Aborto in Italia: Dati ISS 2023, tendenze e accessibilità

Aborto in Italia, i dati ISS 2023

Analisi approfondita rivela tendenze e disparità regionali nelle interruzioni di gravidanza, con un focus sulla crescente adozione del metodo farmacologico.

Un recente aggiornamento dell’Istituto Superiore di Sanità (ISS) offre uno spaccato dettagliato sulle dinamiche relative all’aborto in Italia nel corso del 2023. Attraverso una piattaforma interattiva, l’ente ha reso consultabili i dati relativi alle strutture sanitarie che erogano servizi di interruzione volontaria di gravidanza (IVG), fornendo un quadro numerico essenziale, seppur parziale, sull’applicazione della Legge 194.

Le cifre rese pubbliche dall’ISS parlano chiaro: nel 2023 sono state registrate 65.493 IVG. Un dato che, rapportato alle 379.890 nascite avvenute nello stesso periodo, evidenzia come circa il 14,7% delle gravidanze si sia concluso con un’interruzione. Un elemento di rilievo emerge dall’analisi delle metodologie adottate: in quasi il 60% dei casi (58,4%), si è fatto ricorso all’opzione farmacologica.

La panoramica regionale svela una realtà eterogenea. Se da un lato si riscontrano eccellenze come l’Ospedale Maggiore di Bologna, dove la quasi totalità delle IVG (99,8%) avviene tramite farmaco, dall’altro persistono almeno 45 strutture sanitarie in cui l’approccio chirurgico rimane l’unica possibilità offerta alle donne. Questa disparità territoriale solleva interrogativi sulle ragioni organizzative e cliniche che sottendono tali scelte.

Come evidenzia Antonella Cromi, professoressa di Ginecologia all’Università dell’Insubria, la preferenza per l’aborto farmacologico, da un punto di vista clinico, dovrebbe essere incentivata. Tuttavia, a livello organizzativo, questa modalità presenta maggiori complessità, richiedendo due accessi in struttura a distanza di 48 ore, a differenza dell’intervento chirurgico che si esaurisce generalmente in un unico ricovero diurno. La disponibilità di personale medico non obiettore gioca un ruolo cruciale: la presenza limitata di tali professionisti in determinati giorni della settimana può di fatto precludere l’accesso all’IVG farmacologica.

Un ulteriore fattore che incide sulla tipologia di intervento è l’età gestazionale. La normativa italiana prevede un limite di nove settimane per l’aborto farmacologico. Eventuali ritardi nell’accesso ai servizi sanitari possono quindi superare tale soglia, rendendo inevitabile il ricorso alla chirurgia. I dati ISS sembrano confermare questa correlazione, mostrando una tendenza all’aumento delle IVG farmacologiche nelle regioni dove l’accesso precoce alla procedura è più agevole.

Sebbene i dati forniti dall’ISS rappresentino un passo avanti nella trasparenza, un’informazione cruciale rimane assente: il numero di medici e infermieri obiettori di coscienza. Questa lacuna informativa impedisce una valutazione completa sull’effettiva accessibilità all’aborto per le donne, come sottolineato nel libro inchiesta “Mai dati”. La concentrazione di personale obiettore in alcune strutture può rappresentare un ostacolo significativo all’esercizio di un diritto sancito dalla legge.

Pertanto, i dati ISS sull’aborto in Italia nel 2023 offrono uno sguardo importante sulle tendenze in atto, evidenziando una crescente diffusione del metodo farmacologico ma anche significative disparità territoriali.

La mancanza di informazioni sul personale obiettore rimane un nodo cruciale per comprendere appieno le sfide che le donne incontrano nell’accesso a questo diritto fondamentale. Una maggiore trasparenza e un impegno costante per garantire un accesso equo e sicuro all’IVG rimangono obiettivi prioritari per la sanità pubblica italiana.

Aborto in Italia dati ISS 2023

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Elvira Zammarano

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