Anche quest’anno il centro storico della nostra città si animerà delle “Notti Sacre”, l’atteso appuntamento settembrino, organizzato dall’Arcidiocesi di Bari-Bitonto, in collaborazione con l’Auditorium Diocesano Vallisa, l’associazione Vallisa Cultura Onlus e Aqp Water Academy.
Un evento che fa parte del programma “Mediterraneo Frontiera di Pace” e che ha come tema “L’acqua risorsa di fraternità”. Un modo per approfondire tematiche cruciali come l’immigrazione via mare e l’accoglienza, ma anche un’attenta riflessione su un uso più consapevole e rispettoso dell’acqua. 22 Chiese, dalla giornata odierna, fino a domenica 29 settembre, ospiteranno orchestre e mostre di noti artisti pugliesi e stranieri. Per i visitatori un tuffo straordinario nella cultura e nell’arte.
Proprio stasera, alle 22, verrà proiettato, sulla facciata della Cattedrale, un video “novità”, che ha come protagonisti l’acqua, il “suono” dell’acqua, la pittura e una installazione scultorea. Una settimana, dunque, all’insegna della bellezza e della cultura, da sempre fonte di ispirazione al bene e “luogo” di incontro per l’intera umanità.
Tra gli eventi in programma, presso il Succorpo della Cattedrale, la mostra “Mediterraneo” dello scultore barese Michele Di Pinto. Una serie di installazioni realizzate in acciaio, elemento poco duttile, ma che l’esperienza e l’estro del maestro hanno trasformato in materia straordinariamente malleabile. Capolavori di evanescenza, solo in apparenza fragili, dal contenuto espressivo forte e indissolubile come la materia da cui provengono.
“L’allestimento – spiega Di Pinto – è stato molto impegnativo per la delicatezza e, se vogliamo, la fragilità del sito stesso, che risale all’epoca dell’arte paleocristiana. Tutto è nato dall’incontro con don Antonio Parisi, promotore di Notti Sacre che avevo incontrato nella Chiesa della Madonna del Principio di Adelfia, per una personale che aveva come tema la violenza sui bambini. Quell’incontro ha messo le basi a questo evento, che come sappiamo ha a cuore l’immigrazione e la pace nel Mediterraneo”.
“Mi sono sentito subito coinvolto – continua lo scultore – perché sin da ragazzo ho concepito la mia terra come frontiera di accoglienza e apertura e come ponte per le diverse culture. Così come il ricordo delle nostre storie di immigrazione – conclude – non mi ha mai abbandonato. Il pensiero va infatti a tutti coloro che nel tempo hanno lasciato il nostro Paese per cercare altrove un posto dove costruire la loro nuova identità. Lasciando dietro se stessi un filo rosso saldamente ancorato alle origini. Oggi traccia per le nuove generazioni”.