Si difende così Celestino Troia, il falegname 50enne, accusato di aver ucciso con un fendente al torace, giovedì sera, Giovanni Di Vito, 28enne, padre di un bambino di 5 anni. Una banalissima lite scoppiata per il mancato rispetto di una precedenza, degenerata prima in un alterco, poi conclusasi in tragedia.
“Non l’ho neppure toccato”, grida il falegname al Pm, insistendo sulla sua innocenza ed estraneità ai fatti. Secondo le prime testimonianze e le indagini avviate dai poliziotti della Squadra mobile di Bari e del commissariato di Andria, guidati dal dirigente Emanuele Bonato e dal vice questore Gerardo Di Nunno, la lite sarebbe effettivamente avvenuta per una mancata precedenza nei pressi della rotatoria di via Puccini.
Si parla di un alterco provocato dalla stessa vittima, Giovanni Di Vito che avrebbe “obbligato” il falegname a fermarsi e a scendere dalla sua Mercedes per chiarire quello che lui riteneva un “oltraggio”. Inizialmente i due si sarebbero affrontati alzando solo la voce, la terribile reazione, invece, sarebbe avvenuta in seguito ai pugni sferrati dal giovane, contro l’auto del falegname.
Ancora in corso le ricerche per stabilire l’arma che ha reciso di netto l’aorta del ragazzo, provocandone la morte. Non è ancora certo, infatti, che si tratti di un coltello, si parla in ogni caso di un “oggetto appuntito”. Il corpo del ragazzo si trova, attualmente, presso l’Istituto di Medicina legale di Bari, in attesa dell’esame autoptico. Esame che chiarirà, insieme all’auto e agli indumenti del falegname, macchiati del sangue della vittima, diversi aspetti circa la dinamica dell’aggressione e le responsabilità del presunto omicida.