«Buongiorno, parlo a nome di mio marito Giuseppe e della mia piccola Giulia, ma soprattutto parlo a nome della mia primogenita Giorgia. Un angelo volato in cielo a soli 14 anni per una improvvisa devastante MAV.» – Le parole di Gabriella Delle Maglie, all’interno del teatro Petruzzelli, in occasione della manifestazione sulla donazione degli organi, “Inno alla vita”, di sabato 7 luglio, hanno originato un’eco infinito. Infinito come l’atto di coraggio e di puro altruismo, che questi genitori, annientati dal dolore hanno deciso di mettere in atto, convertendo in speranza e vita, ciò che vita non è più. La donazione degli organi, “un gesto di civiltà e carità che sa guardare oltre la morte”. È stato detto questo e tanto altro dai numerosi ospiti, relatori ed esperti che hanno partecipato alla manifestazione. Un modo concreto per incoraggiare la cultura della donazione.Il ringraziamento va al Coordinamento regionale Trapianti del Policlinico di Bari, organizzatore dell’evento, a Michele Emiliano, ad Antonio Decaro e al Preside della Facoltà di Medicina UniBa, coordinatore regionale Trapianti, Loreto Gesualdo. I loro interventi sono stati lungimiranti e incisivi e hanno dato contezza, dati alla mano, di quanto la prassi a donare sia in crescita in Italia e in modo particolare in Puglia. Negli ultimi 25 anni i trapianti del rene sono stati 1500. Quelli di fegato, più complessi, per lo stesso periodo, 365. La tendenza, almeno in Puglia, è di donare da viventi. Infatti, da inizio anno, ci sono stati 12 trapianti di reni da vivente. L’ipotesi, da record, è di arrivare a 30 entro la fine dell’anno.Ma la riconoscenza va soprattutto a quei genitori, a quelle famiglie, che riescono, con uno slancio che supera la logica del dolore, a tramutare questo sentimento cieco e urlante, in pura trascendenza. La parola spetta innanzi tutto a loro, a Gabriella e suo marito Giuseppe Russo, testimoni di una vita che non c’è più, ma che continua in altri volti, sguardi, pensieri. «Ringraziamo per l’invito. – ha continuato mamma Gabriella – C’è stata data la possibilità di dare, con la nostra testimonianza, un contributo a questa campagna di sensibilizzazione. E con essa, c’è stata data anche l’opportunità di ricordare Giorgia. Una ragazza come tante e con tanti sogni nel cassetto. Insomma, un’adolescente con la voglia di vivere tipica degli adolescenti. il 3 marzo di quest’anno, tornata da scuola ha avvertito un forte improvviso mal di testa che in poco tempo l’ha portata alla morte. Una MAV le ha causato un’emorragia cerebrale e l’8 marzo Giorgia non c’era già più. Dopo la lettura del verbale di decesso della commissione legale del Policlinico di Bari, ci hanno prospettato la possibilità di poter donare i suoi organi. Istintivamente, io e Giuseppe, abbiamo risposto di sì. Un solo secondo per incrociare i nostri sguardi e per dare il nostro consenso. Era l’unica cosa da fare per dare senso a quello che un senso, nella nostra vita, non ha avuto: la perdita di una figlia in soli 5 minuti. Poi abbiamo pensato che altri sfortunati avrebbero potuto avere una chance in più per continuare a sperare. A vivere. Tanti sono i messaggi che ci sono arrivati per questo nostro gesto. Hanno detto che Giorgia su quel lettino era un inno alla vita e noi, intorno a lei, un inno all’amore vero. La morte di Giorgia per quanto inaccettabile, dura e difficile rimane un altissimo richiamo all’esistenza, quella vera. E all’amore. Una morte da ricordare. Un gesto forte, il nostro, che ci aiuta ogni giorno ad affrontare il quotidiano senza di lei. Nulla ci consola più di sapere che il suo cuore continua a battere. Abbiamo rispettato il comandamento di amare il prossimo come noi stessi. Un prossimo – ha concluso – in cui nostra figlia continua a vivere».