Truffa Crosetto: Indagini della Procura di Milano su rete internazionale di truffatori. Sotto la lente 2 persone

Truffa Crosetto

 

La Procura di Milano ha avviato un’indagine su una sofisticata rete di truffatori che ha utilizzato il nome del ministro della Difesa, Guido Crosetto, per estorcere ingenti somme di denaro a imprenditori di spicco italiani. La frode, che ha preso di mira alcuni dei più noti professionisti e industriali del Paese, si è basata su richieste di riscatto fittizie per il presunto salvataggio di giornalisti rapiti in Medio Oriente. Solo in un caso, i truffatori sono riusciti a superare le misure difensive degli obiettivi, grazie all’astuzia e alla manipolazione psicologica.

L’episodio più rilevante riguarda Massimo Moratti, noto imprenditore nel panorama economico italiano, che è stato ingannato e ha trasferito quasi un milione di euro su conti bancari olandesi. Tuttavia, grazie all’efficace intervento della Procura e dei carabinieri del Nucleo Investigativo, il denaro è stato rapidamente rintracciato e bloccato. I titolari dei conti olandesi, due stranieri, sono ora sotto indagine, con il sospetto che possano essere prestanomi utilizzati dalla mente dietro la truffa.

Le indagini sono guidate dal Procuratore Marcello Viola e dal PM Giovanni Tarzia, che lavorano a stretto contatto con le forze dell’ordine per smascherare l’intera rete. Tra le vittime che hanno ricevuto le chiamate false si annoverano anche personaggi come Marco Tronchetti Provera, Diego Della Valle, Patrizio Bertelli, Gaetano Caltagirone, e Giorgio Armani. Diverse famiglie influenti, tra cui Del Vecchio, Beretta, Aleotti e Caprotti, sono state bersagliate, ma hanno prontamente denunciato i tentativi di frode alle autorità.

“L’intervento tempestivo del ministro Crosetto è stato fondamentale”, ha dichiarato Moratti, esprimendo gratitudine per l’efficienza dimostrata dalla Procura e dai carabinieri. “La denuncia immediata ha facilitato la soluzione del caso”, ha aggiunto, lodando la professionalità degli inquirenti.

La strategia dei truffatori prevedeva l’uso di numeri di telefono clonati e sistemi informatici avanzati per simulare chiamate provenienti dagli uffici ministeriali. Le richieste di denaro erano presentate come urgenti “questioni di sicurezza nazionale”, con la promessa di restituzione una volta risolto il presunto rapimento.

Le autorità continuano a indagare sui conti bancari olandesi, già sotto osservazione fin dall’inizio delle indagini, per verificare se siano stati utilizzati per altre operazioni fraudolente.

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Anna Caprioli

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