Il caso Harvard e Trump
Il caso Harvard-Trump: una mia (spero severa) analisi dell’attacco all’autonomia universitaria e al clima di paura diffuso tra studenti e docenti americani.
Un vero e proprio colpo di mano. L’amministrazione di Donald Trump ha tentato di stroncare un diritto consolidato di Harvard: reclutare studenti stranieri. La giustificazione? Il campus sarebbe diventato un focolaio di “propaganda antiamericana e antisemitismo”. La reazione della giudice federale di Boston, Allison Burroughs, ha bloccato temporaneamente questa manovra. Ma la portata dell’attacco, e il suo significato più profondo, restano davvero inquietanti.
Giovedì scorso, il provvedimento è giunto senza preavviso. Harvard si è vista revocare un’autorizzazione che deteneva ininterrottamente da oltre settant’anni. La ministra per la Sicurezza interna, Kristi Noem — che ieri, per ironia della sorte, incontrava il ministro dell’Interno italiano, Piantedosi, a Roma — ha calcato la mano. Ha accusato Harvard persino di “collusione col Partito comunista cinese” e di dare spazio a “sostenitori del terrorismo”. Accuse gravi, che sembrano quasi pretestuose. Mi chiedo e chiedo,si può davvero credere che una delle più prestigiose accademie del mondo sia un covo di simili attività senza prove inconfutabili?
Le implicazioni del decreto Noem erano catastrofiche. Non solo bloccava le nuove iscrizioni. Ordinava a 6.800 studenti stranieri già nel campus di Cambridge di lasciare l’università o di tornare nei loro Paesi. Parliamo di un quarto del corpo studentesco, che in una facoltà come la Kennedy School of Government ,supera la metà e nella Business School un terzo. Un danno “immediato e irreparabile”, come ha riconosciuto la giudice Burroughs nella sua ordinanza. Una decisione che, per fortuna, ha evitato un esodo di massa.
Harvard, dal canto suo, non ha perso tempo. Ha presentato ricorso con urgenza. L’università ha dichiarato di aver fornito tutte le risposte richieste dal governo e ha etichettato l’attacco dell’amministrazione Trump come una “vendetta incostituzionale”. La motivazione? L’istituzione non si sarebbe “piegata a un tentativo di mettere sotto controllo la governance dell’università, i suoi programmi di studio e perfino le convinzioni ideologiche di studenti e docenti”.
“La Casa Bianca – secondo l’amministarzione – ha amplificato alcuni “limitati episodi di antisemitismo” accaduti nel campus. Harvard aveva già ammesso e corretto le proprie regole interne per prevenire simili situazioni. Ma il Governo Trump ha cercato di imporre cambiamenti “radicali” su procedure, programmi e criteri di selezione di studenti e docenti.
Il presidente della Harvard University, Alan Garber, che è ebreo, ha respinto ogni ingerenza. Questo non è solo un dibattito sulla sicurezza; è un assalto diretto all’indipendenza accademica e questo, NON VA BENE.
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