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“Le dune vanno protette, non possono e non devono diventare parcheggi”, l’appello di INU Puglia, Urban@it e SIGEA-APS Sezione Puglia

L’Ingegnere Francesco Rotondo, l’Architetto Nicola Martinelli e il Geologo Vincenzo Iurilli, Presidenti rispettivamente di INU Puglia (Istituto Nazionale Urbanistica), Urban@it (Centro nazionale di Studi per le politiche urbane) e SIGEA-APS Sezione Puglia (Società Italiana di Geologia Ambientale), in un comunicato esprimono, insieme ai loro direttivi, un preciso dissenso sulla “gestione del governo del territorio pugliese” e chiedono l’abrogazione della modifica alla LR 17/2015 che affiderebbe ai gestori di spiagge le azioni di tutela (definite in tal senso, addirittura più efficaci).  Per l’assessore Piemontese – dicono gli esperti – rimarrebbe  immutato “l’aspetto oggettivo della tutela (cosa si può o non si può fare sulle dune) mentre cambierebbe (‘solo’) il soggetto che può attuare la tutela”.

In realtà, i Presidenti sottolineano quanto “l’eliminazione del divieto di concessione demaniale in aree di cordoni dunali” finora  inconcedibili, sia pericolosa per il nostro delicato ecosistema costiero a rischio erosione (come dimostrano gli studi del Progetto Interreg AdriaClim) e quanto l’attuale modifica non sia più in linea “con gli indirizzi (già previsti) dalla stessa Regione per la Strategia di adattamento ai cambiamenti climatici, che include (appunto) l’erosione tra i rischi”.

Fuori dagli ideologismi, i professionisti, dati alla mano, riportano le considerazioni dell’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale (ISPRA),“Le spiagge e le dune costiere – sottolineano – sono forme di accumulo di materiale sabbioso, costituitesi principalmente e (naturalmente) per azione eolica”, mentre i geologi pugliesi ricordano che “La vegetazione delle dune è l’elemento chiave sia per la loro formazione, sia per il loro mantenimento” e che “i sistemi dunali costituiscono, allo stesso tempo, un argine naturale alle acque alte, una protezione per gli ambienti di retrospiaggia e un accumulo di sabbia in grado di alimentare la stessa spiaggia e, quindi, di contrastare, in parte, proprio gli effetti dell’erosione”. Nonostante ciò, “Le poche dune ‘sopravvissute’ – dicono i geologi – sono tuttora minacciate dall’azione antropica e dall’erosione dei litorali e che in Puglia, per Spiagge di Legambiente è aumentata di 5 volte in 30 anni, a causa proprio della demolizione delle dune”.

Il maggiore sconcerto, inoltre, deriverebbe dal fatto che la modifica regionale, secondo cui la tutela ai privati (di fatto) non cambierebbe nulla ma addirittura verrebbe incrementata, dimentica di enunciare che non può esserci una fruizione parziale, leggera, o minore delle dune e che la loro (alterazione) demolizione potrebbe essere irreversibile, come dicono gli studi effettuati sul litorale dallo stesso Piano Regionale delle Coste, che parlano di “forte decrescita dei cordoni dunali”, ovunque, senza possibilità di un loro ripristino.

Non solo, per i Presidenti “Gran parte dei cordoni dunali sono classificati come habitat di interesse comunitario e che per essi è previsto il rilascio del parere di incidenza ambientale nel rispetto delle Misure di Conservazione (Regolamento Regionale 10 maggio 2016, n. 6 e s.m.i.) e che nel 2015, a loro protezione, è stata varata una legge specifica (LR 3/ 2015 ‘Norme per la salvaguardia degli habitat costieri di interesse comunitario’). Per questo – precisano i professionisti – sono stati finanziati, nel tempo, interventi di tutela e conservazione con fondi comunitari, strutturali o fondi legati a progetti sperimentali e/o con fondi nazionali. Quindi, è vero che i Comuni non hanno risorse proprie per tutelare questo prezioso bene naturalistico, ma numerose risorse nazionali e comunitarie sono state ben utilizzate a tal fine”.

A fronte di un così consistente dispendio di ‘energie’ gli imprenditori saranno in grado di affrontare le azioni di tutela necessarie? I dubbi sono tanti, molti dei quali legati “alla conformazione degli (stessi) sistemi dunali dotati di una specifica continuità e complessità che mal si adatta a una tutela settoriale”. In sostanza ogni titolare di lido dovrebbe utilizzare azioni proprie, personalizzate per la porzione di spiaggia acquisita, azioni diversificate dal contesto generale, anche per l’assenza o la scarsa diffusione di una pianificazione su cui, invece, si dovrebbe presto intervenire (8 sono stati i piani approvati su 69 Comuni costieri), che già oggi vede un far west di spiagge antistanti le dune, attraversate da parcheggi, servizi (igienici, ristorazione e balneazione),  viabilità di accesso alle coste, gestione dei rifiuti e reflui.

Secondo gli esperti, inoltre, “Il legislatore regionale non ha favorito i Comuni che, adesso, non solo dovranno applicare norme complesse e articolate ma dovranno anche sottoporre a monitoraggi e controlli eventuali  interventi proposti dai concessionari, con parcellizzazioni ricadenti in uno spazio concesso ad un privato, quindi in qualche modo non più pubblico, anche se i cordoni dunali sono oggetto di tutele di tipo diverso e pubbliche ( le norme del PPTR – artt. 56 e 62 delle NTA -, le direttive comunitarie  – Habitat 92/439 –  e le norme di tutela dei boschi, il vincolo idrogeologico e della fascia costiera (D lgs 42/2004).

Ancora una volta, dicono Presidenti “Gli oneri della gestione di questo nostro delicato patrimonio naturalistico ricadranno sui Comuni”, mentre la comunità – diciamo noi -, silenziosamente sta a guardare.

 ISPRAhttps://www.isprambiente.gov.it/files/pubblicazioni/rapporti/R_215_15_DUNE.pdf

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Elvira Zammarano

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