Il drammatico ciclo della storia

“Tempi difficili creano uomini forti. Uomini forti creano momenti buoni. Tempi buoni generano uomini deboli. Uomini deboli creano tempi difficili.” 

Per la mia riflessione parto da questa citazione di G. Michael Hopf, che a mio parere riassume proprio il ciclo della storia dell’uomo. In questo momento ma, è sempre una mia opinione, abbiamo superato la terza frase e siamo assistendo anzi, nostro malgrado, vivendo e sulla nostra pelle la quarta fase: l’ultima del ciclo prima che tutto si riavvii. 

Il lungo periodo di pace trascorso dal ’45 ai giorni nostri, sembra proprio non abbia giovato molto e che le esperienze passate non abbiano insegnato nulla anzi…Per quanto riguarda la cultura, l’intelligenza o in generale quelle che venivano chiamate “virtù umane” penso che ci stiamo muovendo su di un piano inclinato in discesa e sul quale stiamo acquistando velocità.

Perché in ogni campo dell’umanità vedo un degrado, un decadimento crescente.

Ad esempio posso parlare di guerra: mi si potrà dire che il mondo non è mai stato in pace neppure dopo la fine del secondo conflitto mondiale. Ok, però a me sembra che negli ultimi anni la situazione sia precipitata. Vedo quasi voglia, desiderio ormai diffuso di farsi molto male, di autoannientarsi. 

Se parlo di rapporto tra generi e anche lì, sì sarà che le tecnologie ci fanno conoscere molto di più gli episodi di violenza che si verificano, di quanto accadeva in passato; però non è accettabile che l’unico modo ormai conosciuto per risolvere un qualsiasi problema sia la violenza, quando non la crudeltà.

Situazione donne in cui certo la situazione gravissima è letteralmente drammatica ma, posso parlare di personale della sanità e dell’istruzione dove anche lì si assiste a violenze o cose non proprio normali ma, in ogni dove per strada, perfino in casa.

Ovunque aggressività, brutalità, crudeltà, prepotenza, soprusi, prevaricazione, sopraffazione, maltrattamenti, abusi che possono avvenire sia in forma fisica che psicologica. Ma dove nascono questi atteggiamenti o comportamenti. A mio parere, nascono nel primo ambiente in cui noi viviamo, in cui respiriamo: la “famiglia”.

La famiglia quella entità che sta scomparendo, ritenuta inutile e sorpassata, proprio perché le figure più importanti della nostra vita: la madre e il padre non sono più in grado o non vogliono essere in grado di svolgere il loro ruolo, il loro compito.

Ho usato madre e padre anche se un giudice ha deciso, e anche per me, che io non possa chiamare più mamma e papà ma genitore 1 e genitore 2. Nella sua “mente” ha pensato che ai neonati si insegnerà a dire non “mammaaaaaa” ma “genitore11111” non “papaaaaaaa” ma “genitore222222”. 

Non si può sentire e neppure immaginare.

Preferisco non commentare perché potrei subirne le conseguenze, so solo che stiamo divergendo verso una “dittatura delle minoranze”, in una realtà stravolta per i più, dove inclusione è diventato prevaricazione, in cui tra non molto sarai costretto a vivere diverso, da emarginato, dove non potrai più avere tuoi usi, tradizione e diritti.

Ma, ho deviato, torno ai ruoli importanti, fondamentali, essenziali di madre e di padre, quando decidi di diventarlo, di esserlo devi assumerti anche la responsabilità. Nessuno ti obbliga a farlo, nessun medico ti impone di fare bambini. Come ai preti o alle monache di prendere i voti e di non farlo.

Quando lo fai, la tua vita deve cambiare. Dici ma, è la mia unica vita! Sì ma, non è più così perché non sei più solo, perché altrimenti crei il mondo in cui ci troviamo adesso.

Dove il padre al brutto voto del figlio non cerca di capirne il motivo ma, va subito a sferrare un pugno al professore, quando non lo abbia già fatto il figlio o nel migliore dei casi fa subito ricorso al Tar. I miei con me non facevano certamente questo!

Sì, mi si dirà un tempo si ricevevano “tante regole e poco affetto” dai propri genitori io rispondo “tanto affetto e poche o nessuna regola” hanno portato al fenomeno che viviamo oggi.  Siamo andati da un estremo all’altro. 

I figli di oggi, ovvio non tutti, non conoscono più cosa sia l’educazione, il rispetto, la disciplina, non riconoscono l’autorevolezza di un genitore, di un professore, di un uomo in divisa, ecc proprio perché sono cose che non hanno appreso, non hanno avuto da nessuno “l’esempio”, quel modello da portare avanti e da tramandare eventualmente ai posteri.

