ITINERARIO EBRAICO – August Landmesser, la potenza di un gesto

M.T. Radogna esperta in ebraismo e didattica della Shoah

È il 13 giugno 1936 nella città di Amburgo. L’occasione è data dall’inaugurazione del varo della nave scuola della marina militare tedesca, la “Horst Wessel”. Il molo è parato  a festa, poiché all’evento partecipa il Fuhrer in  persona. Tra la foresta di braccia tese al saluto spicca un gesto di un operaio che se ne resta a braccia conserte, ripiegate nell’ostinazione di un rifiuto inconsueto e pericoloso. Il gesto infatti non sfugge agli zelanti fotografi della Gestapo, che lo immortalano, con le conseguenze inevitabili che non è difficile immaginare. Il nome di quell’uomo è August Landmesser. Iscrittosi nel 1931 al partito Nazionalsocialista, più per bisogno che per convinzione, giacché sperava di trarne vantaggio per ottenere un lavoro, ne venne scacciato nel 1935, quando espresse la proprio volontà di sposare Irma Eckler, la giovane donna ebrea di cui si era innamorato. Nel 1935, infatti erano state promulgate le “leggi della salvaguardia della razza” a Norimberga, e così August venne espulso, perdendo i propri privilegi,  persino quello di dare il proprio cognome a sua figlia Ingrid che sarebbe nata nell’ottobre dello stesso anno. Si comprende bene, quindi, il perché della risolutezza di Landmesser nel negare il suo braccio all’onda di saluti al Fuhrer quella mattina d’estate del ‘36. Stufo del clima  creatosi e preoccupato per la famiglia, August, infatti, cerca di lì a poco di riparare in Danimarca con Irma e Ingrid, ma viene arrestato con l’accusa di avere inquinato la razza ariana e, dopo essere stato liberato, gli viene  ordinato di lasciare la sua compagna, nel frattempo  di nuovo incinta.
Landmesser si rifiuta nuovamente di sottostare  agli ordini impartiti, viene arrestato e tradotto nel campo di concentramento di Borgemoor. Irma viene rinchiusa invece in un carcere femminile dove dà alla luce Irene, la seconda figlia. La Eckler, alla quale vengono strappate le sue bambine, con grave ripercussione per la sua salute mentale, girerà dunque per vari campi di concentramento, da quello di Fuhlsbüttel ad Amburgo, passando per i campi femminili di Oranienburg e Ravensbrück. Si suppone che alla fine ella sia deceduta il 28 aprile del 1942 nell’istituto sanitario di Bernburg, dove i medici nazisti praticavano l’eutanasia sui malati mentali. Ad August, non toccherà sorte migliore, dal momento che scarcerato il 19 gennaio 1941 e assegnato ai lavori forzati, nel febbraio del 1944, a causa della penuria di uomini abili alle armi, verrà arruolato nella Wehrmacht e assegnato al 19º Battaglione penale di fanteria della famigerata Strafdivision 999, per poi infine essere dichiarato disperso in combattimento nel corso di una missione operativa a Stagno in Croazia. Solo nel 1951 a titolo simbolico il senato di Amburgo unisce in matrimonio August ed Irma riconoscendo finalmente alle loro figlie, Ingrid e Irene  il cognome del padre. Questa storia sta a rammentare che giusto non è colui che compie atti sovrumani, ma colui che salva la dignità umana ascoltando la propria coscienza e traducendola in atti di responsabilità  personale, perché a ogni uomo è data la possibilità di scegliere da che parte stare. E il gesto di August, immortalato in questa foto,  ce lo dimostra oltre ogni dire (e fa da contraltare a ben altro di cui è possibile oggi leggere su molte testate. Ma quella è tutt’altra storia.)

 

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Foto dell'autore

Maria Teresa Radogna

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