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Consumo di suolo, dinamiche territoriali e servizi ecosistemici”, l’ultimo rapporto del Snpa

A margine uno stralcio del Rapporto Snpa

Per la Puglia, “In cima alla classifica c’è la provincia di Foggia”

“Il consumo di suolo continua a trasformare il territorio nazionale in modo veloce e crescente”.
A riferirlo, l’ultimo rapporto pubblicato dal Sistema nazionale per la protezione dell’ambiente (Snpa) che, insieme alla cartografia e alle banche dati di indicatori disponibili per ogni comune italiano, fornisce il quadro aggiornato dei processi di trasformazione della copertura del suolo e permette di valutare il degrado del territorio e l’impatto del consumo di suolo, dell’urbanizzazione e delle infrastrutture sul paesaggio e sui servizi ecosistemici. “Nell’ultimo anno – si legge nel documento – le nuove coperture artificiali hanno riguardato altri 76,8 km2, il 10,2% in più del 2021”, ovvero 21 ettari al giorno (negli ultimi 11 anni il valore più elevato è stato di 20 ettari).

“Anche in Puglia si è continuato a consumare suolo occupando ulteriori 718 ha di terra”, sono le parole di Giovanna Amedei, presidente dell’Ordine dei geologi della Puglia (Org) pronunciate il giorno dopo la pubblicazione del rapporto.

“In cima alla classifica – continua la presidente – c’è la provincia di Foggia con 313 ettari, seguita da Bari con 136, Lecce con quasi 116, Bat con quasi 74, Brindisi con oltre 44 e Taranto con quasi 35 ettari. Facendo un bilancio negli ultimi 6 anni sono stati consumati quasi 160mila ettari di suolo. E così – ribadisce la geologa – si continua a trascurare lo stretto legame tra il cambiamento climatico, la qualità ambientale e il consumo di suolo”.

Tra l’altro – ricorda  Amadei  – l’aumento di suolo edificato e impermeabilizzato, a differenza di quello vegetale, comporta conseguenze molto pesanti sotto l’aspetto della sicurezza, in quanto viene meno la capacità drenante dei suoli e quindi aumenta il rischio idrogeologico e geomorfologico riducendo la quantità di terreno disponibile per l’agricoltura e la coltivazione di prodotti, ma anche la capacità dell’ambiente di assorbire CO2 e quindi di contrastare l’effetto serra e le sue conseguenze spesso mortali”, infine, sottolinea la professionista, “Serve con urgenza legiferare in tema, porre limiti precisi e farli rispettare e questo ricordando che il suolo è una risorsa fondamentale per la vita, limitata e non rinnovabile che custodisce più di un quarto della biodiversità del nostro pianeta. Consumare suolo vuol dire ridurre ogni anno quel substrato che è vitale per tutti noi esseri viventi”.

La crescita delle superfici artificiali ha interessato 2,4 metri quadrati di suolo ogni secondo ed è stata solo in piccola parte compensata dal ripristino di aree naturali, allontanando così l’obiettivo di azzeramento del consumo di suolo netto, che, negli ultimi dodici mesi, è invece risultato di 70,8 km2 (19,4 ettari al giorno, 2,2 m2/sec), di cui 14,8 km2 di consumo permanente. A quest’ultimo valore vanno aggiunti altri 7,5 km2 passati, nell’ultimo anno, da suolo consumato reversibile (rilevato nel 2021) a permanente, portando nell’ultimo anno a una crescita complessiva dell’impermeabilizzazione di 22,3 km2. Nel complesso, la crescita netta delle superfici artificiali dell’ultimo anno equivale a una densità di consumo di suolo di 2,35 m2 per ogni ettaro di territorio italiano.

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Elvira Zammarano

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