Scontro tra Emiliano e i Medici di medicina generale
Tensione tra Regione Puglia e Medici: Il nodo dell’accordo integrativo diventa sempre più stretto
In Puglia, una tensione crescente si profila tra la Regione e i medici di medicina generale. Al centro del contendere vi è l’accordo integrativo regionale del 2007, recentemente cancellato dalla Giunta Emiliano con una delibera che sta sollevando un vespaio di polemiche. Questa decisione, descritta come un vero e proprio “cambio di passo” dal presidente Michele Emiliano, ha incontrato la ferma opposizione dei medici, che la considerano una “pistola puntata alla tempia”, minacciando di far saltare i delicati equilibri della sanità territoriale.
La delibera, approvata la scorsa settimana, stabilisce che, se entro il 15 maggio non verrà raggiunto un nuovo accordo con le organizzazioni sindacali, dal 1° gennaio 2026 non saranno più applicate le disposizioni dell’accordo del 2007. “È come una spada di Damocle”, commentano i medici, preoccupati per il possibile ritorno a una situazione di venti anni fa. Questa retrocessione potrebbe compromettere servizi cruciali come l’assistenza domiciliare e le vaccinazioni, oltre a mettere a rischio 2.000 posti di lavoro tra i collaboratori di studio.
Il Consiglio regionale della Fimmg non è rimasto in silenzio. Ha approvato all’unanimità una mozione che rigetta la decisione della Giunta Emiliano, considerandola un atto unilaterale su un provvedimento contrattuale. “Chiediamo l’immediata rettifica dell’atto”, afferma Antonio De Maria, segretario Fimmg Puglia, sottolineando che tale rettifica è fondamentale per riprendere il dialogo. “Verificheremo la legittimità degli atti assunti dalla Giunta”, ha aggiunto De Maria, lasciando aperta la possibilità di interventi legali.
Nonostante il termine fissato al 15 maggio per concludere i negoziati, la Regione non ha ancora convocato le parti per discutere il nuovo accordo. Intanto, la delibera prevede anche una redistribuzione degli 83 milioni di euro, precedentemente destinati ai medici di base. Queste risorse verranno ora ripartite tra assunzioni di nuovi infermieri, le Case della Comunità e i Presidi territoriali assistenziali, richiedendo ai medici di base di garantire un minimo di 12 ore di lavoro giornaliero nelle nuove strutture.
Il Sindacato Medici Italiani (Smi) ha esortato le altre sigle a unirsi per richiedere l’attuazione immediata dell’accordo già sottoscritto. “Siamo pronti a intraprendere le vie legali”, afferma il Smi, chiedendo alla Regione una convocazione urgente.
La delibera, tra le altre cose, punta a rafforzare l’assistenza domiciliare e territoriale, investendo 12 milioni di euro provenienti dal Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (Pnrr). Inoltre, prevede l’assunzione di personale infermieristico a supporto dei medici di medicina generale. Sarà questo l’inizio di una sanità “più vicina ai cittadini”, come sostenuto da Emiliano, o un passo verso il caos? Questo è il dilemma che la Regione dovrà affrontare.
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