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Taranto, esercitazione aeronavale della Guardia di Finanza contro i traffici illeciti via mare

Taranto, esercitazione aeronavale della Guardia di Finanza contro i traffici illeciti via mare

L’esercitazione, cui hanno partecipato il Prefetto e il Procuratore della Repubblica di Taranto, accolti dal Comandante del Reparto Operativo Aeronavale della Guardia di Finanza di Bari, Col. pil.t.ISSMI Armando FRANZA e dal Comandante Provinciale di … continua a leggere

Bari e provincia, la Guardia di Finanza sequestra 360mila prodotti pericolosi

Bari e provincia, la Guardia di Finanza sequestra 360mila prodotti pericolosi

  L’attività estiva della Guardia di Finanza Il lavoro certosino compiuto quest’estate dalle Fiamme gialle, lungo tutte le zone interne e della litoranea, ha portato al sequestro di 360.000 prodotti pericolosi. Un’azione diretta al controllo … continua a leggere

GDF, Traffico illecito di migranti verso l’Europa

GDF, Traffico illecito di migranti verso l'Europa

Traffico illecito di migranti verso l’Europa e le coste salentine.

Il personale della Guardia di Finanza del Comando Provinciale di Lecce e dello S.C.I.C.O. in Italia, della Polizia dell’Attica – Divisione Antimmigrazione in Grecia
e della Polizia in Albania, nonché unità mobili di Europol, è impegnato nell’esecuzione di diverse ordinanze di custodia cautelare e perquisizioni nei riguardi di numerosi componenti di un’organizzazione criminale transnazionale dedita al favoreggiamento dell’immigrazione irregolare verso l’Europa e in particolare verso le coste salentine.

Attraverso le indagini, durate più di un anno, è venuto alla luce che la summenzionata organizzazione è articolata in quattro cellule criminali composte da cittadini stranieri, in prevalenza siriani ed è volta al conseguimento di ingenti profitti attraverso l’illecita attività di trasferimento di migranti, provenienti da varie parti del mondo, attraverso i territori della Turchia, della Grecia e dell’Albania verso le coste salentine e da qui verso altri paesi europei, loro destinazione finale.

“Astrolabio” (questo il nome dato all’operazione) è il frutto di una complessa e articolata attività di indagine di respiro internazionale svolta grazie alla formazione, attraverso il
coordinamento di Eurojust che ne ha promosso, coordinato e supportato le attività, di una Squadra Investigativa Comune (S.I.C.) costituita nel gennaio del 2021 tra la Direzione
Distrettuale Antimafia della Procura della Repubblica di Lecce, la Procura Generale della Corte di Appello di Atene e la Procura Speciale Anticorruzione e Criminalità Organizzata di Tirana (S.P.A.K.).

Alla Squadra Investigativa Comune hanno aderito anche la Direzione Nazionale Antimafia, apportando il proprio specifico contributo anche in funzione della conoscenza delle diverse indagini coordinate sul territorio italiano ed Europol che ha evidenziato, attraverso l’analisi dei dati a sua disposizione, gli elementi investigativi di comune interesse.

Quali componenti della Squadra Investigativa Comune hanno partecipato alle indagini il Nucleo PEF – G.I.C.O di Lecce e lo SCICO della Guardia di Finanza, la Polizia dell’Attica –
Divisione Immigrazione – di Atene e la Polizia di Tirana, con la collaborazione dello SCIP (Ufficio dell’Esperto per la Sicurezza di Tirana) instaurando tra di loro, grazie a tale strumento di cooperazione internazionale, una costante, immediata e proficua collaborazione.

In Italia è stata emessa ordinanza di custodia cautelare in carcere su richiesta della Direzione Distrettuale Antimafia di Lecce ed analogo provvedimento coercitivo è stato disposto
in Albania su richiesta della S.P.A.K di Tirana a carico di 25 persone.

L’attività investigativa articolata in intercettazioni telefoniche, ambientali e telematiche, nonché numerose riprese video, puntualmente riscontrate da servizi di osservazione e
pedinamento svolti in Italia, Grecia ed Albania, ha consentito di individuare le rotte tracciate dai trafficanti di uomini e di delineare il ruolo di ciascun partecipe dell’organizzazione.

In particolare è emerso che uno dei due gruppi presenti in Italia era diretto dal cittadino iracheno R.A.Q. domiciliato nell’hinterland di Venezia e provvedeva al trasferimento nel territorio italiano ed europeo di migranti irregolari prevalentemente di etnia arabo-siriana. Essendo il capo, R.A.Q., disponeva di una estesa rete di collaboratori presenti in diversi paesi europei (tra cui la Grecia) e dal proprio domicilio coordinava il trasferimento dei migranti dalla Turchia in Italia e in altri Stati dell’Unione Europea.

Il secondo gruppo presente in Italia era diretto dal cittadino iracheno M.M. residente in Bari e provvedeva al recupero dei presunti scafisti nei pressi del luogo di approdo sulle coste
salentine, consentendo a questi ultimi di sottrarsi all’arresto agevolando il loro trasferimento in Grecia e la prosecuzione del viaggio sino al rientro in Turchia. Inoltre egli, unitamente ad altri provvedeva, altresì, a prestare attività di ausilio e supporto ai migranti giunti sul territorio salentino avviandoli verso le destinazioni finali.

