Il delitto di Avetrana e l’inchiesta di Aldo Tarricone
L’investigatore barese, nel suo libro – “Sarah Scazzi – L’Altra Verità”, presentato ieri, 1 luglio, presso il Circolo della Vela di Bari -, rivisita una ipotesi giudiziaria consolidata, proponendo nuove, audaci prospettive sulla tragica fine dell’adolescente di Avetrana
Incontro moderato dal dott. Mauro Dalsogno che ringraziamo per il Video

Il caso Avetrana, una ferita ancora aperta nella memoria collettiva italiana, torna con forza al centro del dibattito a distanza di anni da quella tragica estate. La scomparsa e la morte di Sarah Scazzi, una quindicenne la cui giovane vita fu spezzata il 26 agosto 2010 nel piccolo paese pugliese, ha segnato profondamente l’Italia e continua a generare interrogativi. Una vicenda dai contorni complessi, un dramma familiare che ha portato a pesanti condanne e a un cammino giudiziario tortuoso, ma che, per molti, non ha ancora svelato ogni sua verità più profonda.

Il 26 agosto 2010, Sarah Scazzi si reca a casa della cugina Sabrina Misseri per una giornata al mare; di lei, tuttavia, si perdono le tracce. Un mese dopo, il 29 settembre 2010, lo zio Michele Misseri, padre di Sabrina e marito di Cosima Serrano, sorella della mamma di Sarah, inscena il ritrovamento del cellulare della ragazzina. La svolta arriva il 6 ottobre 2010, quando Michele confessa l’omicidio, dichiarando di aver strangolato la nipote nel garage di via Deledda e di averne nascosto il corpo in un pozzo, dopo averlo violato. Pochi giorni dopo, il 15 ottobre 2010, coinvolge la figlia Sabrina, accusandola di aver partecipato attivamente all’omicidio.

Il percorso giudiziario è lungo e complesso. Il 26 maggio 2011, anche Cosima Serrano viene arrestata. Il 10 gennaio 2012 prende il via il processo davanti alla Corte d’Assise di Taranto, dove emerge un autoscatto di Sarah con Ivano Russo, elemento chiave per l’accusa, che individua nella gelosia di Sabrina il possibile movente. Il 20 aprile 2013, la Corte d’Assise di Taranto condanna all’ergastolo Sabrina Misseri e Cosima Serrano per omicidio e occultamento di cadavere, mentre Michele Misseri riceve una condanna di otto anni per il solo occultamento. Le sentenze vengono confermate in appello il 27 luglio 2015 e in Cassazione nel febbraio 2017, ponendo fine al percorso giudiziario per le due donne, che, nonostante le condanne definitive, continuano a proclamarsi innocenti.

Michele Misseri, personaggio enigmatico e centrale, è stato scarcerato nel febbraio 2024 dopo aver scontato la sua pena, beneficiando di sconti per buona condotta. Tornato ad Avetrana, nella “villetta degli orrori”, ha ripreso a rilasciare interviste, ribadendo la propria colpevolezza e fornendo nuove, controverse, motivazioni, che includono un presunto trauma infantile subito. Le sue continue ritrattazioni, che lo hanno visto autoaccusarsi, poi coinvolgere figlia e moglie, e infine tornare sui suoi passi, lo hanno reso “inattendibile” per i giudici, ma la sua figura resta un’ombra inquietante su questa vicenda.

