Delli Noci ‘imbarazza’ la Politica Pugliese
Tra chat compromettenti, cene di sushi e favori, un’indagine della Finanza scuote il Salento e il Consiglio regionale.
Sembrava una giornata come tante nelle aule di giustizia, ma il sipario si è alzato su uno spettacolo che sa di dejavu: l’ennesima inchiesta della Guardia di Finanza che svela un presunto intreccio tra politica e affari. Al centro della bufera, il politico salentino Alessandro Delli Noci, accusato, neanche a dirlo, di aver barattato il suo peso politico con favori e “aiutini” elettorali. Pare che qualche cena a base di sushi e qualche assunzione strategica non siano passate inosservate.
Gli interrogatori di rito sono terminati, ma il quadro che emerge è di quelli che fanno riflettere, o forse sorridere amaramente. Undici persone sotto la lente d’ingrandimento, tra Bari e Lecce. Si parla di riciclaggio, autoriciclaggio, e, ovviamente, di quella “disponibilità” quasi commovente che Delli Noci avrebbe mostrato verso l’imprenditore Alfredo Barone. Già, proprio Barone, l’uomo che secondo la Procura di Lecce sarebbe a capo di questa presunta associazione a delinquere. Le chat estratte dal suo cellulare, risalenti a “pochissimi giorni prima della notifica delle richieste di arresto”, dipingono un Delli Noci sempre pronto a esaudire i desideri dell’imprenditore. In pratica, una specie di “genio della lampada” con la delega politica.
Tra gli interrogati, alcuni hanno scelto la via del silenzio, avvalendosi della facoltà di non rispondere – una mossa classica per chi non vuole rischiare di inciampare sulle proprie parole. È il caso di Giovanni Rapanà, 64enne leccese, e degli imprenditori Michele Barba e Corrado Congedo, considerati dalla Procura semplici “prestanome”.
Curioso il destino di Luciano Ancora, 64 anni, di Galatina, ormai in pensione. Per lui, la Procura ha deciso di revocare la richiesta di misura cautelare. Forse il karma della pensione anticipata? Anche per Nicola Capone, 68 anni, ex responsabile dell’ufficio permessi di costruire del Comune di Lecce, la richiesta di domiciliari è stata revocata per via del suo status di pensionato.
E poi c’è lui, Delli Noci. Dopo aver iniziato a rispondere al GIP Angelo Zizzari, negando “categoricamente qualunque tipo di responsabilità penale”, di fronte alle scomode chat ha preferito avvalersi della facoltà di non rispondere. E, come un fulmine a ciel sereno, ha annunciato le sue dimissioni da ogni carica pubblica. Un gesto plateale. Un tentativo, si mormora, di far venir meno le “esigenze cautelari” e sfuggire all’arresto. Ma la Procura, rappresentata dai pm Massimiliano Carducci e Alessandro Prontera, sembra voler andare avanti, decisa a ottenere una pronuncia del GIP anche sui “gravi indizi di colpevolezza”.
Le chat di Barone, ora a disposizione delle difese, svelano richieste di favori di ogni genere. Persino Maurizio Laforgia, l’ingegnere barese accusato di essere il tramite di queste attività, avrebbe ricevuto richieste bizzarre, come un intervento sull’Acquedotto Pugliese per sbloccare un allaccio. Laforgia, nel suo lungo interrogatorio, ha dichiarato di non averci guadagnato nulla e di aver solo “facilitato” i rapporti. Insomma, un “facilitatore” di buone intenzioni, a quanto pare.
A valle di tutto ciò, la Procura ha chiesto un arresto in carcere (per Barone), cinque ai domiciliari e tre interdizioni. Ora la palla passa al GIP. Che il gioco abbia inizio.
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