Si chiama “Nectome” la nuova startup americana che secondo Sam Altman, co-fondatore di YCombinator, dietro congruo pagamento, garantirebbe la vita eterna. Un progetto complicato quanto arduo, ma con una ventina di persone già in lista, pronte a sperimentarlo. La Startup prevede la crioconservazione del cervello e, dopo un’immersione nell’aldeide, la sua riduzione a lastra ghiacciata “vetrosa”. Ciò impedirebbe il disfacimento delle preziose cellule neuronali e soprattutto delle loro capacità funzionali. La particolarità del progetto è che tutti i “dati” contenuti nel cervello verrebbero ibernati, digitalizzati e conservati in un cloud per essere “risvegliati” nel futuro. Insomma, il nostro cervello, le nostre connessioni neurali, praticamente, trasformate in un file digitale. Fantascienza? No. Una realtà, eticamente forse discutibile, ma con cui presto, probabilmente, dovremo fare i conti. E le somme da tirare sono davvero tante. La prima in assoluto è che il procedimento per andare a buon fine deve cominciare quando il cervello è ancora vitale o al massimo minuti o secondi dopo la morte. Dunque, per accedere a “Nectome” è necessario morire. Proprio per questo si parla di utilizzare il processo in quei casi di eutanasia o suicidio assistito. Tanto che alcuni Stati, dove ciò è consentito, si stanno già attrezzando. Infatti dopo la sperimentazione avvenuta con esito positivo sul cervello di un maiale, si è passati, con altrettanto successo, a trattare quello di una donna morta da pochi minuti. Questo ha necessariamente portato i finanziatori a incrementare le loro sponsorizzazioni. Del resto un file digitale dei nostri ricordi, sensazioni, fantasie, emozioni, conservato in una “cartella”, visualizzabile insieme ad altre sulla schermata di un pc, pronte per tornare in vita, vale o no molto più di una camionata dollari?