Presunte gare truccate nel Salento: Vertici comunali e imprenditori rischiano di finire a giudizio

Presunte gare truccate nel Salento

Lecce: Il procedimento giudiziario cristallizza l’ipotesi di favoritismi nelle assegnazioni di opere pubbliche in cambio di vantaggi personali e appoggio elettorale. Vertici comunali e operatori economici rischiano di finire a giudizio.

L’ossatura dell’inchiesta sui presunti illeciti legati alle commesse pubbliche che ha interessato il Salento conserva la sua integrità, benché alcune imputazioni di minore rilievo siano state espunte. La recente notifica di chiusura delle investigazioni a 25 individui rafforza la tesi della Procura salentina: si ipotizza l’esistenza di un presunto circuito di affidamenti diretti di lavori in cambio di omaggi e supporto politico. Ora, tre primi cittadini (uno dei quali ha, nel frattempo, rassegnato le proprie dimissioni), figure di spicco delle amministrazioni locali e operatori del settore rischiano di dover affrontare un processo.

Sviluppi dell’indagine: Tra misure restrittive e decisioni del riesame

Successivamente agli interrogatori iniziali e alle disposizioni cautelari di marzo, emesse dal Giudice per le Indagini Preliminari Stefano Sala (dieci provvedimenti tra detenzione in carcere e arresti domiciliari, oltre a sei inibizioni, alcune delle quali successivamente annullate dal Tribunale del Riesame), l’attività investigativa condotta dalla Pubblica Ministero Maria Vallefuoco in collaborazione con la Guardia di Finanza entra in una fase essenziale. Gli indagati sono chiamati a rispondere, ciascuno per le proprie attribuzioni, di vicende legate a corruzione, frode, falsità documentale. Alcuni imprenditori e funzionari sono altresì accusati di associazione a delinquere: una grave contestazione inizialmente non riconosciuta dal GIP Stefano Vergine, ma ripristinata dal Tribunale del Riesame su istanza della Procura e attualmente al vaglio della Corte di Cassazione.

Tra coloro che erano stati posti in stato di arresto figuravano Ernesto Toma, capo dell’amministrazione di Maglie (rappresentato dagli avvocati Luciano Ancora e Roberto Sisto) e il suo vice, assessore con competenza sull’Urbanistica, Marco Sticchi (assistito dall’avvocato Andrea Sambati). La settimana precedente (dopo il rigetto del loro ricorso da parte del Riesame) entrambi hanno ottenuto la sostituzione degli arresti domiciliari con l’obbligo di presentarsi quotidianamente alle autorità. Tale modifica ha permesso loro di ottenere, lo scorso sabato, la revoca della sospensione dalle funzioni e di riassumere i rispettivi incarichi.

Sotto l’attenzione degli inquirenti sono finiti i presunti accordi illeciti con l’imprenditore Marco Castrignanò. Quest’ultimo, secondo l’accusa, si sarebbe occupato sia degli interventi di ammodernamento nello studio professionale di Toma sia degli allestimenti floreali per le nozze del primo cittadino. L’operatore economico (che ha ottenuto i domiciliari dopo due mesi trascorsi in carcere) figura tra i 25 indagati, così come il fratello gemello Graziano Castrignanò (attualmente in stato di libertà): sono difesi dagli avvocati Francesco Vergine e Massimo Manfreda. Tra gli appalti contestati rientrano anche i lavori di manutenzione di un impianto sportivo e per un edificio scolastico in Corso Cavour. È da sottolineare che l’accusa a Toma di aver ricevuto illecitamente da Marco Castrignanò una quantità cospicua di calcestruzzo per interventi nel suo studio non è più presente nell’atto di chiusura indagini, e sono venute meno (anche per altri soggetti) alcune ipotesi di emissione di fatture per operazioni inesistenti.

Le posizioni degli altri capi amministrativi coinvolti

Figura di spicco nell’indagine è anche l’ormai ex sindaco di Ruffano, Antonio Rocco Cavallo (difeso dagli avvocati Luigi Corvaglia e Giancarlo Sparascio), che ha lasciato il carcere ed è tornato in libertà nel marzo scorso dopo aver rassegnato le sue dimissioni dall’incarico. Cavallo avrebbe ricevuto da Marco Castrignanò somme di denaro e lavori di ristrutturazione a titolo gratuito per il suo quartier generale elettorale. In cambio, avrebbe garantito all’imprenditore l’assegnazione di due gare d’appalto, per un valore complessivo superiore a 5 milioni di euro, relative a opere di riqualificazione del centro storico di Torre Paduli e di Largo San Rocco.

Tra gli indagati figura anche il sindaco di Sanarica, Salvatore Sales, che al momento è l’unico capo di amministrazione ancora sottoposto alla misura cautelare dei domiciliari. Il suo legale, l’avvocato Vincenzo Blandolino, ha richiesto la revoca di tale provvedimento; il GIP dovrebbe pronunciarsi a breve. Sotto la lente della Procura vi sono gli appalti per l’eliminazione delle barriere architettoniche e per la realizzazione di un centro di raccolta differenziata, per un valore di oltre un milione di euro: Sales, insieme all’ex assessore Dario Strambaci, avrebbe ottenuto in cambio un decisivo supporto per le elezioni del 2021. Dopo il successo, sarebbero arrivate sei confezioni di prosecco e il saldo del pranzo celebrativo per 130 invitati in un ristorante di Otranto.

L’indagine prosegue il suo percorso, e la prossima fase si preannuncia fondamentale per il futuro giudiziario di tutti i soggetti coinvolti.

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Elvira Zammarano

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