Il terzo gruppo, presente in Albania e diretto dal cittadino siriano A.S., si occupava del trasferimento dei migranti giunti dalla Grecia nel paese delle Aquile, ove venivano imbarcati alla volta delle coste salentine;

Il quarto gruppo presente in Turchia era diretto dal cittadino iracheno R.A.A.R. e provvedeva al trasferimento dei migranti irregolari provenienti da Paesi del Medio Oriente a bordo di imbarcazioni dirette verso le coste salentine e calabresi.

L’analisi dei flussi migratori intercettati durante le indagini ha consentito di risalire al tragitto seguito dai migranti che, partiti dai paesi di origine, raggiungevano la Turchia e da lì intraprendevano il viaggio verso i paesi dell’Unione Europea.

Gli spostamenti avvenivano lungo due direttrici: via mare, con partenza delle imbarcazioni dalla costa turca, ovvero, dopo aver raggiunto i rispettivi paesi, dalla Grecia e dall’Albania e lungo la c.d. “rotta balcanica” attraversando i vari Paesi con il supporto di una fitta rete di sodali ivi presenti.

La cooperazione tra autorità giudiziarie e di polizia italiane, albanesi e greche ha consentito di acquisire numerose fonti di prova in ordine agli episodi criminosi ascritti ai vari partecipi.

Gli spostamenti ed i viaggi dei migranti sono stati costantemente monitorati dai finanzieri del Nucleo di polizia economico finanziaria di Lecce grazie al supporto dei mezzi in dotazione al Reparto Operativo Aeronavale di Bari della Guardia di Finanza in collaborazione con i velivoli di Frontex schierati in area di operazioni nel Canale d’Otranto.

Le indagini hanno consentito di appurare ben 30 episodi delittuosi, con l’accertamento dell’arrivo sul territorio nazionale di 1.120 migranti irregolari, la compiuta identificazione di nr. 26 presunti scafisti, 8 dei quali arrestati in flagranza di reato (3 in Italia e 5 in Albania), e la denuncia di 52 persone, che allo stato, risultano coinvolte negli illeciti traffici.

Si è altresì accertato che i migranti corrispondevano, su base fiduciaria, il prezzo del viaggio attraverso il cosiddetto sistema “Hawala” (detto metodo “Sarafi”): un vero e proprio
sistema bancario abusivo di trasferimento di valori, basato su una vasta rete di mediatori localizzati in varie parti del territorio U.E. ed extra-U.E.

Al riguardo, sono in corso attività perquisitorie sul territorio nazionale e greco presso presunte agenzie finanziarie ove risulterebbe depositato il denaro relativo al traffico illecito di
migranti.

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L’’usuraio di quartiere’, chi è e come si comporta: i dialoghi,13 gli arresti tra Bari e Bat

L’usuraio di quartiere

Il fenomeno dell’usuraio di quartiere si allarga e coinvolge diverse aree di Bari e Bat
Stiamo parlando di alcuni popolosi quartieri di Bari, da Japigia a San Pasquale, al San Paolo, dove l’ascesa dell’’usuraio di quartiere”’ è diventata una triste realtà. Ma il Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria della Guardia di Finanza estende il problema anche alla provincia della Bat, spiegando, anzi, che non si tratta di un fenomeno ‘localizzato”, ma di una esponenziale recrudescenza della questione che investe l’intera Regione.

La Guardia di Finanza scopre la coesistenza tra l’usura “di quartiere” e l’usura associativa e il welfare criminale di prossimità
Le indagini svolte dai finanzieri sui territori di Bari e Bat, hanno messo in luce la coesistenza tra la cosiddetta usura “di quartiere” e quella in forma associativa, entrambe comunque espressione di un “welfare criminale di prossimità”.

Che significa “welfare criminale di prossimità?”
Significa che un numero sempre maggiore di persone, dalle famiglie, agli imprenditori ai professionisti, oggi si rivolge al “cravattaio” (della porta accanto) per chiedere aiuto economico. Aiuto che viene sì elargito dall’usuraio di turno che, in prima persona o attraverso i propri familiari, tratta e gestisce i rapporti con le vittime, ad un prezzo altissimo per quest’ultimi.

I report sull’usura dell’Ufficio del Commissario straordinario del Governo
Dalla relazione annuale 2020 dell’Ufficio del Commissario straordinario del Governo per il coordinamento delle iniziative antiracket e antiusura, si è scoperto che le piccole e medie imprese, i lavoratori autonomi e i liberi professionisti con partita IVA, proprio a causa della sospensione prima e del successivo rallentamento delle loro attività, aggravate dalla pandemia, sono attualmente i più esposti all’usura.

