Stefano de Carolis, il 49enne carabiniere, esperto nella tutela e salvaguardia del patrimonio culturale nazionale del MiBACT di Roma, si dice rammaricato per alcune inesattezze pubblicate da un giornale locale, circa il ritrovamento di un prezioso reperto storico. Il fatto risale allo scorso 19 Giugno, quando durante una visita presso l’Arcidiocesi di Zara, ha ritrovato, insieme a mons. Giovanni Amodio, nel vicino paese di Nona, una preziosa cassettina del XI sec., con all’interno una costola di Sant’Oronzo martire, proto-vescovo di Lecce. La scoperta è rilevante perché, oltre al valore storico, ha gettato luce sui misteri devozionali legati al Santo Vescovo di Lecce. L’aver scoperto che a Turi sarebbe giunta, da Zara, in occasione dell’anno giubilare oronziano e della festa patronale (11/27 agosto), ‘il cranio’ di un martire di nome Oronzo, conservato a Zara, vissuto e morto nel 250 d.C., creduto erroneamente, fino alla scoperta, una reliquia del proto-vescovo di Lecce (e patrono di Turi), dice tutto sull’eccezionalità dell’evento. Ora che è stata fatta chiarezza circa l’identità iconografica del Santo Patrono di Turi, e Vescovo di Lecce, ci sono altre novità: si tratta del ritrovamento di un documento, un ‘Acta martyrum’, conservato presso l’Istituto per l’Accademia Jugoslava delle scienze e delle Arti di Zara. «Gli ‘Acta’ – dice de Carolis – altro non sono che gli atti del processo con cui si esprimevano le ‘motivazioni’ per la condanna a morte del martire. Una scoperta rara. Che, tra l’altro, si presentava con una mini trattazione in lingua slava datata 1973, la cui traduzione dice testualmente: ‘Secondo l’iscrizione degli ultimi tempi sul dorso di legno dodici fratelli: ‘ Testa di Sant’Oronzo’, non è giustificato dire che è un culto di Sant’Oronzo Vescovo di Lecce in Puglia’. La precisazione è relativamente recente, in quanto risale al 1700 e fa chiaro riferimento alla scritta ‘Caput Sancti Orontii M.’ , posta sul retro della cassettina reliquiario conservata e catalogata, a Zara, proprio come ‘cassettina-reliquiario in argento dei dodici fratelli o San Oronzo M.’ Un fatto significativo – afferma de Carolis – poichè va a supporto a quanto descritto nella scheda redatta dall’archeologo, professore di Storia dell’Arte Altomedievale e Bizantina dell’Università di Zara, Nicola Jaksic. Un documento di grande valore, inviatoci con cortesia dalla chiesa di Zara. La scheda dell’autorevole cattedratico, dà ulteriore conferma al nostro ritrovamento: la cassettina-reliquiario di Nona, contiene effettivamente le ‘insigne’ reliquie del Santo Vescovo di Lecce, primo evangelizzatore martire di Puglia. Ultimamente – dice ancora de Carolis – siamo stati contattati da alcuni studiosi leccesi per organizzare, nei prossimi mesi a Turi, un convegno interprovinciale di studi, con la Curia Arcivescovile di Lecce. Questo è necessario – conclude – per meglio approfondire le ricerche fatte finora. E per chiarire gli aspetti storici e agiografici del Santo Oronzo Vescovo di Lecce. Siamo solo agli inizi di un percorso che porterà sicuramente ad altre scoperte che andranno ad arricchire la devozione dei fedeli.