È partito uno studio sperimentale, noto come “alimentazione a tempo limitato”, con lo scopo di ridurre l’eccesso di grasso corporeo. L’idea nasce dall’assunto conclamato che malattie croniche, come diabete, disturbi cardiovascolari e cancro, siano strettamente legate all’eccesso di peso. Per questa ragione, nel tempo, sono state avviate una serie di campagne di salute pubblica per ridurre l’indice di massa corporea in coloro che sono in sovrappeso. Di sicuro, la quotidianità, con tutti i suoi eccessi, limiti, contraddizioni e tentazioni, non aiuta a praticare alcun tipo di impegno o proponimento “dietetico”. Ci ha pensato un team di ricercatori dell’Università inglese del Surrey, con uno studio pilota, durato circa 10 settimane, improntato su – una forma di digiuno intermittente – che sembrerebbe aver dato buoni risultati. La ricerca ha impegnato diverse persone divise in 2 gruppi: uno di “controllo” che doveva assumere pasti al solito orario, l’altro, “sperimentale”, a cui è stato detto di posticipare di 90 minuti la colazione e di anticipare di 90 minuti la cena. Nessun limite circa la quantità di cibo da assumere, restrizioni o altro. Tutto però doveva essere consumato nei tempi dettati. Alla fine delle 10 settimane, dopo le analisi e i controlli specifici, il gruppo sperimentale risultava aver perso una maggiore quantità di grasso corporeo rispetto all’altro. Questo, sembra aver avvalorato l’ipotesi che l’“alimentazione limitata nel tempo”, stimolando in modo concreto il metabolismo, induca l’organismo a “bruciare” più calorie. Ma c’è un’obiezione e nasce sulla sua fattibilità. Il nostro stile di vita, il tipo di professione, gli orari lavorativi e altri fattori ancora, di fatto, non consentirebbero o potrebbero rappresentare un ostacolo grave al suo corretto svolgimento.