La Teologia di Roberta Simini ci riporta al Vangelo di Matteo che insegna: “La scena di questo mondo passerà, ma le Sue parole non passeranno mai…”.
Roberta Simini, già docente di esegesi patristica presso la Facoltà teologica pugliese.Ha pubblicato diversi libri e articoli su prestigiose riviste di Teologia
“Ecco io sono con voi tutti i giorni fino alla fine del mondo” (Mt 28,20), queste parole chiudono il Vangelo secondo Matteo, una promessa meravigliosa, come tutta la vicenda terrena del Figlio di Dio fatto uomo.
Gesù lascia questa terra, questa realtà affidando ai discepoli il compito di portare la Verità che Egli è a tutto il mondo, battezzando nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo, della Trinità. Gesù rivela la vera natura di Dio, tre Persone e una sola Sostanza, (come dirà la Chiesa a Nicea nel 325 e poi a Costantinopoli nel 381) in una comunione d’amore infinito.
E questo amore Dio lo dona alle sue creature, a questa umanità ingrata e ribelle, ma bisognosa della Sua presenza. Su quella croce Gesù torturato, vilipeso, umiliato, dona sé stesso a noi tutti, perdona i suoi carnefici, inconsapevoli dell’enormità del loro gesto e noi tutti che su quella croce lo abbiamo messo e continuiamo a metterlo con la nostra condotta troppo spesso sciatta o riprovevole.
“Gesù torna al Padre”, in realtà il Padre è sempre stato unito a Lui in modo indissolubile, il Padre ha sofferto con Lui e per Lui su quella croce, noi semplifichiamo il mistero della Trinità distinguendo ruoli e attività e trascurando l’unione tra le Persone, perché è un mistero e come tale sfugge alla nostra comprensione. Il Padre non sta su una nuvola a guardare il Figlio che si offre per amore, è lì con Lui, strettamente unito a Lui, anche se non tale da essere la stessa Persona. La Trinità non sono tre dei, è un solo Dio, un Dio che contiene in sé una relazione d’amore perfetto, immenso, inimmaginabile. Gesù sulla croce ha sete, ha sete del nostro amore, Lui circondato da gente che gioisce della Sua sofferenza, che insulta, sollecita una dimostrazione di potenza che non verrà data, perché solo chi è sincero e disponibile nel profondo del suo cuore veda e creda.
Gesù muore per tutti, ma non tutti vivranno per Lui. Troppo comodo credere di fronte alla dimostrazione plateale di potere, non per altro è una delle tentazioni di satana a Gesù nel deserto, “Se sei il Figlio di Dio, gettati giù (dal pinnacolo del Tempio), poiché sta scritto: Ai suoi angeli darà ordini a tuo riguardo ed essi ti sorreggeranno con le loro mani, perché non abbia a urtare contro un sasso il tuo piede. (Mt 4,6)
Se farai qualcosa di spettacolare e renderai evidente la tua divinità tutti crederanno. È in sintesi la proposta di satana e dello stesso tenore la richiesta del popolo sotto la croce: se sei il Messia scendi da quella croce e abbatti i tuoi nemici.
Non è questo il progetto di Dio, non è un caso che Gesù risorto appaia solo ai suoi amici, non al Sinedrio, non ai capi del popolo, non al re Erode, ma ai pochi suoi seguaci rimasti fedeli. La salvezza è offerta a tutti ma non è da tutti, richiede un’adesione vera, un mettersi in cammino, convertirsi e testimoniare fino anche all’effusione del sangue, come fecero gli apostoli e come fanno i tanti martiri cristiani oggi nel mondo.
“Io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo”. Perché passerà la scena di questo mondo, ma le Sue parole non passeranno. A noi il compito di testimoniare ed evangelizzare il mondo, non di uniformarci alla mentalità corrente, noi dobbiamo essere sale, lievito, innamorati di Dio e di coloro che Dio ci fa incontrare.
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La Teologia di Roberta Simini ci riporta al Vangelo di Matteo
L’articolo si configura come una riflessione teologica che, attingendo alla sapienza esegetica di Roberta Simini ( già docente di esegesi patristica presso la Facoltà teologica pugliese) e al cuore pulsante del Vangelo di Matteo, dischiude prospettive inedite su temi fondamentali della fede cristiana. Lungi dall’essere una mera riproposizione di dogmi consolidati, il testo si distingue per un’originale rilettura del mistero trinitario e per una pregnante esortazione all’azione.
Fin dalle prime righe, l’autrice radica la propria indagine nella Parola evangelica, citando il versetto Matteo “La scena di questo mondo passerà, ma le Sue parole non passeranno mai…” (Mt 24,35). Questa affermazione, lungi dall’essere un semplice incipit, funge da chiave di volta per comprendere l’intero ragionamento: la caducità del mondo si contrappone all’eternità del Verbo, invitando il credente a orientare la propria esistenza verso valori trascendenti.
Uno dei punti di forza del testo risiede nella sua capacità di affrontare il complesso tema della Trinità con un linguaggio accessibile, pur senza banalizzarne la profondità. L’autrice sottolinea come spesso si incorra nell’errore di “semplificare il mistero della Trinità distinguendo ruoli e attività e trascurando l’unione tra le Persone”. Contro tale riduzione, propone una visione dinamica e relazionale della Trinità, evidenziando la sofferenza condivisa del Padre e del Figlio sulla croce e l’intima comunione d’amore che lega le tre Persone divine.
Particolarmente toccante è l’analisi del sacrificio di Cristo, non inteso come un evento distante e avulso dalla realtà umana, bensì come un appello costante all’amore e alla conversione. L’immagine di Gesù che, sulla croce, “ha sete del nostro amore” rappresenta un’efficace metafora della sete divina di una relazione autentica con l’umanità. L’autrice sottolinea come la salvezza sia un dono offerto a tutti, ma richiede un’adesione attiva e una testimonianza coraggiosa, “fino anche all’effusione del sangue”, come dimostrato dai martiri di ogni tempo.
Il testo si conclude con un vibrante invito all’azione, ricordando ai cristiani il mandato di evangelizzare il mondo, incarnando il ruolo di “sale” e “lievito” nella società. Citando le parole conclusive del Vangelo di Matteo (“Ecco io sono con voi tutti i giorni fino alla fine del mondo”), Roberta Simini infonde un senso di speranza e di fiducia nella presenza costante di Cristo accanto ai suoi discepoli, confermando l’originalità del testo nel suo richiamo a una fede vissuta e incarnata nel quotidiano.