Tutto questo per negligenza o per incapacità o per cosa? Penso che quando si arriva al punto in cui una madre, aiuta il figlio a fare sparire il cadavere della sua ragazza ci sia da prendere provvedimenti seri, non bastano più semplici manifestazioni, slogan, messaggi o scarpe rosse.

No! Servono iniziative serie, anche se un po’ drastiche, perché, se ormai per questi genitori non c’è più nulla da fare, dobbiamo fare qualcosa soprattutto per i ragazzi e le ragazze adolescenti e giovani.

Partendo anche da molto piccoli, dove serve cultura generale, grammatica, poeti, musicisti, storia, geografia, matematica, arti ma, anche educazione sociale, educazione civica, il comportamento, la condotta non sono cose antitetiche, superate e antiche.

No! Perché i risultati li vediamo, li abbiamo costantemente sotto i nostri occhi. I programmi forse più creativi, più moderni portarli nelle attività pomeridiane, perché qui mancano le basi, le fondamenta e non i fregi architettonici.

Una volta c’erano i collegi, i convitti, le associazioni religiose o culturali e poi c’era la leva erano tutti luoghi di aggregazione e dove si imparava la vita in comune, il vivere insieme agli altri, con anche tutte i pregi e le difficoltà di questo.

O anche luoghi più semplici come edicole, cinematografi, biblioteche o anche le università non telematiche. Locali in cui stare, studiare, leggere o anche raccontarsi la vita.  Invece aumentano i casi di autolesionismo, bullismo e ritiro sociale.

Abbassare gli occhi su uno schermo, allontanandosi da tutto o incamerare, venire plagiati, quando non addirittura distrutti, da modelli sbagliati.

C’era lo sport semplice e vero fatto anche di gogliardici spogliatoi adesso, c’è la palestra, i macchinari e i personal trainer. Vedi ragazzi di vent’anni stressati, stanchi che hanno bisogno di relax, saune e massaggi ma, di cosa stiamo parlando…

Massaggi sì ma, celebrali per rimettere in moto quel cervello messo a riposo, sempre più spesso schiavo di mode fatte solo di essere, di mostrarsi, di apparire, quando non addirittura di alcool o droghe.

Giovani capaci poi di crollare alla più piccola difficoltà o non essere in grado di fare nulla di serio senza genitore1 e genitore2. E i genitori nel frattempo? O non sanno nulla, non conoscono i propri figli, non sanno nulla di loro chiedono aiuto all’esterno alla scuola, alla società, allo stato per colmare, risolvere o scaricare le loro incapacità o comodità.

Si arriva ad un senso estremo di complicità o stupidità che fa rivalizzare, sui social, madri e figlie, padri e figli in rapporti distorti, in effusioni affettuose, anche eccessive, a beneficio dei social per fare vedere come si è bravi e che bel rapporto esista 

Ragazzi e ragazze adolescenti o anche praticamente adulti, vittime di sentimenti stravolti in cui vengono chiamati “amore” dai genitori ma, dove l’affetto, la presenza, la vicinanza maschera comportamenti oppressivi, soffocanti di possesso, genitori che non si fanno da parte per lasciare i figli liberi di volare e anche di cadere.

Insomma dovremmo preoccuparci non solo per la crisi economica ma, anche e soprattutto per quella sociale, in una “pseudocultura” fondata sull’individualismo,

Una solitudine crescente malcelata da foto e immagini felici, in parte anche falsificate dalla tecnologia, in pratica immagini che spesso mostrano solo la decadenza di una civiltà senza speranza, priva di contenuti concreti.

Si pensa solo al cercare di stare bene,  all’io-oggi, adesso e subito, in realtà forse perché manca la fiducia nel domani, e quando manca la progettualità e non crediamo nel futuro resta solo un drammatico presente.

Talvolta mi viene in mente, per associazione storica, l’immagine della caduta dell’impero romano e di vivere una specie di sindrome dell’invasione barbarica.

D’altronde, anche dall’Europa l’unico penoso suggerimento, che ci viene proposto è quello di preparare, dotarci e tenere pronto il borsello di sopravvivenza. Avrei molto da dire, preferisco lasciare alla personale riflessione di chi avrà letto le mie strettamente personali considerazioni.

Il drammatico ciclo della storia

Condividi su:
Foto dell'autore

Roberto Kudlicka

Lascia un commento