La Teologia di Roberta Simini – Gesù Risorto: Perché i Discepoli stentarono a riconoscerlo?

Gesù Risorto e i suoi Discepoli

La teologa Roberta Simini affronta la complessa questione del riconoscimento di Gesù dopo la Resurrezione da parte dei suoi Discepoli. Un approfondimento sui motivi di questa difficoltà.

I Vangeli ci testimoniano che coloro che avevano condiviso con Gesù la Sua missione, la Sua vicenda umana, lo avevano visto soffrire e morire, incontrandolo Risorto non lo riconoscevano immediatamente.

Maria di Magdala, che lo amava con tutto il suo cuore e con tutta la sua anima, lì, vicino al sepolcro, nel giardino lo scambia per il custode, solo all’udire la voce che la chiama: “Maria”, riconosce Gesù. Certo possiamo pensare che Maria stesse piangendo, con il volto nelle mani, che abbia percepito, piuttosto che visto, la presenza di qualcuno che, logicamente pensò fosse il custode. Ma i discepoli di Emmaus? Lo avevano seguito, ascoltato, avevano sperato in Lui, e ora percorrono in Sua compagnia un bel pezzo di strada, eppure lo riconoscono solo dallo spezzare il pane, dall’Eucaristia.

Gesù entra a porte chiuse nel cenacolo, gli apostoli stupiti ne sono felicemente sorpresi, nulla viene detto sulla loro capacità di riconoscerlo immediatamente, Tommaso mette in dubbio che sia risorto con il corpo, e vuole toccare la sua carne piagata. Non è un fantasma, sebbene non sia più sottoposto alle leggi di questo mondo, si muove a dispetto del principio dell’impenetrabilità dei corpi, appare e scompare, si sposta a Suo piacimento, diremmo oggi in tempo reale e dove va quando non è con loro?

Gli stessi apostoli, con un atteggiamento in verità sorprendente, sul lago di Tiberiade, cercano di tornare alla normalità della loro vita, prima dell’incontro con Il Cristo (Gv 21, 1 e segg.). “Disse loro Simon Pietro: “Io vado a pescare” gli dissero: “veniamo anche noi”. Non è successo niente? Tutto torna ad essere come prima, eppure avevano visto il Risorto! Non è normale questo atteggiamento, non ha senso, è frutto della nostra pochezza. Infatti, Gesù interviene ancora una volta per rimetterli sul giusto percorso. Pescarono e, sulla Sua parola, presero miracolosamente, a giorno fatto, quando non si pesca più nulla ormai, centocinquantatré grossi pesci, dal lato destro e la rete non si ruppe.

Dal lato destro, ossia dal lato della ferita del costato di Gesù, centocinquantatré, ossia il numero di tutte le specie di pesci allora conosciute, specie estremamente differenti tra loro, eppure la rete non si ruppe. Nella versione greca, non subì scisma. Questi simboli non sono difficili da decifrare. L’unità dei cristiani nella Chiesa non si rompe.

Pietro riconosce Gesù, non dal suo aspetto, ma da quello che fa, come i discepoli di Emmaus. Il suo aspetto è cambiato? È lo stesso? i Vangeli non lo dicono, ma una cosa è fondamentale, viene riconosciuto da quello che fa, dai Suoi gesti e dalle Sue parole.

Il mistero della Resurrezione interroga la nostra fede, noi non l’abbiamo visto, non conosciamo il Suo aspetto, forse oggi con gli studi sulla Sacra Sindone possiamo avvicinarci ad esso, ma abbiamo esperienza dei Suoi gesti, dello spezzare il pane, dell’invitarci ad amare senza calcoli, senza distinguo, a donare tutti noi stessi in risposta al Suo amore infinito.

La domanda è: lo riconosceremmo incontrandolo oggi? O saremo pronti a correre dietro a chi ci promette il Paradiso sulla terra senza sforzo, impegno, fatica e generosità?

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Roberta Simini

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