Aggressione shock al Pronto Soccorso del San Paolo di Bari: Infermieri vittime di un 56enne malato psichiatrico

Aggressione shock al Pronto Soccorso del San Paolo di Bari

Ennesimo episodio di violenza nel nosocomio barese riaccende la polemica sulla mancata istituzione di un Pronto Soccorso dedicato ai pazienti con disturbi mentali.

Ancora una volta, la cronaca barese si tinge di un episodio di violenza inaudita che getta una luce sinistra sulle condizioni di lavoro del personale sanitario e sull’organizzazione dei servizi di emergenza.

Nella notte tra il 30 e il 31 marzo, il Pronto Soccorso dell’Ospedale San Paolo di Bari è stato teatro di un’aggressione brutale ai danni di due infermieri, un uomo di cinquant’anni e una giovane collega di soli 27. Autore del gesto, un cinquantaseienne italiano residente nel quartiere San Paolo, giunto in ambulanza presso la struttura ospedaliera.

L’uomo, immediatamente identificato al triage come paziente con precedenti psichiatrici, già in cura presso il SIM locale per diverse patologie e risultato positivo all’alcool e alla cocaina dagli esami tossicologici, era stato inizialmente posto su una barella in un corridoio adiacente alla sala Rossa in attesa degli esiti completi delle analisi.

I primi momenti sembravano tranquilli, ma la calma si è rivelata effimera. Senza apparente motivo, l’uomo si è scagliato con violenza inaudita contro l’infermiere cinquantenne, colpendolo con un pugno alle spalle. L’operatore sanitario, colto di sorpresa, è riuscito a malapena ad aggrapparsi a un arredo per non cadere, ma l’aggressore, tra improperi e minacce, lo ha afferrato alla gola, tentando di strangolarlo.

“Non potevo gridare, mi mancava il respiro. A un certo punto ho pensato di morire,” ha raccontato l’infermiere, ancora scosso dall’accaduto. “D’istinto ho cercato di liberarmi dalla stretta e l’ho spinto. Sono stati attimi tremendi in cui pensavo di soccombere e, allo stesso tempo, cercavo di non fare male alla persona che mi stava aggredendo.”

La furia dell’uomo, complice anche l’evidente stato di alterazione, lo ha portato a perdere l’equilibrio. Nel tentativo disperato di evitare che l’aggressore, cadendo, potesse farsi male, la giovane infermiera di 27 anni si è istintivamente lanciata per proteggerlo. Un gesto di altruismo e professionalità che è stato ripagato con una violenza inaspettata: l’uomo, fissandola negli occhi, le ha sferrato un calcio potentissimo alla tibia sinistra, scaraventandola a oltre un metro di distanza.

Intervento CISL

La ragazza, piegata dal dolore, non ha potuto far altro che rannicchiarsi a terra, stringendosi la gamba e lasciandosi andare al pianto. “In quel momento ho pensato solo a proteggere quell’uomo che era visibilmente ubriaco,” ha dichiarato con amarezza l’infermiera. “Non volevo che cadendo, nonostante l’aggressione al mio collega di cui porta ancora i segni, si facesse male. Il mio istinto professionale, il mio ruolo, in quel momento mi ha guidata e non ho pensato ad altro che ad aiutare quella persona che stava dando di matto senza motivi apparenti.”

Solo l’intervento di altri colleghi e dei carabinieri, giunti sul posto, è riuscito a placare l’aggressore, il quale, dopo ben due ore di caos e terrore all’interno della sala rossa, dove sostavano anche anziani e bambini, è stato finalmente preso in carico dalla psichiatra di turno.

Ma il prezzo di questa violenza è stato alto: per oltre un’ora, il Pronto Soccorso del San Paolo ha dovuto interrompere qualsiasi attività, con le ambulanze costrette a dirottare i pazienti verso altri ospedali, causando una grave interruzione di pubblico servizio.

L’episodio, dettagliatamente riportato in una relazione del primario inviata alla direzione generale e in una denuncia ai carabinieri, riapre una ferita purulenta nella sanità barese: come mai un ospedale grande e rinomato come il San Paolo, che serve un vasto bacino d’utenza, non dispone di un Pronto Soccorso psichiatrico?

Com’è possibile che pazienti con evidenti disturbi mentali vengano gestiti in un contesto inadeguato come un normale pronto soccorso, mettendo a rischio l’incolumità del personale sanitario e degli altri pazienti?

“Episodi di questo tipo sono capitati altre volte,” ha rivelato la giovane infermiera, con una punta di amarezza nella voce. “Per questo, sia il Primario che noi operatori sanitari abbiamo fatto richiesta alla direzione sanitaria di avere maggiori tutele in tal senso, con un apposito Pronto Soccorso in grado di provvedere adeguatamente alle prime cure dei malati psichiatrici. Ma nessuno ci ha mai risposto.”

E qui sorge spontanea una domanda: quanto ancora si dovrà aspettare prima che le istituzioni sanitarie prendano seriamente in considerazione la necessità di dotare strutture ospedaliere di primaria importanza come il San Paolo di Bari di un Pronto Soccorso psichiatrico?

Quanti altri infermieri dovranno subire violenze inaccettabili prima che vengano garantite loro le adeguate misure di sicurezza e un ambiente di lavoro protetto? Le risposte, ancora una volta, si fanno attendere, lasciando spazio a una crescente indignazione e a una legittima richiesta di maggiore attenzione verso chi ogni giorno si dedica alla cura e all’assistenza dei cittadini.

La professionalità e l’abnegazione degli infermieri del San Paolo meritano ben altro che calci e tentativi di strangolamento.

Attendiamo risposte concrete

Aggressione shock al Pronto Soccorso

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Elvira Zammarano

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