Ombromanto, l’inchiesta della Gdf di Reggio Emilia che coinvolge 12 pugliesi
La maxi inchiesta denominata “Ombromanto”, condotta dalla Guardia di Finanza di Reggio Emilia, ha svelato una frode fiscale di oltre 100 milioni di euro. Tra i 179 indagati figurano 12 persone originarie della Puglia, coinvolte in un complesso sistema di evasione fiscale che ha interessato tutta Italia.
Le indagini hanno svelato un’organizzazione criminale con base a Reggio Emilia, che operava tramite la creazione di società fittizie e l’emissione di fatture false. Il sistema permetteva indebite compensazioni di crediti inesistenti con debiti tributari reali, coinvolgendo circa 400 aziende. Tra queste, 40 fungevano da “cartiere” per emettere le fatture false, mentre le restanti beneficiavano delle compensazioni illecite.
Dalla Puglia emergono i nomi di Vincenzo Chirolli e Rocco Fabiano, rispettivamente di 62 e 63 anni, accusati di aver facilitato l’organizzazione tramite il procacciamento di clienti. Oltre a loro, l’elenco si allunga con Danilo Paracolli, Vittorio Martinucci, Graziano Nicola De Sole, Gianni Valente, Pietro Lafabiana, Annamaria Cardinale, Ismaele Del Vecchio, Cristian De Castro e Michele Potenza.
Il sistema fraudolento avrebbe generato introiti illeciti per circa 70 milioni di euro, parte dei quali prelevati in contanti e parte trasferiti su conti esteri. Notevole il coinvolgimento di professionisti, tra cui commercialisti e notai, che avrebbero apposto il “visto di conformità” sulle operazioni finanziarie, facilitando così il sistema fraudolento. In particolare, 22 professionisti risultano indagati, tra cui due notai bolognesi, uno dei quali definito un “genio del male”.
L’inchiesta è partita grazie a una segnalazione dell’Agenzia delle Entrate di Reggio Emilia, che ha evidenziato anomalie nei movimenti finanziari di uno degli indagati, considerato il “dominus” del sistema. Un sistema fraudolento che avrebbe creato una significativa voragine nelle entrate fiscali dello Stato, sottolineando l’urgenza di un’azione coordinata per contrastare tali fenomeni.
Il procuratore capo di Reggio Emilia, Calogero Gaetano Paci, ha espresso preoccupazione per la connivenza di professionisti che, pur non figurando nel decreto di sequestro, hanno contribuito all’operatività del sistema. “Reggio Emilia è al centro di un sistema economico patologico e di illegalità, dove a farne le spese è principalmente lo Stato”, ha dichiarato Paci, evidenziando come il fenomeno sia tuttora attuale.
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Ombromanto, l’inchiesta della Guardia di Finanza di Reggio Emilia che coinvolge 12 pugliesi