Senatore Rapani sul Decreto Sicurezza
Un’imponente ondata di assunzioni nelle forze dell’ordine e misure tangibili per la protezione di cittadini e lavoratori. Questa è la visione di Stato che il senatore Ernesto Rapani (FdI) ha energicamente difeso in Aula, durante la discussione sul pacchetto sicurezza. Rapani non usa mezzi termini quando rivendica i numeri dell’impegno del governo Meloni: “25.112 agenti già assunti, con altri 11.187 in arrivo entro il 31 dicembre 2025, per un totale che supera le 36.000 unità”. Cifre che, secondo il senatore, parlano da sole e dimostrano un impegno concreto che va ben oltre le promesse.
Come sottolinea Rapani, “È questo il senso dello Stato che vogliamo: più uomini in divisa, più tutele per chi rischia la vita ogni giorno per il bene del Paese”. Un’affermazione che enfatizza il valore di chi serve la nazione e il riconoscimento del loro ruolo cruciale. Rapani tiene a ricordare anche un dettaglio non da poco: “questo esecutivo è il primo ad aver rinnovato il contratto delle forze dell’ordine dopo cinquant’anni”.
Un passaggio che, per il senatore, “segna il confine tra due visioni politiche incompatibili: da una parte chi agisce, dall’altra chi fa solo propaganda”. Rapani non risparmia critiche: “Abbiamo assistito a una raffica di emendamenti da parte del centrosinistra, tutti respinti perché privi di senso pratico. Si insiste su una retorica fuori tempo, mentre noi interveniamo davvero per tutelare i cittadini”.
Nel suo appassionato intervento, Rapani ha delineato una linea governativa chiara e inequivocabile: “tutela della proprietà privata, rispetto delle regole, pene certe, e un’attenzione concreta verso le categorie più deboli, a partire dagli anziani”. Il senatore contrappone questa chiarezza all’ambiguità di chi, pur dichiarandosi paladino dei più fragili, “non ha mai proposto nulla di strutturato”.
Rapani lancia una provocazione diretta alle opposizioni: “Qualcuno parla di punizione della povertà, ma io mi chiedo: perché, se siete davvero di sinistra, non avete mai presentato un progetto di edilizia residenziale pubblica? Perché non avete mai elaborato un piano PEP, di edilizia economica popolare?”. Il senatore evidenzia una data significativa: “Si tratta di misure che risalgono al 1942, quando ancora si parlava di vera tutela sociale”. Un richiamo forte al passato per criticare l’immobilismo del presente.
Secondo il senatore Rapani, le misure del pacchetto sicurezza “rispondono alla necessità di affrontare con serietà comportamenti che mettono a rischio servizi essenziali e vite umane”. Il senatore attacca le opposizioni: “criticano l’introduzione di pene per chi interrompe un pubblico servizio o blocca strade e ferrovie, ma dimenticano le conseguenze concrete di questi gesti”. E qui Rapani ricorre a esempi incisivi: “Provate a immaginare un’ambulanza che deve raggiungere un pronto soccorso con un malato grave a bordo e resta bloccata nel traffico. Purtroppo rischia di morire. Chi lo paga? Nessuno”. E prosegue: “Pensate a un giovane che deve sostenere un concorso, prende un treno, trova un blocco e non arriva in orario. Chi lo paga? Nessuno. Invece, d’ora in poi chi sbaglia paga. Chi si assume determinate responsabilità è giusto che debba pagare”.
Non è mancato un riferimento al “silenzio, ritenuto eloquente,” mantenuto da alcuni esponenti della sinistra dopo le offese verbali rivolte alla presidente del Consiglio. Per il senatore Rapani, “Nessuna parola di condanna per un ‘educatore’ che ha pronunciato gravi affermazioni contro la Presidente Giorgia Meloni. Né un gesto di solidarietà nei suoi confronti. Un silenzio pesante, che conferma ancora una volta la distanza tra chi difende le istituzioni e chi preferisce voltarsi dall’altra parte”. Un’analisi politica che ribadisce la distanza tra le posizioni in campo.
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