Bari ostaggio della malamovida
Mentre l’Umbertino è ancora teatro di cori provocatori e disturbo, nel cuore della movida bande di minorenni seminano il panico tra i turisti, lanciando l’ennesimo, inquietante allarme sulla gestione della sicurezza urbana.
Ancora una volta, la movida barese si trasforma in un incubo per i residenti e in comportamenti inaccettabili. L’Umbertino, già martoriato da settimane di incontri inconcludenti tra istituzioni, esercenti e cittadini, è stato nuovamente epicentro di una notte di caos. All’1:48 di domenica, la “solita” invasione di centinaia di persone ha costretto gli abitanti a subire l’ennesima notte insonne.
Ma la provocazione ha raggiunto un nuovo livello quando alcuni avventori, accorgendosi dei residenti intenti a documentare la situazione insostenibile, hanno intonato in coro una vergognosa sfida, “Se non buttate l’acqua, noi non ce ne andiamo”.
Un chiaro e beffardo riferimento ai tentativi disperati, avvenuti nelle notti precedenti, di arginare il frastuono con secchiate d’acqua dai balconi. E le forze dell’ordine? Presenti, sì, ma inspiegabilmente concentrate sul lungomare, lasciando la zona più critica in balia di questa pseudo festa.
L’avvocato Mauro Gargano, voce del Comitato per la salvaguardia dell’Umbertino, non usa mezzi termini, “Non mi sembra proprio che vada tutto bene oppure si sia di fronte a episodi isolati alla serate di San Nicola”. La sua è una denuncia accorata verso l’inefficacia delle promesse e dei regolamenti. Dove sono finiti i tanto decantati “Noise Ambassador”, la security, le telecamere in rete previsti dal codice di autoregolamentazione sottoscritto mesi fa?
La somministrazione di alcol dopo la mezzanotte continua indisturbata, nonostante le sanzioni previste. E la domanda sorge spontanea: chi risponderà, un giorno, per la lesione dei diritti costituzionalmente garantiti dei cittadini? La prospettiva di azioni legali contro l’amministrazione comunale si fa sempre più concreta, di fronte a un’inerzia che appare complice.
Le proposte avanzate dal Comitato, come la delocalizzazione della movida in aree più idonee come piazza Umberto, la Fiera del Levante o la pineta di San Francesco, sembrano cadere nel vuoto. L’idea di una “deregulation” dei tavolini o di un “villaggio della movida” in Largo Giannella appaiono come palliativi insufficienti e, nel secondo caso, addirittura controproducenti, concentrando ulteriormente l’assembramento nel quartiere.
Il sindaco Leccese, pur mostrando cautela verso nuove ordinanze restrittive, annuncia un imminente “summit”. Ma basteranno altri incontri a placare l’esasperazione di chi vive quotidianamente questo inferno sonoro e comportamentale? La presentazione di una bozza di regolamento a fine giugno suona come una beffa per chi chiede interventi immediati e concreti.
Ma le inquietudini non si limitano all’Umbertino. Un altro, gravissimo, fronte si apre nel cuore pulsante della città, precisamente in via Argiro. Qui, una baby gang senza scrupoli, descritta come proveniente dai quartieri più difficili, si diverte a terrorizzare i turisti. Il loro “gioco”? Rubare pane dai ristoranti per poi lanciarlo, insieme a monetine, contro i passanti attoniti e impauriti. Un’escalation di teppismo che non si ferma al lancio di cibo, ma sconfina in atti di bullismo, minacce e insulti, culminando persino nel furto di cellulari gettati poi nelle fontane. Gesti di una violenza gratuita e di una protervia che lasciano sgomenti.
Questi giovanissimi delinquenti, con un curriculum di piccoli reati e cattive compagnie, si muovono in branco, alimentando un senso di impunità e onnipotenza. Ogni fine settimana, la città assiste alla loro migrazione verso i luoghi della movida, seguendo i ritmi della “Bari da bere”. Una “mala gioventù” che sembra ribellarsi a qualsiasi regola sociale e morale, assumendo comportamenti penalmente rilevanti sotto gli occhi, forse troppo spesso distratti, di chi dovrebbe garantire la sicurezza.
L’identikit tracciato è allarmante: gruppi di una decina di giovanissimi, tra i 13 e i 18 anni, violenti, aggressivi e con un ghigno beffardo stampato in faccia. Coltivano il mito di figure criminali, emulando i protagonisti di romanzi che raccontano la malavita giovanile.
La domanda è: cosa intendono fare le istituzioni di fronte a questa doppia emergenza? Come si pensa di conciliare il diritto al divertimento con il diritto al riposo e alla sicurezza dei cittadini e dei turisti? I “summit” e i regolamenti rimarranno sterili esercizi di retorica se non saranno accompagnati da azioni concrete e da un controllo del territorio efficace e costante. Bari non può continuare a essere ostaggio della notte, preda di schiamazzi molesti e di baby gang violente che sfidano impunemente le regole e il buon senso.
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