Un decreto di sequestro preventivo finalizzato alla confisca è stato emesso dalla sezione misure di prevenzione – presieduta dalla dottoressa Giulia Romanazzi – del tribunale di Bari , su richiesta della Direzione Distrettuale Antimafia barese, a carico di Roberto Dello Russo, pregiudicato e indagato per aver promosso e diretto un’associazione per delinquere finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti a Terlizzi e nelle zone limitrofe.
Dello Russo, già in carcere, condannato, in primo grado, a 20 anni di reclusione, in seguito all’operazione “Anno Zero” eseguita sempre dai Carabinieri del Comando Provinciale di Bari all’inizio dell’anno 2020, secondo l’accusa, sarebbe il boss dell’omonimo clan che gestiva in maniera monopolistica la piazza di spaccio di Terlizzi.
A eseguire il decreto di sequestro, il cui valore si aggira intorno ai 20 milioni di euro (5 terreni tra uliveti, mandorleti, vigneti, seminativi per un’estensione di oltre 2 ettari ubicati a Terlizzi; 4 fabbricati: un appartamento, la sontuosa villa dove abitava e due estesi capannoni industriali; 2 società di capitali: “Nuova Adriatica Car s.r.l.” e “M.Auto s.r.l.” ed i relativi compendi aziendali, il cui oggetto sociale è il riciclaggio industriale di metalli e concessionarie di autovetture e mezzi pesanti, il cui volume d’affari, nel 2021, era di 7 milioni di euro; danaro depositato presso 5 istituti di credito; 36 tra automobili, autoarticolati e mezzi industriali), i carabinieri del comando provinciale di Bari.
L’odierno provvedimento è stato formulato sulla base degli accertamenti patrimoniali effettuati dalla Sezione specializzata del Nucleo Investigativo dei Carabinieri di Bari (fatta salva la valutazione nelle fasi successive con il contributo della difesa) che hanno ricostruito sia la carriera criminale dell’uomo, sia gli introiti dell’intero nucleo familiare, fornendo un corposo quadro indiziario in ordine all’illecita provenienza della sua ricchezza, accumulata negli ultimi 20 anni e che costituirebbe il compendio del traffico di droga.
L’importante risultato – frutto della collaborazione tra la magistratura e le componenti investigative – rappresenta un’ulteriore conferma che la criminalità organizzata va contrastata non solo attraverso un’assidua opera di prevenzione e di repressione, ma anche attraverso attente e scrupolose indagini di natura finanziaria e patrimoniale, preziosi strumenti attraverso i quali vanno combattute le nuove, e più subdole, forme di manifestazione delle mafie.