Il mondo sotto choc per l’inferno di Beirut. Feriti due soldati italiani

Esplosione Beirut

 

L’aria è tossica, velenosa e a lungo andare potrebbe avere gravissimi effetti sulla incolumità della gente. La raccomandazione del ministro della salute è di indossare obbligatoriamente le mascherine e se possibile di allontanarsi da Beirut. Il bilancio dei feriti (4000) e dei morti (78) è terribile e, destinato, purtroppo, a crescere. L’esplosione, avvenuta nel tardo pomeriggio di ieri, è stata di una violenza indicibile, tanto da essere avvertita perfino a Cipro, distante circa 200 chilometri. Un uomo ha raccontato di abitare sulle colline di Beirut e che lo spostamento d’aria, in concomitanza col boato, ha letteralmente fatto saltare placche e prese elettriche dai muri di casa. Focus del disastro, il porto, zona in cui insisteva un magazzino, invaso dalla fiamme, contenente 2.750 tonnellate di nitrato di ammonio, sequestrate diversi anni fa da una nave. Le indagini sono appena cominciate, ma il primo pensiero è capire come mai la micidiale sostanza fosse ancora lì, alla mercè di qualsiasi “aggressione” esterna o interna.  Intanto, si scava disperatamente tra e sotto le macerie che hanno sepolto la vita e la voglia di vivere di un popolo già tanto provato.

Auto sollevate di peso e scaraventate a decine e decine di metri, interi condomini non hanno più vetri né finestre, nel maestoso palazzo, sede dell’Electricité du Liban, i dipendenti sono rimasti intrappolati per moltissimo tempo prima di essere salvati e per molto tempo, si è seriamente temuto per la  loro vita.

Danneggiato gravemente anche l’aeroporto internazionale Rafic Hariri, e l’autostrada costiera di Beirut. Ancorate nel porto c’erano diverse navi della missione UNIFIL e nella stessa zona, anche una palazzina (danneggiata) dove alloggiavano 12 militari italiani impegnati nella missione di interposizione dell’Onu, al confine tra Libano e Israele.  Due dei nostri militari sono rimasti  feriti, ma le loro condizioni, per fortuna, non destano preoccupazione.”I responsabili della catastrofe ne pagheranno il prezzo”, ha dichiarato in Tv il primo ministro Hassan Diab, senza però formulare alcuna ipotesi. Per ora si parla “solo” di un incendio sviluppatosi all’interno del magazzino che conteneva il pericoloso materiale e che, dall’epoca del suo sequestro, incredibilmente, era ancora conservato lì. Molto più esplicito, invece, Donald Trump che parla di “un’esplosione causata da un attacco, una bomba di qualche tipo”, a rivelarlo al Presidente americano, sarebbero stati alti Dirigenti militari USA. “Ho incontrato i nostri generali e sembra che non sia un incidente industriale. Sembra, secondo loro, che sia un attentato, una bomba di qualche tipo. Noi – ha concluso Trump -, non faremo mancare il nostro sostegno alla popolazione libanese”.

Video Ansa