Ignazio Deg, il musicista pugliese che canta le nostre emozioni
Da dj a cantautore di grido, pugliese doc (è nato a Mesagne, in provincia di Brindisi) Ignazio Degirolamo, noto con lo pseudonimo di Ignazio Deg, è uno dei più talentuosi musicisti italiani. La sua carriera, cominciata nelle radio locali e nelle discoteche pugliesi come speaker e dj, è stata un crescendo di successi e riconoscimenti. La passione per la musica – scoperta in tenera età -, l’ha portato a esternare delicatissimi temi sociali. Leitmotiv dei suoi brani, infatti, è sempre l’amore, ma quello che supera i pregiudizi e i luoghi comuni riferiti agli abissi all’omofobia o alla violenza di genere e perfino alle cosiddette ‘dipendenze’.

Ignazio Deg (tutto a dx) insieme a dj Albertino (in jeans al centro)
Dopo i successi de ‘Il tempo che c’è’ (2017), ‘Presto’ (2018), ‘Voglia di t(h)e’ – ‘Viento nel Viento’ (2019), ‘Estate grande’ – ‘Uguali’ (2020), ‘Come Sale’ (2021), ‘Male Male Male’ ( 2022), ‘Nuda in ciabatte’ (2023), Deg ha prodotto un nuovo interessante singolo dal titolo emblematico “Tutti di fretta”, nel quale il suo stile originale si fonde a una combinazione di musica e parole di rara sensibilità.
Al cantautore pugliese, WideNews dedica un’intervista in cui saranno evidenziate alcune tappe fondamentali della sua vita professionale scandita da incontri speciali e diverse straordinarie esperienze.

La musica… la tua passione raccontami quando è cominciato tutto
“Ricordo che ero piccolo. Anzi, piccolissimo. Avrò avuto sì e no cinque anni. Ricordo, come fosse ieri, che i miei genitori mi regalarono una tastiera Bontempi. Doveva essere un giocattolo e allo stesso tempo un qualcosa di utile. E di fatto, se vogliamo, è stato proprio così. Perché da quel momento ho iniziato a suonare. La prima cosa che ho notato è stata la facilità con cui ‘riproducevo’ le musiche più famose delle pubblicità televisive, oltre naturalmente a improvvisare mie personalissime performances. Insomma, mi chiudevo nella mia stanza e non ne uscivo più. La musica mi aveva letteralmente rapito”.
Il tuo talento è stato stimolato da qualcuno, qualcosa oppure ci sono state particolari occasioni?
“Devi sapere che sono notoriamente timido, per questo motivo mai avrei pensato di espormi al pubblico in maniera così plateale e per giunta con un microfono in mano. Eppure, qualcuno e diverse occasioni mi hanno ‘ indotto’ a farlo. Sì… c’è stata una persona e una serie di strane circostanze che, in un certo senso, hanno accompagnato la mia vita e svolta professionale. Inoltre, a me piaceva molto la musica rap, tanto che spesso imparavo i testi rappati per cantarli sotto la doccia o agli amici. Ma il vero cambio di passo c’è stato quando, a Mesagne, frequentavo ‘Radio studio 95’, una radio locale che andava fortissimo”.
Raccontaci…
“Erano i primi anni ‘90. All’interno di quella radio c’era anche Max Romano un mio amico dj che allora conduceva un programma di musica dance, perlopiù hit commerciali. Una sera, durante il suo programma rigorosamente in diretta, Max mi ascoltò canticchiare – un pò come facevo sotto la doccia – un brano di una band rap americana, famosissima in quegli anni, i mitici Public Enemy. Senza perdere tempo mi invitò a cantare per ‘davvero’, ma timido com’ero, mi tirai indietro precipitosamente. Max, però, non mollò proponendomi di cantare e registrare tutto su una base che poi avrebbe mandato in onda. La proposta mi piacque molto e mi gasai pure, tanto da dare il meglio di me. Successe che alla fine della mia performance molti ascoltatori chiamarono in diretta per sapere chi fosse quel bravo rapper che aveva appena cantato e fu così che scoprii che niente era stato registrato. Insomma, avevo cantato in diretta. Max mi aveva bonariamente preso in giro per darmi la possibilità di esprimermi in modo naturale, senza che la timidezza avesse la meglio. Quel lancio, seppure avventuroso, mi ha consentito di imbracciare il microfono facendolo diventare parte di me. Un’altra persona che voglio menzionare è sicuramente Amerigo De Vincentis, a quei tempi noto dj mesagnese. A lui devo il il coraggio di aver superato l’odiosa paura di parlare in pubblico. Ricordo che il battesimo avvenne nella famosa discoteca System Club, sempre a Mesagne. Amerigo mi diceva continuamente: fai il vocalist dj, sei davvero bravo a parlare al microfono”.