Noi di WideNews abbiamo avuto il privilegio di intervistare in esclusiva Aldo Tarricone, l’investigatore barese che, contattato da Claudio Scazzi, fin dalle prime fasi del caso ha ipotizzato tesi alternative, nutrendo ancora seri dubbi sulla ricostruzione ufficiale. Il suo libro, frutto di un’indagine meticolosa e di una rilettura attenta degli atti, propone una prospettiva che, se confermata, potrebbe rivoluzionare l’intera vicenda.
Quali elementi l’hanno spinta a dubitare della ricostruzione ufficiale sin dal principio?
“La mia indagine parallela è stata commissionata da Claudio Scazzi non per sfiducia negli inquirenti, ma come un contributo ulteriore, una voce aggiuntiva per la verità,” spiega Tarricone. “Ho dato un’interpretazione diversa a elementi oggettivi e ho notato dettagli sfuggiti o trascurati, per me fondamentali. Come mai certi indizi, attenzionati inizialmente, sono stati poi ignorati o declassati?” La sua analisi, minuziosa e rigorosa, parte proprio da queste incongruenze, offrendo una nuova chiave di lettura per un puzzle che molti ritenengono già risolto.
La sua teoria di un gioco erotico finito tragicamente è molto audace. Quali indizi l’hanno portata a questa ipotesi così precisa sulla dinamica del decesso, dettagliati nel suo libro?
“Il 26 agosto 2010, sul profilo Faceboock di Sarah apparve un manichino con una corda legata al corpo che subito intercettai e fotografai. Proveniva da ‘Reagan’, non collegabile a nessun utente. Prima ancora, esattamente il 21 agosto 2010, apparve un altro post intitolato ‘La rete suggerisce’. Questi elementi, spesso sottovalutati, assumono nel mio libro un peso determinante,” rivela Tarricone. “La perizia del professor Strada, che parla di assenza di altre lesioni e di un decesso avvenuto in due o tre minuti senza resistenza, è determinante. Come può una persona non opporre resistenza se sta subendo un’aggressione brutale? Anche le dichiarazioni di Umano Ronchi a ‘Porta a Porta’ il 23 novembre 2010, quando parlò di giochi erotici visti su internet e fu prontamente interrotto da Bruno Vespa, non sono passate inosservate. Infine, una perizia sul computer della cugina Antonella ha rivelato un messaggio di Sarah in cui scriveva che ‘Sabrina ultimamente fa delle cose brutte e io sono spaventata perché le vuole far fare pure a me’. Questo non fa pensare a un atto di violenza subita, ma forse a qualcosa di condiviso, seppur con un disagio evidente da parte di Sarah”
Quale ruolo avrebbe avuto Michele Misseri nella sua visione e come si concilia il suo comportamento con la tesi del gioco erotico?
“Michele ha solo occultato il cadavere,” afferma Tarricone con certezza, una posizione netta che si discosta dalla complessità delle sue autoaccuse. “Era a conoscenza di questi ‘giochini’, lo ha detto più volte negli interrogatori, anche se non ne aveva chiara la natura. Forse, Cosima, era a conoscenza di questi ‘giochini’ tra le ragazzine. Sarah, in tutto questo, è solo vittima, subiva una forte pressione dalla cugina che esercitava un ascendente molto forte su di lei: le diceva quando uscire, come vestirsi. Era una relazione impari, dove la volontà di Sarah poteva essere facilmente piegata, un aspetto su cui ho molto insistito nel mio lavoro.”
Nel suo libro, affronta anche il delicato aspetto del “bondage” e della presunta inesperienza di Sabrina Misseri. Quali sono gli elementi che l’hanno convinta di questa specifica dinamica e quali conseguenze legali ne deriverebbero se questa tesi venisse rivalutata alla luce delle sue scoperte?
“Il manichino, il messaggio sul computer di Antonella, le perizie di Strada e Umani Ronchi convergono in modo sorprendente su questa ipotesi,” risponde Tarricone. “Le conseguenze legali dovrebbero essere quelle del delitto colposo, vedi quello che è accaduto all’ingegnere Moulet a Roma circa un anno dopo, quando in un garage è avvenuto il decesso di una ragazza che con lui stava facendo delle pratiche simili. Quello era un ingegnere, aveva ovviamente una cultura diversa, quindi ha ammesso subito quello che era successo. Se questa tesi fosse rivalutata, potremmo parlare di un’ammenda della pena, con una condanna sui 15 anni, il che significherebbe che le persone ora all’ergastolo dovrebbero essere liberate, avendo già scontato quella durata. Questo aprirebbe scenari legali e umani completamente diversi, costringendo a riconsiderare un intero processo.”
Considerando che la sua è una tesi minoritaria rispetto alla verità giudiziaria, quali speranze nutre affinché le sue conclusioni vengano prese in seria considerazione, magari portando a una riapertura o revisione del caso? E, più in generale, quale messaggio intende lasciare al pubblico che si avvicina a questa tragica vicenda tramite il suo libro?
“La speranza è che queste persone, oggi all’ergastolo, possano avere un’amministrazione della pena più giusta, magari attraverso una revisione del processo,” conclude Tarricone con una punta di scetticismo, ma con la determinazione di chi crede nella propria ricerca. “Non sono molto fiducioso, però. Sarebbe complicato ammettere, dopo tanti anni, da parte di tutti i personaggi che hanno parlato del caso – alcuni tra l’altro molto noti e che hanno fatto pure carriera in seguito, come giornalisti, opinionisti, esperti in criminologia e autori di libri vari – che le cose non sono andate così. Il mio messaggio al pubblico è di non fermarsi alla superficie, di interrogarsi, di cercare sempre la verità, anche quando questa è scomoda. Forse, solo così potremo davvero dare pace a Sarah e giustizia a chi è ancora rinchiuso.”
Un messaggio forte, che invita alla riflessione critica e a non chiudere mai la porta alla ricerca della piena verità.
Per ulteriori informazioni, visitare e seguire le piattaforme di informazione WideNews, disponibile al link https://www.widenews.it/ e la pagina Facebook https://www.facebook.com/WideNewsNotizieDalWebb.