Donato Venerito lascia la Bcc di Conversano
Quando il curriculum non basta più: un’indagine per bancarotta e usura fa cadere le prime teste nella banca cooperativa.
E così, anche la presidenza della Bcc di Conversano ha visto un’uscita di scena piuttosto… forzata. Parliamo di Donato Venerito, 75 anni, una vera e propria istituzione per la banca, che per oltre vent’anni ne è stato, si dice, il “padrone incontrastato”. Fino a mercoledì sera, quando lui e il consigliere Michele D’Attoma, 63 anni, hanno dovuto salutare la compagnia. Il motivo? Beh, la Banca Centrale Europea (BCE) ha deciso che certi “requisiti di onorabilità”, come li chiamano loro, si erano persi per strada.
A quanto pare, la BCE, con la sua proverbiale attenzione, ha acceso i riflettori sulla Bcc dopo aver letto “notizie di stampa” – sì, avete capito bene, le stesse notizie che leggete anche voi. Queste “voci” riguardavano un’indagine, e una successiva richiesta di rinvio a giudizio, per accuse che suonano come musica stonata: concorso in bancarotta e usura bancaria. Un bel biglietto da visita, non c’è che dire.
Dietro a tutto questo c’è l’indagine del pm Lanfranco Marazia, che a novembre 2024 aveva puntato il dito anche sui figli dei due “illustri” dimissionari: Alessandro Venerito, 44 anni, e Orlando D’Attoma, 27 . Insieme a loro, sul banco degli accusati, anche l’ingegnere Orazio Nicola Trisolini, 61 anni, e l’imprenditore nocese Vito Fusillo. La GdF. che di queste cose se ne intende, ha fiutato qualcosa di strano: in cambio di un finanziamento della Bcc, con il quale Fusillo avrebbe dovuto comprare due immobili, l’imprenditore avrebbe ceduto a prezzo stracciato la masseria Del Monte di Conversano a una società agricola costituita proprio dai figli di Venerito e D’Attoma. Un affare, si direbbe, “troppo conveniente per essere vero”.
Queste operazioni, secondo l’accusa, avrebbero contribuito al dissesto doloso della Maiora di Fusillo, fallita nel settembre 2019. Un effetto domino che, curiosamente, avrebbe poi travolto anche la Banca Popolare di Bari. Sarà un caso?
Pensate che solo nell’aprile 2024, Venerito e D’Attoma erano stati riconfermati ai loro posti. Una sorta di “intoccabili”. Il ragioniere Venerito, in particolare, è stato direttore generale della Bcc fino al 2017, per poi tornare come consulente con un contratto d’oro. Dopo ben 49 anni in banca, di cui 32 trascorsi ai vertici, con “stipendi milionari” che la GdF ha passato ai raggi X, ora arriva il conto. Si parla di testimonianze di clienti costretti a pagare per ottenere finanziamenti e di un Consiglio di Amministrazione che sembrava “totalmente asservito” al direttore generale. Un quadretto idilliaco, insomma.
Certo, molti di questi episodi sono ormai troppo vecchi per finire sotto processo. Ma il fatto che Venerito, lo scorso anno, si fosse presentato all’assemblea dei soci con una “lista blindata” e un regolamento elettorale che rendeva “difficile presentare altre candidature”, lascia un po’ perplessi. L’assemblea, tenutasi da remoto e senza dibattito, sembra quasi la ciliegina sulla torta.
Ora la banca dovrà cooptare due nuovi consiglieri, e nel frattempo, la gestione dovrebbe passare al consigliere più anziano. Un cambio della guardia forzato, che speriamo porti un po’ di aria fresca in quella che, a volte, sembra più una dinastia che una cooperativa.
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