Fratellini di Gravina
La Procura di Bari ha respinto la richiesta di riaprire le indagini sui fratellini di Gravina, ritenendo che non ci siano nuove prove per giustificare ulteriori investigazioni.
La Procura di Bari ha respinto la richiesta di riapertura delle indagini sul tragico caso di Francesco e Salvatore Pappalardi, meglio conosciuti come Ciccio e Tore, i fratellini di Gravina in Puglia, scomparsi il 5 giugno 2006 e ritrovati morti nel febbraio 2008 in una cisterna abbandonata. La madre, Rosa Carlucci, e la sorella dei due bambini, Filomena Pappalardi, assistite dall’avvocato Giovanni Ladisi e dal consulente Rocco Silletti, avevano presentato la richiesta di riaprire le indagini per fare luce su alcuni aspetti ancora oscuri della vicenda.
Il procuratore aggiunto di Bari, Ciro Angelillis, ha firmato il provvedimento che respinge la richiesta, spiegando che “non sussistono i presupposti per una nuova indagine”. Secondo la Procura, mancano nuovi elementi che giustifichino un riesame delle prove già acquisite o delle circostanze esaminate in passato. “Non solo non emergono nuove fonti di prova,” si legge nel documento, “ma non ci sono esigenze di rivalutare le investigazioni condotte finora.”
La famiglia Pappalardi aveva chiesto che venisse rivalutato l’orario esatto della caduta dei bambini nella cisterna, suggerendo che potesse essere avvenuta più tardi rispetto a quanto ipotizzato dagli inquirenti. Inoltre, avevano sollevato dubbi su alcune testimonianze ritenute contraddittorie e sulla presenza di un farmaco sedativo trovato vicino ai corpi dei due fratellini. Tuttavia, la Procura ha ritenuto che questi elementi non siano sufficienti a riaprire le indagini.
Il caso dei fratellini di Gravina ha scosso profondamente l’Italia. Dopo la loro scomparsa nel giugno del 2006, la vicenda ha mantenuto il Paese in uno stato di apprensione fino al febbraio 2008, quando un ragazzino di 12 anni cadde nello stesso rudere in cui si trovavano i corpi di Ciccio e Tore. Il 12enne venne salvato dai soccorsi, ma fu proprio grazie a questo incidente che i cadaveri dei fratellini furono scoperti.
Prima del ritrovamento, il padre dei bambini, Filippo Pappalardi, era stato arrestato nel novembre 2007 con l’accusa di duplice omicidio e occultamento di cadavere. Tuttavia, le accuse si rivelarono infondate, e l’uomo fu scarcerato dopo cinque mesi, con la sua posizione completamente archiviata.
Nonostante il drammatico epilogo, la famiglia Pappalardi ha continuato a chiedere giustizia, spingendo verso nuove indagini che potessero chiarire i dubbi ancora irrisolti. Già in passato erano state avviate nuove investigazioni, ma queste si erano concluse con un’archiviazione confermata anche dalla Corte di Cassazione.
Parallelamente alle questioni penali, la madre e la sorella dei fratellini hanno avviato una causa civile contro il Comune di Gravina e la società proprietaria del rudere, chiedendo un risarcimento per la mancata sicurezza del luogo. La causa è stata respinta sia dal tribunale di primo grado che dalla Corte d’Appello di Bari, ma la famiglia ha fatto ricorso in Cassazione, dove il procedimento è ancora pendente.
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