Commissione Antimafia Parlamentare
Un’analisi della Commissione parlamentare Antimafia rivela la presenza di candidati con accuse e condanne in vista delle amministrative di maggio, sollevando interrogativi sulla trasparenza politica.
Un’ombra sinistra si allunga sulle prossime elezioni amministrative del 25 e 26 maggio 2025. La Commissione parlamentare Antimafia ha pubblicato la sua lista di candidati ritenuti “impresentabili” secondo il codice di autoregolamentazione delle candidature. Il totale nazionale ammonta a 23 nominativi. Tra questi, emerge una situazione particolarmente complessa a Taranto, con cinque segnalazioni, a cui si aggiungono un caso a Matera e uno a Ortanova, nel foggiano. Curiosamente, per le elezioni di Genova, non risulta alcun candidato con questo “marchio”.
Nel capoluogo ionico, sotto la lente della commissione guidata da Chiara Colosimo, compaiono cinque figure: due donne e tre uomini, distribuiti in quattro dei sei schieramenti in competizione. Rossella Basile, candidata per la lista civica “Movimento Sportivo” a sostegno di Mirko Di Bello, è sotto processo per molteplici accuse di riciclaggio. Un procedimento di primo grado è in corso, con la prossima udienza fissata per ottobre 2025. Mimma Albano, invece, concorre per la lista civica “Noi Taranto”, a supporto di Francesco Tacente. Nei suoi confronti, è in atto un giudizio di primo grado per usura. Si presume abbia prestato 25.000 euro a un imprenditore, ricevendo in cambio 12 cambiali da 3.000 euro ciascuna, per un totale ipotizzato dalla procura di 36.000 euro.
C’è poi Antonio Damiano Milella, presente nella lista “Democrazia Cristiana” a sostegno del candidato sindaco di centrosinistra Piero Bitetti. È stato condannato a sei mesi di reclusione per turbata libertà degli incanti, con la sua posizione ora al vaglio della Corte d’Appello.
Dubbi su trasparenza e legalità nelle liste
La lista degli “impresentabili” tarantini si estende con due nomi in Forza Italia, a sostegno di Luca Lazzaro. Si tratta di Rosario Ungaro, rinviato a giudizio per corruzione e turbativa d’asta insieme a un ex dipendente dell’Asl ionica. Le indagini avrebbero svelato un accordo per l’assegnazione di una gara di fornitura di arredi e attrezzature per il reparto di oncologia dell’ospedale di Castellaneta, oltre all’affidamento di letti elettrici per diverse strutture dell’azienda sanitaria locale.
Il quinto candidato “bollato” dalla Commissione Antimafia è l’ex consigliere comunale Aldo Renna, anch’egli nelle fila di Forza Italia a sostegno di Lazzaro. Renna fu arrestato il 7 dicembre 2017 dai finanzieri. La contestazione riguardava l’aver intascato denaro per “aggiustare” un lodo arbitrale. Dopo un periodo in carcere, dove avrebbe confessato, Renna spiegò di aver agito per “stato di bisogno”. A luglio 2020, fu condannato in primo grado a tre anni e otto mesi per estorsione. Tuttavia, in secondo grado, la Corte d’Appello annullò la sentenza, sostenendo che il reato non fosse estorsione ma traffico di influenze, coinvolgendo nel processo anche la presunta vittima, Salvatore Micelli. La vicenda è tornata in udienza preliminare, con Renna e altri due imputati nuovamente rinviati a giudizio. Il procedimento pende ora dinanzi al Tribunale.
Su un totale di 828 candidati a Taranto, ben cinque non rispondono ai criteri dell’Antimafia. Un numero che desta preoccupazione, considerando che a livello nazionale la commissione ne ha esclusi undici in tutto. Quattro schieramenti risultano interessati da queste segnalazioni, con solo le liste di Annagrazia Angolano (Movimento 5 Stelle) e Mario Cito (At6) esenti da problematiche.
Situazioni simili altrove
Anche fuori dalla Puglia emergono situazioni analoghe. A Matera, figura Francesco Paolo Lafortezza, candidato per la lista “Io Sud”, imputato al tribunale di Lecce per il reato di frode informatica. Infine, a Ortanova, un comune nel foggiano, si registra la segnalazione di Francesco Russo, candidato per la lista “Con Di Stasio Sindaco”. Russo, in precedenza, aveva ricoperto la carica di assessore in una giunta comunale successivamente sciolta per infiltrazioni mafiose. Queste vicende sollevano, inevitabilmente, interrogativi sulla vigilanza e sui criteri di selezione delle candidature in vista delle consultazioni elettorali.
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