, ha determinato il subentro nella direzione delle indagini della Procura Distrettuale Antimafia barese. Indagini co-delegate al Nucleo Investigativo del Comando Provinciale dei Carabinieri di Bari, che grazie anche all’attività dei carabinieri del NOE di Bari e Pescara, hanno individuato altre due discariche abusive di rifiuti speciali non pericolosi, realizzate all’interno di due capannoni.

Il primo, ubicato nella zona industriale di Vasto (CH), di circa 1.250 mq., dove i Carabinieri nell’ottobre 2018 si sono imbattuti in un muro di 1.500 tonnellate di eco-balle alto 6 metri, maleodoranti, in cui erano compattati rifiuti misti, prevalentemente contenitori e imballaggi anche di sostanze pericolose.

Il secondo capannone, di 1.600 mq., ubicato in un agro del comune di Chieuti (FG), dove nel novembre 2018 sono state rinvenute ammassate a tutt’altezza – per 5 metri – 1.000 tonnellate di eco-balle costituite da scarti degli impianti di selezione e valorizzazione dei rifiuti provenienti dalla raccolta differenziata urbana. Le vetrate del capannone erano state opportunamente oscurate per impedire che dall’esterno potessero essere visibili le cataste di rifiuti. Complessivamente le attività investigative permettevano il rinvenimento e il sequestro di:
13.100 tonnellate di rifiuti speciali non pericolosi (compattati in eco-balle);
3 capannoni industriali;
1 area di mq 3500.

Riconosciuti i gravi indizi di colpevolezza raccolti dalla polizia giudiziaria a carico dei 6 indagati, di cui 3 residenti nella provincia di Caserta, il Gip di Bari ha emesso a loro carico, due custodie cautelari in carcere, una agli arresti domiciliari e tre divieti di dimora nelle Regioni di Puglia e Abbruzzo. Contestualmente il Servizio Centrale Investigazioni Criminalità Organizzata della Guardia di Finanza e la Compagnia di San Severo, ricostruita la situazione economico – patrimoniale dei soggetti, riscontrando un illecito “profitto” ottenuto dalle attività poste in essere dal gruppo, hanno chiesto e ottenuto dall’Autorità Giudiziaria un decreto di sequestro di beni mobili ed immobili, oltre alle liquidità bancarie e finanziarie nella disponibilità dei soggetti, di oltre 1,6 milioni di euro.

Pertanto, la Direzione Distrettuale Antimafia, oggi, ha disposto il sequestro preventivo d’urgenza, fino alla concorrenza di 1.635.282 euro, corrispondente all’illecito profitto conseguito dagli indagati di:

4 compendi aziendali
4 quote societarie
 4 fabbricati
9 terreni
4 polizze vita
38 rapporti finanziari