Maud Stevens Wagner (1877-1961) è stata una circense statunitense, prima artista tatuatrice di sesso femminile conosciuta negli Stati Uniti ad esercitare una professione fino ad allora esclusivamente maschile. Tra la metà del 19° secolo fino ai primi decenni del 20°, negli Stati Uniti sono molto apprezzati gli spettacoli circensi dove si esibiscono i cosiddetti “fenomeni da baraccone”, non solo sfortunati individui affetti da appariscenti malformazioni, ma anche, ad esempio, personaggi con il corpo pieno di piercing o tatuaggi. Uno scenario propizio per Maud che, ancora bambina, diventa un’acrobata e contorsionista attiva in numerosi circhi itineranti. Durante uno dei suoi viaggi, nel 1904, alla Louisiana Purchase Exposition (Fiera Mondiale di St. Louis) conosce Gus Wagner, un artista di tatuaggi che si autodefinisce come “l’uomo più artisticamente segnato in America”: il “Globetrotter Tatuato” è uno degli ultimi artisti che lavora solo a mano, usando ago e inchiostro. Scambia un appuntamento con lui per una lezione di tatuaggio; oltre a darle lezioni, Stevens la copre di tatuaggi, tanto che in breve tempo ogni centimetro del suo corpo, fino al collo, è decorato da artistici disegni in bianco e nero, che rendono la donna un classico “fenomeno da baraccone”. Non occorreva più che eseguisse esercizi acrobatici, bastava che mettesse in mostra i suoi tatuaggi, in un’epoca in cui anche la vista di una caviglia femminile era motivo di scandalo. Secondo l’antropologa Margo DeMello, autrice del libro “Inked: Tattoos and Body Art Around the World”, i tatuaggi di Maud seguivano la moda dell’epoca: simboli patriottici, scimmie, farfalle, leoni, cavalli, serpenti, alberi, donne, oltre che il suo nome, tatuato sul braccio sinistro. Molti anni dopo i due si sposano e continuano a lavorare insieme rimanendo sempre fedeli alla tecnica manuale, malgrado le macchine elettriche fossero ormai diffuse fra tutti i colleghi. I Wagner hanno una figlia, Lovetta, che segue le orme dei genitori. La madre non permette mai a suo marito di decorare il corpo della figlia (anche dopo la sua morte mantiene il proposito di non autorizzare nessuno a farle dei tatuaggi, per rispetto all’arte e alla memoria del padre). Ben presto, la coppia lascia la vita circense e comincia a viaggiare preferendo lavorare sia come artisti di tatuaggi sia come “attrazioni tatuate” nelle località di villeggiatura, nelle fiere di contea e nei parchi di divertimento o esibirsi in circuiti più ridotti, come le sale dei vaudeville. In questo modo riescono a diffondere l’arte del tatuaggio anche in piccole località dell’entroterra, dove era certamente meno conosciuta rispetto alle località costiere. Maud non ha certamente inventato la pratica del tatuaggio, né ha mai preteso di averlo fatto. Tuttavia, il suo corpo e il suo lavoro hanno contribuito a spianare la strada a tutte quelle donne che hanno voluto, e vogliono dimostrare, anche solo con un semplice tatuaggio, di essere padrone del proprio corpo. Emblematiche le sue stesse parole: “In un’epoca in cui vedere la caviglia di una donna è ancora uno scandalo, ho deciso senza alcuna esitazione di mostrare il mio corpo, colmo di tatuaggi. Dopotutto, ho sempre fatto la contorsionista e quindi ci ho fatto l’abitudine al fatto che il mio corpo sia un’attrazione, uno spettacolo per gli avventori del circo. E così ho lasciato che la mia pelle diventasse una tela, un intricato collage di fiori, leoni, farfalle, scimmie. E ho voluto in bella vista, su un braccio, il mio nome, per ricordarlo a tutti. Nel corso degli anni l’ago ha impresso visioni e ricordi, e li ha resi indelebili non solo nella mente ma anche nella carne. E io, a mia volta, ho sentito il desiderio di imparare a tatuare per saper lasciare sugli altri tracce visibili della loro esistenza. Il mio corpo tatuato è diventato così un racconto, un susseguirsi di immagini, e ho lasciato che tutti gli spettatori del circo lo vedessero. In tutto questo tempo, però, ho voluto che fosse sempre e solo mio marito a tatuarmi. In questo, posso definirmi una donna tradizionalista”.