Parliamo del quartiere San Paolo, uno dei più popolosi e trafficati di Bari. Tra cooperative e nuovi condomini spuntano – viste un pò come delle intruse -, tante case popolari. Anche qui, le differenze sono tangibili. Alcune palazzine sembrano essere in buono stato, decorose, pulite, altre, invece, sembrano prive, perfino, dei servizi essenziali. Nessun portone all’ingresso degli edifici, calcinacci ovunque, abrasioni, scalfitture, mattoni e ferri arrugginiti scoperti per via di un ‘intonaco’ che non c’è più. Tra queste abitazioni abbandonate al loro destino (e al degrado), al quinto e ultimo piano, c’è quella di un’anziana donna – una 84enne -, che da tre anni aspetta invano che l’Istituto Autonomo delle Case Popolari barese (IACP) prenda in considerazione le ripetute denunce e richieste fatte da sua figlia.
“Sono tre anni che aspetto l’intervento dell’Istituto autonomo”, ha detto la donna. “Abbiamo denunciato più volte la situazione, tramite anche Luigi Cipriani (segretario del Movimento politico Riprendiamoci il futuro). Ora, però, non è più solo una questione d’indecenza, ma di un pericolo per l’incolumità di mia madre. Sono finanche venuti i Vigili del Fuoco tempo fa e hanno redatto un verbale alludendo a una criticità dei luoghi. Ma la storia si è chiusa lì. Mia madre – ha ribadito – sta sempre male, ha la tosse. È eternamente raffreddata. Ha dolore ai denti. Ho rabbia nel vederla così. Tanta. Non è giusto… Anche io ho problemi di salute. Soffro di fibromialgia, una malattia che mi provoca continue contratture muscolari e dolori articolari. Il freddo e la pioggia di questi giorni, come abbiamo documentato nel video, spiegano bene la nostra storia. Siamo costretti a tenere il riscaldamento sempre acceso, pagando fior di bollette, nel tentativo di riscaldare gli ambienti. Ma è solo un tentativo… Come potete vedere dal video abbiamo sparso per la casa secchi e vaschette per raccogliere l’acqua, il rumore ritmico che si sente è quello delle gocce di pioggia, che entrano come se la casa non avesse un tetto. E ora c’è la paura che da un momento all’altro possa cascarci in testa quello che rimane del soffitto. Ecco, noi viviamo così, mentre l’Arca dorme sonni tranquilli…”.