Melchiorre sugli arresti di Noicattaro, “Un ulteriore passo avanti contro la mafia”
A Noicattaro, si è consumato un capitolo inquietante della lotta alla criminalità organizzata con il pesantissimo colpo sferrato al clan Misceo, grazie a un’operazione congiunta tra Procura di Bari, Guardia di Finanza e Arma dei Carabinieri, che ha portato all’arresto di 22 persone, fedelissimi del clan dedito al traffico di stupefacenti e a vari tentati omicidi.
Secondo le indagini, gli ordini partivano direttamente dal carcere di Secondigliano, giungendo fino alle strade del centro storico, dove il clan Misceo aveva stabilito il suo quartier generale. Un luogo che, nonostante la sua pittoresca apparenza, celava un mondo di violenza e omertà.
Le intercettazioni ottenute dal Gico hanno svelato una rete intricata di contatti tra il boss Misceo e figure di spicco della Camorra e della ‘Ndrangheta. Un dettaglio significativo è emerso: la “benedizione” sulle migrazioni tra clan, come quella di Arcangelo Telegrafo, il quale, dopo essere stato parte degli Strisciuglio, tornò nel 2021 con Misceo. Un ritorno segnato dalle parole del boss: “Lo zio ti perdona”.
Durante le indagini, le forze dell’ordine hanno effettuato diverse perquisizioni, tra cui quella a casa del “sacerdote” Alessandro Rubino. Qui è stato sequestrato un libro mastro manoscritto del clan, contenente tre fogli con il “Conto generale di tutto” e 67 nomi, presumibilmente clienti dei pusher. La complessità del sistema è evidenziata dai dettagli: il credito vantato a maggio 2020 superava i 135mila euro, suddivisi tra “materiale da pagare”, cioè partite di droga, “spese detenuti” e “cup settimana”, l’importo per i custodi di armi, soldi e droga.
Ma la lista dei crimini non finisce qui. Sono stati contestati tre agguati, tra cui il duplice attacco del 3 marzo 2021 in piazza Umberto contro Luciano Saponaro e Luca Belfiore, ordinato dal boss Giuseppe Annoscia. Un episodio che ha portato a quattro arresti eseguiti dai carabinieri. Inoltre, il tentato omicidio di Giuseppe Mazzei del clan Di Cosola, avvenuto l’8 giugno 2012, ha mostrato come i fili della violenza si intrecciassero fino a creare una rete impenetrabile.
Un altro episodio emblematico riguarda la contesa per una casa popolare. Dopo la morte del legittimo assegnatario, i clan hanno lottato per l’alloggio destinato al figlio del boss Annoscia. Quest’ultimo, deciso a riaffermare il suo dominio dopo una lunga detenzione, non ha esitato a inviare un messaggio inequivocabile attraverso la moglie, “Dategli, uccideteli a tutti così li cacciamo”.
In questo contesto di brutalità, la reazione delle istituzioni è stata ferma. Il senatore Filippo Melchiorre (Fdi), membro della Commissione parlamentare antimafia, ha dichiarato: “Un altro importante passo avanti nella lotta contro la criminalità organizzata, che dimostra l’impegno costante e la professionalità delle nostre forze dell’ordine sul territorio dell’area metropolitana di Bari”. Il Governo nazionale, ha aggiunto Melchiorre, “è determinato a combattere la mafia e a proteggere i cittadini onesti, attraverso iniziative mirate a migliorare le condizioni di lavoro delle forze dell’ordine e a incrementare la sicurezza pubblica”.
Melchiorre sugli arresti di Noicattaro, “Un ulteriore passo avanti contro la mafia”
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