Sanità Pugliese al collasso: l’Emergenza 118 di Lecce è un simbolo dello spreco

Sanità Pugliese al collasso, la denuncia di Mario Conca, ex consigliere regionale

Mario Conca sferza la gestione Emiliano: un’Alfa Romeo Stelvio ferma per anni, medici insufficienti e un sistema frammentato. Il 118 di Lecce, emblema di una sanità che umilia il merito e tradisce i cittadini.

La sanità pugliese è un campo di battaglia, e l’emergenza 118 di Lecce ne è la cartina di tornasole più impietosa. Mario Conca, voce acuta di chi conosce le dinamiche interne, denuncia senza mezzi termini uno “spreco sistemico e scientifico” targato Regione Puglia. L’immagine simbolo? Un’Alfa Romeo Stelvio da oltre 120mila euro, allestita per l’emergenza, che da anni accumula polvere nella Centrale Operativa del 118 a Lecce. Un paradosso amaro: l’auto pronta a salvare vite, mentre le vite attendono e il personale, esasperato, abbandona

Centrale Operativa: un costo esorbitante per un servizio fantasma

La Centrale Operativa, erede da oltre vent’anni di gestione Scardia, è un deserto. Solo sette medici operativi – dovrebbero essere otto – e nessuno di loro impiegato nell’emergenza sul campo. Eppure, il costo mensile per gli stipendi dei dirigenti medici sfiora i 50.000 euro. Per cosa? Per gestire, di fatto, semplici telefonate. La ‘Stelvio ‘ ferma, come un monumento allo spreco, incarna una sanità che si preoccupa della facciata più che del volto dei pazienti.

Sul territorio, otto automediche operano, ma spesso senza medico a bordo. Quando un medico c’è, è costretto a tamponare le lacune dell’assistenza domiciliare e la cronica irreperibilità dei medici di base, trasformandosi in un tassista per visite a domicilio. Gli infermieri, molti dei quali appena usciti dalle scuole, vengono lanciati sul campo senza una formazione adeguata, affrontando turni massacranti e responsabilità senza il supporto necessario. “Il rischio clinico? Roba per tecnici da convegno”, ironizza Conca, “non per chi deve sopravvivere a turni, responsabilità e solitudine operativa”.

Una catena del soccorso spezzata e il “metodo Emiliano”

La catena del soccorso, quel filo invisibile che dovrebbe unire 118, pronto soccorso e rianimazione, è inesistente. Il Dipartimento di Emergenza, una scatola vuota, è incapace di coordinare alcunché. Le ambulanze restano ore in attesa fuori dai pronto soccorso, sottratte al servizio territoriale. Le risorse umane migliori? Fuggono o vengono marginalizzate. Chi ha competenza e passione in questo sistema, evidentemente, “dà fastidio”.

“Responsabile di questo sfacelo”, accusa Conca, è Michele Emiliano, presidente e “padre padrone” della sanità pugliese. Da dieci anni – denuncia l’ex consigliere regionale – Emiliano nomina i suoi fedelissimi ignorando i risultati. Un nome su tutti: Stefano Rossi, oggi direttore generale della ASL di Lecce, dopo aver ‘fatto disastri a Taranto'”. Invece di essere allontanato per manifesta incapacità, è stato “premiato con una nuova poltrona e nuovi danni”. E non si può dimenticare Maurizio Scardia, per anni a capo dell’emergenza urgenza a Lecce, che ha avuto un ruolo centrale nella “desertificazione professionale e funzionale” del 118 salentino.

L’AREU affossata e il caos del Numero Unico 112

Un tradimento istituzionale, secondo Conca, è l’affossamento dell’AREU, l’Agenzia Regionale per l’Emergenza Urgenza. Approvata in Commissione Sanità quando Conca era consigliere regionale, l’AREU non è mai stata portata in Aula da Emiliano, “boicottando di fatto la sua istituzione”. L’Agenzia avrebbe potuto garantire dignità contrattuale ai lavoratori, efficienza organizzativa, basi HEMS, soccorso in mare e una rete uniforme di servizi.

Oggi, invece, il sistema è frammentato, affidato alle Sanitaservice delle singole ASL, strutture nate sotto l’era Vendola “come scorciatoia per stabilizzare personale entrato senza concorso”. Ogni azienda sanitaria opera a modo suo, senza standard omogenei né una vera regia regionale.

A complicare ulteriormente il quadro, l’introduzione del Numero Unico dell’Emergenza 112. Un’idea che dovrebbe facilitare l’accesso ai soccorsi, ma che nella realtà aggiunge un “doppio passaggio telefonico” che rallenta l’intervento. Prima si risponde da centrali unificate, poi si smista alle centrali ex 118, che dipendono da aziende sanitarie locali diverse. Un sistema “disomogeneo, scoordinato e inefficiente”, dove ogni passaggio può costare minuti preziosi. Minuti che, nel soccorso, significano spesso vite umane.

Questa, conclude Conca, è la “sanità del Metodo Emiliano”: sprechi, poltrone, fedeltà politica, zero trasparenza e nessuna cura per cittadini e operatori. “Altro che eccellenze. Altro che Puglia ‘che funziona’”.

Conca promette di continuare a denunciare “questo scempio”, per chi non ha voce, per chi rischia la vita, per chi non può più sopportare il silenzio.

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Sanità Pugliese al collasso, la denuncia di Mario Conca

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Elvira Zammarano

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