Nessun beneficio speciale a carabiniere ferito per sedare una rissa, per la Cassazione “non è vittima del dovere”

Sentenza di Cassazione nega benefici speciali a Carabiniere ferito durante un pattugliamento

Una sentenza della Cassazione ha stabilito che un maresciallo dei carabinieri ferito per sedare una rissa non può essere riconosciuto vittima del dovere, negando così i benefici speciali relativi alla pensione privilegiata.

In una recente sentenza che ha suscitato dibattiti sulla definizione di “vittima del dovere”, la Corte di Cassazione ha negato i benefici speciali a un maresciallo dei carabinieri ferito mentre tentava di sedare una rissa tra automobilisti. La decisione, siglata con la sentenza numero 22778, ha respinto il ricorso del militare che era stato ferito gravemente durante l’intervento.

Secondo quanto emerso in tribunale, l’incidente si è verificato mentre il maresciallo era in pattuglia, un compito considerato di routine per le forze dell’ordine. La Corte ha sottolineato che intervenire in risse o altri incidenti simili non va oltre le responsabilità ordinarie dei carabinieri e, di conseguenza, non rientra nella categoria degli eventi che qualificano il personale per i benefici derivanti dal riconoscimento come vittima del dovere.

Il carabiniere aveva sostenuto che l’intervento non fosse una situazione ordinaria, data la natura violenta della rissa e le gravi lesioni subite. Tuttavia, la Corte d’Appello, confermando la decisione del Ministero dell’Interno, ha ritenuto che l’azione non rappresentasse un contrasto alla criminalità organizzata né comportasse un rischio specifico oltre quello normalmente associato al suo ruolo.

Il maresciallo ha commentato la decisione con amarezza: “Ho agito per proteggere la comunità, pensando di fare il mio dovere. È sconcertante non vedere riconosciuto il rischio e il sacrificio che questo comporta.”

L’interpretazione della legge da parte della Corte ha portato a precisare che il rischio di imbattersi in situazioni pericolose durante un pattugliamento è considerato normale, e non sufficiente per attribuire lo status speciale richiesto per ottenere benefici come una pensione privilegiata. Questa decisione solleva questioni importanti sulle aspettative e le protezioni accordate ai membri delle forze dell’ordine durante l’esecuzione dei loro compiti

La sentenza non solo definisce ulteriormente i criteri di riconoscimento per i benefici legati al servizio, ma solleva anche domande sul supporto e sul riconoscimento che lo stato fornisce ai suoi servitori pubblici in situazioni di pericolo evidente.

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Elvira Zammarano

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