HABEMUS PAPAM
Forse pochi di noi immaginavano che la scelta del successore di Pietro avvenisse con tanta rapidità, soprattutto considerando le contrapposizioni tra orientamenti, così detti, progressisti e tradizionalisti. Divisioni, in vero, sempre esistite, ma divenute molto più profonde col pontificato di J. M. Bergoglio.
Sembra si siano placate le polemiche, che ci hanno tormentato in questi dodici anni, tra chi sosteneva invalida l’elezione di Jorge Mario Bergoglio e quindi nulli tutti gli atti del suo pontificato e chi al contrario, ne difendeva la legittimità.
Il pontefice eletto pare accontenti tutte le posizioni. Nominato cardinale proprio da papa Francesco nel 2023, è stato, tra l’altro, priore generale degli Agostiniani e ad Agostino si è subito richiamato, nel suo primo discorso. Ovviamente ha rassicurato i così detti bergogliani, parlando di sinodalità, tanto cara al suo predecessore, ma anche i tradizionalisti, presentandosi sulla loggia con i paramenti papali, stola e mantella, diversamente dal neoeletto papa Francesco che se ne presentò privo, ma solo vestito di bianco. Anche il saluto, questa volta è stato ineccepibile, non un semplice “buonasera”, ma un “Pace a voi tutti” molto rassicurante.
Un papa che ha subito parlato di Gesù, il grande assente in tanti precedenti discorsi, un papa missionario, che ha svolto la sua pastorale tra gli ultimi, tra i più poveri e dimenticati del Perù. Soprattutto un papa agostiniano, plurilaureato, canonista come tanti suoi predecessori, che conosce più lingue, che conosce bene il latino, lingua ufficiale della Chiesa universale.
Un papa che ha scelto il nome glorioso di Leone XIV, con un duplice richiamo, al papa che diede inizio alla dottrina sociale della Chiesa, con la stupenda enciclica Rerum Novarum, in cui la critica alla società contemporanea e al capitalismo sfrenato ed egoista si accoppiava alla critica seria e motivata alla soluzione marxista, al comunismo. Ma il richiamo è anche al papa Leone Magno, il campione dell’ortodossia, in un mondo (V secolo d.C.) in disgregazione, molto simile al nostro, il papa che difese un primato petrino ancora in formazione.
I vescovi secondo Leone Magno dovevano essere scelti e consacrati dal papa di Roma e non dai loro metropoliti. Difese e impose la disciplina ecclesiastica che le numerose invasioni dei barbari avevano disgregato, insomma due predecessori molto significativi, due periodi storici difficilissimi per la cristianità, un unico desiderio di unità.
Il papa deve guidare i cristiani verso la santità di vita, la salvezza delle anime, deve portare a Cristo che è la Via, la Verità e la Vita. Potrà non piacere a tutti, non deve essere quella la sua intenzione, il nostro Maestro è stato Crocifisso, è stato ed è ancora oggi, nei suoi figli, perseguitato e ucciso. Non si è mai preoccupato di piacere ai filistei, al Sinedrio, alle autorità, ai ricchi e ai potenti di questo mondo. Un papa è al servizio della verità e non può chiedersi, come Pilato: “Cos’è la verità?” perché per noi la Verità è Cristo e il Suo insegnamento consegnato alla Sua Chiesa e dalla Sua Chiesa a tutti noi.
Nessuno è obbligato a credere, è una libera scelta, ma chi si dice cristiano è al servizio della Verità, che piaccia o non piaccia al mondo. E soprattutto un papa deve avere come bussola la Parola di Dio e la tradizione della Chiesa, come ce l’hanno tramandata i Santi Concili, primo tra tutti quello di Nicea che stiamo per commemorare.
Il Figlio è Dio della stessa sostanza del Padre e a Lui, solo a Lui, dobbiamo obbedienza. Il Papa prima di noi tutti, segno di unità, della presenza reale di Cristo nella Chiesa, mai autoreferenziale.
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