Fratelli d’Italia omaggia Sergio Ramelli: un francobollo nel 50° anniversario della sua scomparsa

Fratelli d’Italia ricorda Sergio Ramelli, martire della Libertà di Pensiero

Editoriale

Un francobollo commemorativo onora la memoria del giovane Sergio Ramelli, vittima della cieca intolleranza ideologica. Un gesto che invita alla riflessione sul valore del rispetto democratico e sul rifiuto di ogni forma di violenza.

Mezzo secolo è trascorso da quel tragico 29 aprile 1975, giorno in cui Sergio Ramelli, un giovane di soli 18 anni, lasciò questo mondo a causa della brutale aggressione subita per la sua lealtà alle proprie idee. Oggi, a cinquant’anni da quella ferita ancora viva nella coscienza civile, l’Italia, attraverso un gesto simbolico di profonda risonanza democratica, onora la sua memoria.

Il Ministero delle Imprese e del Made in Italy (MIMIT) ha emesso un francobollo commemorativo, un omaggio che vuole restituire dignità a un ragazzo la cui giovane vita fu spezzata per aver esercitato il diritto fondamentale di esprimere il proprio pensiero.

Ricordare Sergio Ramelli non significa solo ripercorrere una pagina dolorosa della nostra storia, ma anche rinnovare un impegno collettivo verso i valori della democrazia e del rispetto per ogni singola esistenza. Era il 13 marzo 1975 quando, nei pressi della sua scuola nella vivace zona Città Studi di Milano, Sergio fu vittima di un atto di inaudita violenza.

Estremisti di sinistra, legati ad Avanguardia Operaia, lo assalirono con la furia cieca dell’intolleranza, colpendolo con chiavi inglesi fino a ridurlo in un coma profondo. Dopo 47 giorni di sofferenza, la sua giovane vita si spense, condannando anche la sua famiglia ad una morte eterna

Quale fu la sua “colpa”? Aver osato esprimere una critica, in un tema scolastico, nei confronti delle Brigate Rosse. Un atto di libertà intellettuale che, in un clima di crescente polarizzazione, gli costò caro: l’emarginazione dalla sua scuola, l’Istituto tecnico “Molinari”, e la necessità di proseguire gli studi privatamente.

La sua storia è un monito severo contro l’odio ideologico che, in quegli anni, serpeggiava nel tessuto sociale, dove il dissenso politico veniva soffocato con la brutalità della violenza fisica e verbale. La morte di Sergio non placò l’onda di intolleranza: scritte offensive imbrattarono i muri di Milano, alimentando un clima di ostilità che si insinuò persino tra i banchi di scuola.

Solo anni dopo, grazie alla confessione di uno degli aggressori, la giustizia compì i primi, pachidermici passi. Nel 1985, i responsabili furono arrestati e, nel 1989, condannati per omicidio volontario, sebbene le pene vennero successivamente ridotte. Ma al di là delle sentenze, il peso della responsabilità morale di un atto così vile rimane una cicatrice indelebile sulla coscienza democratica del Paese.

Per Fratelli d’Italia, questo gesto di memoria assume un significato profondo: “Ramelli rappresenta tutte le vittime dell’intolleranza ideologica. Custodirne la memoria non è solo un dovere politico, ma un atto di giustizia civile. Il suo sacrificio richiama tutti a riflettere sull’importanza del rispetto reciproco e della convivenza democratica”.

Parole che risuonano con forza, invitando a una riflessione collettiva sul valore inestimabile della libertà di pensiero e sulla necessità di costruire una società in cui il confronto civile e il rispetto per le diverse opinioni siano i pilastri fondamentali.

Mentre la comunità civile ricorda un giovane coraggioso, la cui unica “colpa” fu quella di esprimere liberamente le proprie idee, una domanda sorge spontanea: cosa ci insegna oggi la sua tragica storia? Quanto cammino dobbiamo ancora percorrere per costruire una società che sappia accogliere il dissenso senza ricorrere alla violenza, che sappia onorare la pluralità delle voci come ricchezza e non come minaccia?

La memoria di Sergio Ramelli ci spinge a non dimenticare, a vigilare costantemente affinché simili orrori non si ripetano mai più, e a coltivare, giorno dopo giorno, i semi di una convivenza autenticamente democratica e rispettosa di ogni essere umano

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Fratelli d’Italia ricorda Sergio Ramelli

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Elvira Zammarano

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