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Musica, Tankarp, il nuovo duet project tutto da scoprire

Tankarp, è un progetto duet, frutto di ricerca musicale ambient in cui convergono influssi orientali, pop, dance e jazz che danno vita ad un sound magico, tutto da ascoltare. Il progetto dei Tankarp prende vita nel 2018 ,da un’idea di Giorgio Finestrone, anima ritmica del duo , con un passato fatto di master, di eventi nel mondo della musica, come l’UmbriaJazz, di batteria e di amore per le percussioni, che, preso dalla voglia di sperimentare delle musicalità più raffinate e dal gusto orientale, decide di avviare, con forza, questa sua nuova idea, servendosi del dolce suono dell’arpa di Jakub Ritzman, arpista slovacco diplomato al conservatorio di Bratislava con esperienze in varie orcheste europee .

Nasce così un lavoro di ricerca musicale per dare alla Puglia la possibilità di ascoltare e vivere suoni nuovi, possibili da realizzare grazie all’autilizzo del tankdrumm, uno strumento idiofono a percussione, la cui radice ha ispirato il nome stesso dei Tankarp. Questo strumento si presta benissimo a dei ritmi ambient e orientali, ma come renderli davvero unici? Affiancandolo all’arpa di Ritzman , portando così al successo i Tunkdrum, che vedono  la loro partecipazione al Festival Ecomuseale delle Arti di Bari sia  nel 2019 che nel 2020 e all’ Agimus Festival di Mola ,altra manifestazione musicale di punta del territorio pugliese che ha anche visto la partecipazioni di nomi importanti per la musica, come Gianluca Petrella e Fabrizio Bosso.

Abbiamo chiesto ai Tankarp come, da musicisti, avessero vissuto la fase del primo lockdown. Da veri artisti, inevitabilmente, la loro risposta è stata :creando. Il percussionista del duo, Giorgio, infatti conferma che ” già dal primo Lockdown abbiamo composto dei brani e a Gennaio 2021 è uscito il nostro album : OPEN UP”. Titolo speranzoso per il loro album disponibile, in attesa di poterli piacevolmente ascoltare live, su tutte le piattaforme di musica online, ” OPEN UP è sinonimo di rinascita, di libertà per la stessa musica “,di fatto il titolo trasmette a pieno questo sentimento. Oltre a presentare i loro brani inediti dalle spiccate sonorità orientali e spagnoleggianti, i Tankarp propongono, nel loro repertorio, reinterpretazioni, riconoscibili dal loro inconfondibile sound, di famosi brani pop, dance e rock e anche di importanti colonne sonore andando dal classico Ennio Morricone alla più recente e acclamata serie ” La casa di carta”. E’ possibile approfondire e conoscere il ritmo e ,al tempo stesso, l’armonia creata dai ragazzi di Tankarp visitando il loro sito  https://tankarp.wordpress.com/ , dove è possibile trovare tutti i loro collegamenti alle piattaforme digitali e ai vari canali social. Una volta conosciuti, non resta altro che spingere play, chiudere gli occhi e sognare la libertà con OPEN UP.

 

 

 

Sotto il se(o)gno del Jazz, Mario Iannuzziello, giovane talento pugliese, “Più che un genere, il jazz è un (magnifico) aggettivo”

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31enne, barese, musicista Jazz, arrangiatore e compositore, Mario Iannuzziello, studioso di contrabbasso – attualmente al 2° livello dell’accademia nazionale di Siena Jazz -, è uno dei nostri giovani talenti di cui andare fieri. Appena 13 enne, dopo lo studio del pianoforte e della chitarra classica, intuisce che la sua strada è la musica e, grazie ai maestri Vito di Modugno e Pierluigi Balducci, decide di coltivare questa sua naturale predisposizione, scegliendo come strumento il “basso”. Un interesse che, alla fine, detterà ogni sua futura scelta, fino alla scoperta del contrabbasso, che lo porterà alla raffinata tradizione jazzistica di Charlie Haden, Scott Lafaro e Avishai Cohen. Il suo è un curriculum da brivido che si “ferma” (momentaneamente) al 2020, anno in cui si diploma in basso elettrico presso il Conservatorio E.R. Duni di Matera, facendo anche la spola, tra la l’Italia e l’HKU Conservatorium di Utrech, in Olanda.

Conosciamo più da vicino questo figlio della nostra terra, con i suoi progetti, impegni e sacrifici.
https://www.marioiannuzziello.com/

Mario, cos’è per te la musica?
“Personalmente la musica non è tanto una passione, un passatempo o in generale un qualcosa che fa star bene, ma una vera e propria necessità. La necessità di dire cose che vanno ben oltre il linguaggio, cose che la parola talvolta non è, per sua natura, in grado di esprimere. Essa non è del tutto umana. Talvolta ci aiuta a ridare una voce alle cose che l’hanno perduta”.