‘Cravatte rosa’, l’indagine del PEF di Bari e della Procura svelano l’usura domestica a danno dei vicini di casa bisognosi
A confermare tale fenomeno il Nucleo PEF di Bari che ha eseguito un’ordinanza di misura cautelare personale – emessa dal G.I.P. del Tribunale di Bari, su richiesta della locale Procura della Repubblica – nei confronti di 13 soggetti, di cui 5 in carcere e 8 agli arresti domiciliari. Si tratta di uno strisciante tipo di usura definita “domestica”, messa in atto tra il 2011 e il 2020, nei popolosi quartieri di Japigia, San Pasquale e San Paolo di Bari, da donne appartenenti a 4 diversi nuclei familiari nei confronti dei loro vicini di casa. Le indagini sono state avviate dopo la coraggiosa denuncia, nel 2019, al Nucleo PEF di Bari, di un’anziana donna in gravi difficoltà economiche. L’attività investigativa dei Finanzieri del G.I.C.O. Bari, mediante le intercettazione telefoniche, i pedinamenti, le video-riprese, hanno permesso di ricostruire l’illecita attività, l’individuazione dei responsabili e delle altre vittime oltre l’anziana signora.

Il ‘modus operandi dell’usuraio della porta accanto’: il salto rata e la penale detta anche del ‘solo interesse’
L’attività d’usura, come è noto, prevede la restituzione – talvolta, anche, mediante il ricorso a violenze e minacce – della somma prestata ( entro una settimana a un massimo di 6 mesi) e con l’applicazione di tassi di interesse annui oltre il 5.000%. Inoltre, per i prestiti ottenuti vige la regola del ‘salto rata’, ovvero quando la vittima non è grado alla scadenza di pagare, è costretta a versare una penale denominata del ‘solo interesse’, ammontante al 50% della rata mensile prevista. Qual è la conseguenza? Che il debito residuo rimane inalterato e che i tempi di estinzione del prestito si allungano.

Chi sono le vittime dell’usura domestica?
Nella ‘morsa’ degli usurai, oltre alle famiglie, sono caduti impiegati, commessi ed operai, alcuni dei quali anche accaniti giocatori di bingo, lotto, slot machine e gratta e vinci, tanto che, in una circostanza, una delle vittime è stata costretta a vendere l’abitazione nella quale viveva. Nel corso dell’indagine è stato possibile accertare che una delle aguzzine – nonostante le misure restrittive imposte dall’ultimo “lockdown” – non ha esitato a recarsi presso l’abitazione della sua debitrice, con la forza e senza dispositivi di protezione, nonostante nella casa vi fosse un’anziana ammalata gravemente.

L’usura associativa
Ulteriori attività investigative – tuttora in corso – ha fatto emergere, sul territorio di Bari e Bat, diversi preoccupanti episodi criminali legati alla cosiddetta usura associativa, esercitata, perlopiù, da sodalizi criminali mediante vere e proprie ‘strutture organizzate’. Si tratta di concessione di prestiti a tassi di interesse elevatissimi nei confronti di commercianti, piccoli imprenditori e artigiani, bisognosi di immediata liquidità. Un modo, questo, con cui i clan, spesso si garantiscono ulteriori infiltrazioni nel tessuto economico sociale del territorio.

Le indagini del Nucleo PEF Bari e della Procura e la denuncia coraggiosa di un imprenditore
La complessa attività d’indagine (tuttora in corso) del Nucleo PEF Bari – coordinata dal Procuratore Roberto ROSSI – partita dalla denuncia di un imprenditore pugliese, a carico di 4 clan, aditi allo strozzinaggio, gravato da tassi di oltre il 1200%, ha consentito di ricostruire il ‘modus operandi’ utilizzato dai criminali. I clan, dopo aver prestato il denaro contanti all’imprenditore, ne hanno preteso l’immediata restituzione nella stessa forma o attraverso assegni bancari, senza indicare il beneficiario, o con assegni circolari all’ordine di persone a loro vicine.

Gli assegni privi dell’indicazione del beneficiario
L’assegno bancario privo dell’indicazione del beneficiario, di solito, viene ‘speso’ presso gli esercizi commerciali (generi alimentari, abbigliamento, ecc.) ad hoc ed intestato al titolare dell’attività che lo pone all’incasso. Per sviare le tracce di tale illecito flusso di denaro, in alcuni casi la restituzione delle somme chiama in causa anche i familiari delle vittime, attraverso l’emissione a proprio nome di assegni bancari o circolari.

Ognuno ha il proprio ruolo: gli intermediari, i beneficiari e le squadre punitive
Sono circa 90 le persone intercettate dai finanzieri, coinvolte nelle attività di usura, ciascuno con un ruolo e un incarico preciso all’interno dell’organizzazione criminale di appartenenza. Oltre ai vertici e agli esponenti di spicco dei clan, gli inquirenti hanno evidenziato diversi altri ruoli all’interno delle compagini criminali, dagli ‘intermediari’ (coloro che mettono in contatto gli usurati con i clan), ai beneficiari degli assegni circolari (persone vicine ai clan), a coloro che hanno riscosso gli interessi o hanno eseguito le ‘spedizioni punitive’ in caso di insolvenza o di ritardi nella restituzione delle somme e degli interessi.