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Bari – “I Bartoli”, quando judo, sport e altruismo s‘incontrano

La bellezza esiste e possiamo osservarla in una infinità di cose. Oggi, è sicuramente più facile ricordare ciò che è brutto, tragico e addolora, perché a fare notizia, come sappiamo, sono più le situazioni che creano sconcerto e danno sociale che quelle che riempiono il cuore di speranza. Ma questo non può impedirci di menzionare coloro che dedicano ogni giorno e ogni momento della loro vita al bene degli altri. Tra queste sicuramente ci sono le persone che fanno parte o costituiscono le associazioni.

Sono loro che fanno la differenza in una società ‘liquida’ come la nostra dove il bello e il buono diventano trasparenti, rispetto alla malvagità. Persone come “I Bartoli”, per esempio, che quando hanno fondato l'”ASD CENTRO JUDO SANKAKU”, nata nel 1978, a Bari, avevano un unico obiettivo, aiutare, attraverso lo sport e il judo in particolare, gli altri. Soprattutto i meno fortunati. Abbiamo intervistato Dino Bartoli, fondatore della società sportiva che vanta una lunga e virtuosa tradizione, e che ha avuto il coraggio di ripartire nonostante le difficoltà legate alla pandemia.

Lo storico “CENTRO JUDO SANKAKU” nasce con quali obiettivi?

“Intanto sono un maestro di judo, di quelli convinti che con lo sport si possano veicolare valori come il rispetto e il riconoscimento dell’altro, la condivisione, che si possano annullare differenze, superare frustrazioni, perché lo sport insegna anche a perdere, nel senso che attraverso lo sport si può comprendere che una sconfitta è legata a un momento della vita e non alla vita intera. Esattamente come vincere. Lo sport ti dà la possibilità di guardare l’altro negli occhi per comprenderne debolezze e ricchezze, specie se si tratta di disabili. Grazie allo sport si può crescere in maniera sana ed equilibrata sia a livello personale che atletico. Ed è questo ciò che ci ha spinti a creare nel 1978 l’ASD, e ora, a distanza di tanti anni, possiamo affermare di aver creato un gruppo sempre più grande, compatto e soprattutto entusiasta dei risultati raggiunti”.

Bari – “I Bartoli”, quando judo, sport e altruismo s‘incontrano

Il Judo, come mai ci sono tanti luoghi comuni su questo sport?

“Il fatto è che per molte persone il judo è un apprendimento della violenza. O addirittura una tecnica orientata al miglior impiego della violenza. In realtà, cerchiamo di vedere la cosa da un punto di vista più oggettivo e veritiero in modo da poter dire che questo sport, invece, è il miglior impiego dell’energia. La differenza fra queste due interpretazioni, credetemi, è enorme. Per questo fin dal principio, tra i nostri obiettivi c’era quello di incrementare l’interesse e l’attaccamento al judo, convinti che non basta solo l’insegnamento della tecnica in palestra, ma che bisogna stimolare nei nostri giovani le giuste motivazioni che devono andare oltre il gesto tecnico”.

So che avete avuto diversi importanti riconoscimenti

“Questa cosa ci onora in quanto ci fa comprendere che il nostro lavoro, quello che abbiamo fatto finora e che facciamo e che ancora faremo sia importante per la società in cui viviamo. Le tante benemerenze e le attestazioni di stima ricevute – la stella CONI per meriti sportivi, la cintura  biancorossa, le tantissime medaglie dei nostri ragazzi e i risultati raggiunti -, sono la prova tangibile di quello che dico, frutto, del resto dello scambio di esperienze e di un continuo confronto”.

Il Covid, la pandemia, le chiusure… Come avete superato quel momento?

“Il 2020 è stato l’anno del disastro per noi e per tutti. Un anno che ci ha messo a dura prova. Dopo sei mesi di agonia, durante i quali dovevamo far fronte a tutti gli obblighi economici – dagli affitti del locale alle utenze -, siamo stati costretti a chiudere perché non riuscivamo a sostenere tutti gli impegni. Ora, però, grazie anche ai miei figli Luigi e Ivana, siamo ripartiti con una nuova energia. Sono onorato di essere supportato da loro perché hanno dato lustro al ‘nostro passato’. Un passato che ha lasciato la sua indelebile impronta. Ecco perché l’associazione adesso si chiama “I BARTOLI”.

Vi siete interfacciarti anche con le scuole?

“Certamente. Anzi, vorrei cogliere l’occasione per ringraziare il Comune di Bari, con cui abbiamo sempre collaborato, che ci ha consentito di continuare la nostra attività disciplinare all’interno dei plessi scolastici Massari – Galilei e Japigia 1 Verga, grazie all’interesse delle due Dirigenti, Alba De Cataldo e Patrizia Rossini. La verità è che siamo sempre stati nel sociale con mille iniziative, una fra tutte che mi onora in modo particolare dedicata a un gruppo di ragazzi disabili che curo personalmente da oltre 12 anni insieme all’associazione SIDERIS. A tal proposito, anche qui, vorrei ringraziare la Fondazione con il Sud che ci ha dedicato 15 pagine della sua opera “NUOVI SENTIERI PER LA DISABILITA’. Per noi un motivo di grande orgoglio. Adesso l’attività agonistica è supportata da mio figlio, mentre io mi dedico alle nuove generazioni che hanno tanto bisogno di punti di riferimento”.

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Elvira Zammarano

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