Da una (amara) riflessione dell’ex consigliere regionale Mario Conca
Ah, la Puglia! Terra di sole, mare e… di un potere che, come la bellezza di Sciascia, “non serve a nulla se non è riconosciuto”. Peccato che, da queste parti, la firma vera sia sempre la stessa, anche quando non c’è. Parliamo, ovviamente, della ‘firma morale di Michele Emiliano‘, il nostro grande regista di un sistema dove tutto si muove per suo impulso, ma nulla può mai ricondursi ufficialmente a lui. Un po’ come nel medioevo politico, dove vassalli e valvassori agiscono diligentemente in nome del loro feudatario, come suggerisce Conca.
E a proposito di firme e poteri occulti, ecco l’ultima perla: il GIP di Bari ha archiviato la querela che Antonio Vasile, presidente di Aeroporti di Puglia, aveva presentato contro Mario Conca. Conca, ex consigliere regionale e voce spesso critica nel panorama politico pugliese, aveva usato parole forti nel suo post del 12 luglio 2022, intitolato “La Piovra Pugliese”. Il motivo dell’archiviazione? Semplice, si trattava di “legittima critica politica”, come stabilito dal Giudice. Una vittoria della verità, si direbbe, se non fosse per un dettaglio un po’ amaro: per lo stesso identico post, con le stesse identiche parole, Conca è ancora sotto processo. Indovinate chi è il querelante? Nientemeno che Michele Emiliano in persona
Qui si aprono scenari degni di un racconto giallo. Perché questa clamorosa disparità di trattamento? Conca si chiede: come mai un post viene archiviato quando riguarda il “nominato” (Vasile), ma porta al processo quando tocca il “nominante” (Emiliano)? La risposta, secondo Mario Conca, è sotto gli occhi di tutti e ha il profumo della carriera giudiziaria: Emiliano è un magistrato in aspettativa, presidente della Regione da dieci anni, ex sindaco di Bari per altri dieci, e – udite udite – “padre padrone di un sistema di potere clientelare che non ammette critiche”. Conca la definisce “un’accusa pesante, che solleva interrogativi sulla serenità del giudizio in certe aule di tribunale”.
Proprio per questa disparità, all’udienza predibattimentale del 26 maggio, Conca ha chiesto la rimessione del processo ad altra sede per “legittimo sospetto” ai sensi dell’articolo 11 del codice di procedura penale. Già, perché come afferma Conca, “quando un magistrato in aspettativa denuncia nella procura dove ha lavorato e dove ha costruito legami, non si può parlare di serenità di giudizio”. L’ex consigliere la considera non solo una questione di opportunità, ma quasi “un sapore di irriguardoso nei confronti degli ex colleghi e un tantino imbarazzante per l’intero sistema giudiziario”. Conca lo paragona a quella riforma che tenta di distinguere le carriere tra PM e giudici per evitare legami strutturali. Peccato che qui, “i legami, pare, durino, resistano e producano effetti anche dopo la quiescenza”.
Ma c’è di più, signore e signori! La difesa legale di Vasile? Pagata con i soldi di Aeroporti di Puglia, una società pubblica. E qui l’ironia della sorte: Conca tiene a precisare che non attaccava affatto Aeroporti di Puglia nel suo post, anzi, “lo difendevo, come ho sempre fatto!”. Per questo, si profila un esposto alla Corte dei Conti per valutare un possibile danno erariale.
Insomma, per Conca, Vasile “è un uomo di Emiliano. Emiliano è il plenipotenziario”. Un’affermazione che dipinge un quadro di strette relazioni di potere. Ma a quanto pare, Mario Conca ha chiarito di non avere intenzione di tacere né di lasciarsi intimidire, convinto che “la verità, anche quando dà fastidio, non sia un reato”. Per lui, “È un dovere”. Un dovere scomodo, a quanto pare, per alcuni, ma essenziale per la chiarezza e la trasparenza nella vita pubblica.