E il jazz?
Il jazz, in tutto questo non è che un linguaggio, un approccio, un aggettivo più che un genere. È un modo creativo di trovare continue soluzioni ed ha a che vedere con la libertà di esprimersi, seppur nella rigidità di alcune regole”

Quando ti sei scoperto musicista?
Appena 13 enne, attraverso lo studio del pianoforte e della chitarra classica. Poi, con i maestri Di Modugno e Balducci, ho compreso meglio in che modo avrei desiderato esprimermi. Alla fine con il basso e soprattutto con il contrabbasso è, arrivato anche il jazz, in particolare quello di Charlie Haden a Scott Lafaro, ad Avishai Cohen”.

Prima hai detto che il jazz, non è “semplice” passione, ma un modo di vivere e concepire l’esistenza, sbaglio?
“Assolutamente no. E proprio come la vita, esso è impegno e spesso sacrificio. Ricordo ancora il susseguirsi delle lezioni di strumento, armonia e arrangiamento con maestri del calibro di Guido Di Leone, Nico Marziliano, Davide Santorsola e Luigi Giannatempo e poi, 19enne, il primo trasferimento a Roma per proseguire gli studi di contrabbasso jazz, con Pietro Ciancaglini, Massimo Moriconi, Luca Bulgarelli e Francesco Angiuli”.

E le prime esibizioni?
“Già nel 2007. Avevo più o meno 17 anni. Anche qui, ricordo che agli studi, alternavo performances ed esibizioni di trio, quartetti e quintetti acustici, come il duo con il pianista Alessandro Menichelli e il successivo “green trio”, assieme al pianista Gianmarco Filippini e al batterista Luca di Battista e il quintetto con il giovane trombettista Daniele Raimondi”.

Esperienze stratosferiche?
“Certo, sì. Più che altro feconde e arricchenti dal punto di vista professionale e progettuale, specie per quello che riguarda il ruolo di leader e co/leader. Questo, infatti, è il momento degli album “Just Friends”, del 2013 e “POST IT”, del 2014 , quest’ultimo in condivisione col sassofonista Max Ionata e l’altista Manuel Trabucco. Ma arriveranno anche le attività di composizione e arrangiamento per small combos, ensamble di fiati e orchestre jazz. Insomma, un momento assai fecondo per me, in cui risulto vincitore anche di una borsa di studio alla Berklee College of Music di Boston”.

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Quanti anni avevi?
“Venticinque. In quel periodo dopo aver “frequentato” il mondo del jazz francese e in particolare parigino, arriva il prestigioso riconoscimento della Berklee Collegee, e con esso la partecipazione a numerosi workshop della Juilliard (School), condotti da Rodney Jones e James Burton III, durante il Torino Jazz Festival. E poi, ancora le tante lezioni, i seminari e i masterclass con i maggiori esponenti del jazz internazionale, da Harris a Moroni, a Ceccarelli, a Giuliani, da Muresu a Ciacca, a Kirby, a Bergonzi, da Stefania Dipierro, a Cabral, a Pastanella, ad Abbracciante, da Allulli, a Tamburini, a Huw Warren, a Mazzarino, da Maria Pia De Vito, a Rita Marcotulli, a Bosso, a Lussu e Hutchinson, e da Eastwood,  a Grossman, Cisi, Benedettini, fino a Deidda”.

Inevitabilmente, quindi, ti allontani dall’Italia e dalla Puglia?
“No, perché fino al 2017, continuo a studiare con il maestro torinese Furio di Castri, procedendo anche con la mia attività progettuale e concertistica tra Bari, Roma, Torino e Parigi, fino alla mia partecipazione alla classe di musica, con il chitarrista Gilad Hekselman e al workshop diretto da Andy Watson, Renato Chicco, Tomaso Lama, Dario Deidda, Jim Rotondi, Barebd Middelhoff e Anne Ducros. L’anno scorso, infine, arrivano anche il diploma in basso elettrico, conseguito presso il Conservatorio E.R. Duni di Matera, e gli studi all’HKU Conservatorium di Utrech”.

Difficile parlare di progetti in questo momento, lo sappiamo tutti, ma la domanda te la faccio uguale, quali sono i tuoi prossimi impegni?
“Il Covid, è vero, ha fermato il mondo, ma certo non ci impedirà di sognare e comunque di programmare o parlare di futuro. Noi giovani non ci arrenderemo. Io, non mi arrenderò. Infatti, ho già in programma di suonare musica per basso elettrico e quartetto d’archi, in continuità con un lavoro preparato al “Duni” di Matera, durante la mia tesi in basso elettrico. Sto inoltre lavorando alla pubblicazione della stessa in una forma più divulgativa e poi, c’è un progetto, a cui tengo molto e che spero si realizzi: una incisione discografica di musicisti italiani e olandesi, intorno ad un quartetto composto da sax tenore, tromba, contrabbasso e batteria. Infine, con una delegazione di giovani di Siena Jazz sarò ospite di una residenza artistica e di un festival a Casale Monferrato”.

Auguri pe tutto Mario. Auguri per la tua vita e la tua carriera.
“Grazie infinite”.

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