“Le Parole che cercano Dio”: Rubrica Teologica a cura di Roberta Simini

“Le Parole che cercano Dio” di Roberta Simini

Una nuova voce autorevole arricchisce WideNews con l’inaugurazione della rubrica “Le Parole che cercano Dio”. A guidarci in questo percorso teologico sarà Roberta Simini, scrittrice, teologa e profonda conoscitrice dell’esegesi patristica, forte della sua esperienza didattica presso la Facoltà teologica pugliese.

IL GRANDE SABATO SANTO

La liturgia della Settimana Santa, giustamente, pone l’accento sull’ultima cena di Gesù con i suoi discepoli e sull’istituzione dell’Eucarestia, nel Giovedì Santo, sulla Passione e morte nel Venerdì Santo e sulla Resurrezione nella Domenica di Pasqua, il silenzio accompagna, invece, il Grande e Santo Sabato, giorno della discesa di Gesù nel regno dei morti. Silenzio carico di attesa, di dolore e di speranza, ma questo non è un momento meno importante, meno significativo.

La Chiesa è vuota, non c’è Gesù nel Tabernacolo, il suo sportellino è spalancato, assenti le particole consacrate. Guardare quel tabernacolo vuoto dà un senso di solitudine, quasi di abbandono, sembra di provare lo sgomento dei discepoli, della madre, delle donne, alla morte di Gesù, solo la certezza che di lì a poco sarà di nuovo con noi fino alla fine dei tempi, scalda il cuore, scosso da quel silenzio.

Ma in quel silenzio, in quella solitudine si compiono eventi meravigliosi, straordinari.

Gesù scende negli inferi, lì dove il peccato originale aveva confinato anche le anime dei giusti, dei Patriarchi, dei Profeti, dei santi e delle sante, che non potevano ancora godere della presenza di Dio. L’attesa era la cifra di quel luogo, non di dolore, ma di speranza. Ed ecco: “Tutto è compiuto”!

Gesù scende con la Sua Divinità e la Sua Anima Umana nel luogo dell’attesa.

Afferra con le sue mani Adamo ed Eva e con essi tutta l’umanità maschile e femminile, secondo il progetto del Padre. “Tutto è compiuto”! Siamo salvi, la via per il Paradiso è riaperta, il Suo sacrificio ci ha strappati alla morte, all’assenza, alla solitudine dell’anima.

La Pasqua è liberazione, passaggio dalla schiavitù del peccato alla libertà dei figli di Dio, un evento grandioso che innalza l’umanità fino alla Divinità.

Dio ci ha amati tanto da mettere il Suo Unigenito nelle mani dei peccatori, di noi uomini e donne carnali, pieni di difetti, di desideri a volte sfrenati, ma comunque considerati degni di un amore così grande da superare le barriere della vita e della morte.

Nella mia parrocchia c’era un quadro che raffigurava la discesa di Gesù agli inferi e la liberazione dell’umanità.  L’hanno coperto, vi hanno posto davanti una statua di San Nicola, Ma coprire e sottacere questo evento priva tutta l’economia della salvezza di senso. Da cosa ci avrebbe salvati? Noi comunque moriamo, i nostri cari muoiono, in che senso la morte è stata sconfitta? Se ignoriamo la discesa di Gesù negli inferi, che non sono l’inferno, perché lì non c’è salvezza, come è stata sconfitta la morte per noi?

La spada fiammeggiante e il Cherubino che chiudevano simbolicamente la via d’accesso al Regno di Dio sono stati licenziati, al prezzo di tutto il sangue del Figlio di Dio fatto uomo, Vero Dio e Vero Uomo.

Per questo la Liturgia canta: Felix culpa, felice la colpa che meritò un tale riscatto.

San Paolo ci avverte, siamo stati riscattati a carissimo prezzo, cerchiamo di non dimenticarlo mai e di essere degni di tanto amore. Perché è l’amore di Dio per questa Sua creatura ribelle, inaffidabile, che si rivela completamente in questa Santa Settimana.  

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“Le Parole che cercano Dio”

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Roberta Simini

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