LEGGI CON ANNA “Zoo”, Il risveglio di una donna in una gabbia che lotta per la sopravvivenza contro un potere invisibile.
Anna si sveglia prigioniera in una gabbia, senza memoria. In un luogo spaventoso e pieno di mistero, inizia una guerra impari contro un potere invisibile che impone un macabro gioco. Dovrà decidere se combattere con rabbia o lasciarsi morire.
Immagina il tuo incubo peggiore, un luogo da cui non puoi fuggire. Questa è la premessa potente e inquietante di “Zoo” di Paola Barbato, un romanzo che ti cattura fin dalla prima pagina e ti trascina in un microcosmo claustrofobico e disturbante. Il cuore della storia pulsa tra le mura fatiscenti di un vecchio circo russo, dove le vittime – e forse il loro aguzzino invisibile – vivono prigionieri.
Un ambiente fatto di carrozzoni scrostati con nomi di animali, una società malata con regole proprie, in cui l’arrivo di Anna rompe un equilibrio precario. Paola Barbato compie un’impresa notevole: costruire un thriller avvincente e originale in uno spazio così ristretto. “Zoo” non cade mai nella ripetitività, anzi, pagina dopo pagina la tensione cresce, rendendo plausibile anche la situazione più inverosimile.

L’autrice ci regala un thriller psicologico con sfumature horror profonde e inquietanti, una lettura tutt’altro che semplice ma che letteralmente inchioda il lettore, soprattutto se affrontata nelle ore più buie. Parlare di “Zoo” è complesso, tanti sono i livelli di lettura che offre. Dal punto di vista del thriller puro, è una raffinata storia di sopravvivenza mentale, la lotta disperata di Anna per trovare una via d’uscita da un gioco perverso orchestrato da un carnefice fantasma ma onnipresente.
La scrittura di Barbato è diretta, tagliente come un bisturi, e il suo background nell’horror le permette di creare un immaginario potente, che omaggia i maestri del genere, da Lovecraft a Poe, da King a “Freaks” e alle atmosfere più cupe di “American Horror Story”. La protagonista, Anna, è un personaggio indimenticabile, distante anni luce dalle figure femminili stereotipate e passive.
Forte, tenace, logica, Anna combatte con la rabbia di chi non vuole soccombere. Non è un’eroina facile da amare, a volte è spietata, ma proprio per questo risulta incredibilmente vera e affascinante. Volendo spingersi oltre, si potrebbe vedere in lei un’incarnazione di una femminilità indipendente e non convenzionale.
Sebbene la narrazione segua principalmente il punto di vista di Anna, anche gli altri personaggi sono tratteggiati con una notevole profondità psicologica, trasformando “Zoo” in un racconto corale di grande impatto emotivo. Ma “Zoo” è molto più di un semplice thriller. Il romanzo si presta a diverse interpretazioni metaforiche.
I prigionieri, spogliati della loro identità e identificati con il nome dell’animale scritto sul loro carrozzone, diventano simboli di come la società – anche la più disfunzionale – possa etichettare e definire gli individui, intrappolandoli in ruoli prestabiliti. La loro accettazione passiva della prigionia, la loro ostilità verso la ribelle Anna, riflettono la tendenza a difendere un ordine costituito, anche quando oppressivo.
È anche un romanzo sulla solitudine, dove un semplice sfiorarsi di dita ha conseguenze deflagranti, dove l’assenza di una motivazione chiara per questa crudeltà suona come una negazione ulteriore della dignità delle vittime, ridotte a cavie di un esperimento sociale incomprensibile.
“Zoo” è un libro potente, capace di scuotere profondamente il lettore, generando una tempesta di emozioni contrastanti e riflessioni inquietanti. Una cosa è certa: questo romanzo non lascia spazio all’indifferenza.
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