Giovanni Frajese, noto accademico, specialista in endocrinologia, interviene a difesa della (nostra) dieta mediterranea
Giovanni Frajese denuncia il tentativo di unificare l’alimentazione globale con un paper senza basi scientifiche.
L’ideologia green potrebbe presto rivoluzionare anche il nostro modo di mangiare. Un recente dibattito si è acceso intorno a un paper che proponeva l’introduzione di un “piatto unico” per tutte le latitudini, suggerendo una dieta standardizzata che avrebbe colpito pesantemente l’Italia e la dieta mediterranea. Questo studio, privo di solide basi scientifiche, è stato ritirato grazie all’intervento dell’endocrinologo Giovanni Frajese e di altri esperti, preoccupati per l’impatto che tali idee potrebbero avere sulla nostra salute e cultura alimentare.
Intervistato durante il programma “Un Giorno Speciale”, Frajese ha raccontato come è riuscito, insieme a un gruppo di professionisti, a far ritrattare un controverso studio pubblicato dalla Heath-Lancet Commission. Questo paper proponeva una dieta unica, sostenendo che l’umanità avrebbe dovuto limitare il consumo di proteine a circa 8 grammi al giorno, un quantitativo irrisorio per il fabbisogno umano.
Fra le preoccupazioni sollevate da Frajese, vi è la volontà di alcuni gruppi di potere di monopolizzare la produzione alimentare mondiale, favorendo l’introduzione di mega fattorie industriali. Queste strutture avrebbero lo scopo di produrre alimenti standardizzati, limitando la libertà alimentare e contribuendo a un controllo sempre maggiore delle risorse vitali, come cibo e acqua. “Il nostro cibo è da sempre un momento di scambio sociale. Ma ciò che vediamo ora è una crescente tendenza a isolare l’individuo”, ha affermato Frajese.
La difesa della dieta mediterranea è uno degli argomenti cardine del pensiero di Frajese. “La dieta mediterranea ha circa cinquantamila pubblicazioni scientifiche che ne dimostrano l’efficacia nella prevenzione di patologie”, ha spiegato l’endocrinologo, sottolineando come il nostro modello alimentare si basi su un equilibrio che contribuisce a ridurre il rischio di malattie.
Inoltre, il cibo rappresenta una parte integrante della nostra cultura, con profonde implicazioni non solo sulla salute, ma anche sulla socialità e sul benessere emotivo. Frajese ha evidenziato come la standardizzazione del cibo porterebbe all’impoverimento sensoriale e sociale degli individui, riducendo la convivialità e la varietà che caratterizzano la nostra alimentazione.
Il tentativo di imporre un piatto unico a livello globale rappresenta, secondo Frajese, una forma di controllo che va ben oltre la semplice alimentazione. “Se in futuro controlleranno ciò che mangiamo, così come l’acqua e altre risorse, si tratterà di un potere immenso concentrato nelle mani di pochi”, ha dichiarato. Questo scenario, alimentato da politiche legate a partnership pubblico-private, minaccia di spingere l’umanità verso un sistema di gestione delle risorse sempre più monopolizzato.
Frajese ha poi esposto una preoccupazione ulteriore legata all’introduzione di alimenti a base di insetti, come parte di questo disegno globale. “All’interno degli insetti c’è la chitina, un composto che il nostro corpo non riesce a digerire”, ha spiegato l’endocrinologo, mettendo in guardia contro i potenziali rischi per la salute legati a questi nuovi tipi di alimenti. “Chi decide che dobbiamo mangiare larve, insetti e un po’ di verdura?” si è chiesto, lasciando aperta una riflessione sull’origine di queste decisioni e sui reali benefici.
Il Professore, ha poi concluso il suo intervento con una riflessione più ampia, legata non solo alla salute fisica, ma anche a quella culturale e spirituale. “Non è un caso che vengano proposte solo cose che non stimolino il fisico né l’animo umano verso qualcosa di bello”, ha affermato. Secondo lui, la difesa della dieta mediterranea non è solo una battaglia alimentare, ma una lotta per preservare la bellezza e il senso della vita.
Per Frajese, il rischio di impoverimento culturale è evidente: riducendo la varietà e la qualità del cibo, si riduce anche la nostra capacità di apprezzare la bellezza del mondo che ci circonda. “In futuro, la battaglia sarà anche per la bellezza”, ha concluso l’endocrinologo, sottolineando come la difesa della nostra cultura alimentare sia fondamentale per preservare l’umanità e il suo spirito creativo.
Giovanni Frajese interviene a difesa della dieta mediterranea