50enne muore in un centro massaggi di Bari
La Procura di Bari indaga sulla morte di un ingegnere in un centro massaggi, con ipotesi di sfruttamento della prostituzione. Emerge un possibile precedente.
Un’indagine scrupolosa sta interessando il quartiere Picone di Bari, dopo il decesso di un ingegnere 50enne, all’interno di un centro massaggi. La Procura barese sta procedendo con le ipotesi di reato di sfruttamento della prostituzione e morte come conseguenza di altro reato. Nel fascicolo, la titolare della struttura, una donna italiana di 50 anni, risulta indagata. La vicenda è ancora tutta da chiarire, ma gli inquirenti nutrono un forte sospetto: la morte dell’uomo potrebbe essere solo la punta dell’iceberg di un’attività illecita molto più estesa.
La tragica scoperta è avvenuta il 9 maggio scorso. Il professionista barese si era recato nel centro per un trattamento, ma dalla struttura è uscito senza vita, con una ferita lacero contusa dietro la testa. Immediatamente, dopo l’intervento dei soccorritori del 118 e dei Carabinieri, la Procura è stata allertata.
Il PM di turno, Savina Toscani , ha delegato i primi urgenti accertamenti. Pertanto, è stata disposta l’autopsia sul corpo del 50enne, il sequestro dei farmaci rinvenuti sul posto e dei telefoni dell’uomo. Gli accertamenti medico-legali, eseguiti presso il Policlinico dal professor Biagio Solarino, dovranno ora rivelare le precise cause del decesso, che al momento sembra essere avvenuto per infarto. L’ipotesi, ancora da confermare, è che l’evento sia collegato all’assunzione di farmaci e che la ferita sulla testa sia conseguenza di una caduta in seguito al malore improvviso
Indagando sulle circostanze del decesso, i Carabinieri, coordinati dalla PM Toscani che ha mantenuto il fascicolo, hanno scoperto elementi che suggeriscono la presenza di attività ben più complesse dietro la facciata del centro massaggi. È il contenuto delle chat telefoniche ad aver destato i forti sospetti degli investigatori.
La titolare della struttura è stata iscritta nel registro degli indagati come atto dovuto , per consentirle di nominare propri consulenti e partecipare agli accertamenti irripetibili disposti dalla Procura. Questi includono non solo l’autopsia, ma anche l’analisi approfondita dei dispositivi telefonici sequestrati.
Il caso del 9 maggio, inoltre, potrebbe non essere un episodio isolato. Qualche mese fa, nella stessa struttura, si sarebbe verificato un altro decesso, e anche su questo si sono accesi i fari della magistratura. Le indagini dovranno ora accertare con chiarezza la natura delle attività svolte all’interno del centro: oltre ai massaggi, si ipotizza un vero e proprio giro di prostituzione. Si cercherà anche di verificare quali prodotti venissero utilizzati, qualora le verifiche stabilissero una correlazione tra l’ultimo decesso e l’assunzione dei farmaci
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