Don Nicola D’Onghia arrestato ai domiciliari
Misura restrittiva decisa per il decesso della trentaduenne Fabiana Chiarappa
Svolta nel caso della tragica morte di Fabiana Chiarappa a Turi: il sacerdote don Nicola D’Onghia è stato posto agli arresti domiciliari. La decisione del GIP si fonda sul concreto pericolo di inquinamento probatorio e di reiterazione del reato.
L’inchiesta sulla tragica scomparsa di Fabiana Chiarappa, la giovane trentaduenne che ha perso la vita in un incidente stradale nel territorio di Turi il 2 aprile 2025, registra un’evoluzione significativa. Nelle prime ore di oggi, i Carabinieri della stazione locale hanno dato esecuzione a un’ordinanza di custodia cautelare che dispone gli arresti domiciliari per D’Onghia Nicola. Il provvedimento restrittivo, emesso dal Giudice per le Indagini Preliminari del Tribunale di Bari a seguito della richiesta avanzata dalla Procura, contesta al sacerdote i gravi reati di omicidio stradale aggravato dalla fuga dal luogo del sinistro e di mancato soccorso alla persona in pericolo.
Le investigazioni, condotte con scrupolo e metodo dagli inquirenti, hanno comportato una complessa attività di raccolta e analisi di molteplici elementi probatori. In particolare, l’attenzione si è concentrata sull’acquisizione e la scrupolosa visione delle registrazioni dei sistemi di videosorveglianza, sia pubblici che privati, situati nella zona in cui si è verificato il drammatico evento.
Un ruolo di primo piano hanno rivestito gli accertamenti tecnici di natura medico legale, espletati con la partecipazione di consulenti tecnici di parte, e gli esami di natura tecnica, realizzati sui veicoli coinvolti e sull’area del sinistro dal consulente tecnico nominato dall’autorità giudiziaria e dalla Sezione Investigazioni Scientifiche dei Carabinieri.
Questi ultimi accertamenti, svolti garantendo il contraddittorio tra le parti, si sono focalizzati specificamente sull’individuazione di eventuali tracce ematiche presenti sul veicolo condotto dall’indagato, che potessero essere collegate alla vittima.
Parallelamente a queste attività, gli investigatori hanno proceduto alla raccolta di dati ed elementi da persone informate sui fatti al fine di ricostruire con la massima precisione la dinamica degli eventi. L’intera attività investigativa è stata coordinata con attenzione dalla Procura della Repubblica di Bari e portata avanti con dedizione dai Carabinieri della Stazione di Turi.
La decisione di applicare una misura cautelare, ritenuta necessaria dalla Procura e condivisa pienamente dal Tribunale, si fonda sulla sussistenza di un duplice e concreto pericolo: la possibilità di alterazione o dispersione delle prove e il rischio di reiterazione di condotte criminose analoghe a quelle contestate.
È fondamentale sottolineare che la Procura di Bari, nel pieno rispetto dei principi giuridici, precisa che, nella fase attuale del procedimento, l’indagato non può essere considerato colpevole dei reati che gli vengono attribuiti. Questo deriva direttamente dal principio cardine della presunzione di innocenza, sancito dalla legge, in quanto non sussiste ancora una sentenza di condanna definitiva e le indagini sono tuttora in corso per accertare in modo completo la verità dei fatti.
Per ulteriori informazioni, visitare e seguire le piattaforme di informazione WideNews, disponibile al link https://www.widenews.it/ e la pagina Facebook https://www.facebook.com/WideNewsNotizieDalWebb.
Don Nicola D’Onghia arrestato ai domiciliari