Ignazio Deg, il musicista pugliese che canta le nostre emozioni
Poi hai cominciato a girare la Puglia e l’Italia…
“Sì. Vedi, sto rispondendo alle tue domande mentre sono a bordo di un aereo diretto a Milano per realizzare alcune interviste radiofoniche. Amo questo lavoro, anche per questo. Mi porta sempre in giro, mi fa conoscere gente nuova, luoghi e situazioni interessanti”.
Il tuo un percorso ricco di belle novità ma anche di difficoltà, è così?
“Bè… non lo nego. Tante belle novità ma anche tante difficoltà. Del resto è anche questa la vita e il lavoro. L’importante però è che ci siano passione, volontà, costanza e coerenza, supporters necessari per superare qualsiasi intoppo. Secondo me, per esprimersi al meglio, è necessario avere sempre un atteggiamento positivo verso tutto e tutti. Ritengo davvero che questo sia il giusto mood per affrontare ogni possibile chiusura. Quindi, positive vibes!!!”
Da dj a cantautore, un salto considerevole, come hai capito questa nuova potenzialità?
“Non è stato difficile scoprirlo. Anche per la predisposizione che ho avuto sin da bambino verso la musica in generale e il canto, seppure frenato dalla timidezza. Il resto è arrivato quando ho cominciato a ‘gestire’ il microfono come dj e vocalist durante le serate, nei club, nei locali o nelle piazze dove ho sempre intonato le canzoni di artisti famosi, fino a che, nel 2016, ho deciso di cominciare a scrivere testi miei e nel 2017 di uscire con ‘Il tempo che c’è’, il mio primo singolo. Da quel momento ho capito che quella era la mia strada. Certamente mi sono sempre sentito un comunicatore, ma la mia vera professionalità pian piano stava emergendo, grazie anche ai riscontri positivi che ricevevo dal pubblico”.

Chi o cosa ha ispirato e ispira ancora i testi delle tue canzoni?
“I primi tempi, o meglio, le mie prime canzoni sono state ispirate da situazioni reali. Vicende della mia vita, per esempio la fine di alcuni amori. Situazioni che mi hanno portato a una momentanea chiusura e a una totale introspezione che ho dovuto e voluto esternare attraverso le parole e la musica, nel tentativo di rendere più ‘armoniosa’ e forse più sopportabile la sofferenza di quel momento”.
Nella canzone ‘Come sale’ tratti il delicato tema dell’omofobia. Perché questo titolo?
“Vedi, i pregiudizi, i luoghi comuni, gli stereotipi, specie se ingiusti, creano sofferenza. Malessere. Quando ho scritto ‘Come sale’, ho pensato all’estate, al sole, alla luce intensa. Cioè a tutte quelle cose che ispirano la vita e la gioia di vivere. Tutti segni di una vitalità che va rispettata. Accolta. Amata. E ancor più – entrando nello specifico – , metaforicamente, ho pensato a quando ci immergiamo in mare cercando il ristoro dalla calura. Cercando cioè un benessere che potrebbe anche non arrivare magari per una piccola ferita che brucia a contatto con l’acqua salata. Poi però, se ci pensi, il nostro corpo si adatta, supera e addirittura, guarisce. Insomma, per dire che dagli stereotipi che bruciano come il sale, si può finanche guarire per andare oltre. Per andare verso la bellezza della vita e dell’amore”.
In ‘Tutti di fretta’ tratti l’attualissimo tema del tempo. Secondo te un valore che si è perso?
“Quest’ultimo brano l’ho scritto insieme a Raf Rubino, un bravissimo song writer, con il quale mi sono subito trovato in sintonia. Tutto parte dal fatto che sono un grande osservatore. Osservo ogni cosa, in generale, però, sono attratto dalla gente. Cosa fa, cosa compra, come si muove. Non fraintendermi, non sono uno spione. Però, mi piace confrontarmi anche in modo indiretto e anonimo con il resto del mondo. Spesso, da queste osservazioni scaturiscono una infinità di domande a cui, tuttavia, non riesco a dare risposte. Allora, partono diverse ipotesi che generano altre ipotesi”.
Forse parli d’immaginazione, fantasia?
“No, non è neppure questo. Ti faccio un esempio. Un giorno, era il periodo natalizio, mi trovano nei pressi di una rotatoria, a Brindisi. A un certo punto mi scopro in un vortice di auto che sfrecciavano a destra e manca. Gente anonima che andava veloce, che parlava al telefono o, addirittura imprecava per il caos. Così mi sono chiesto, ma dove andiamo così di fretta, senza una destinazione, senza una meta? Può sembrare una banalità ma se è vissuta, questa sensazione è qualcosa che ti toglie il respiro. Pensaci… Un caos dovuto alla fretta che genera malessere, inquietudine, per un regalo da far trovare sotto l’albero di Natale e che magari non corrisponde neppure ai desiderata delle persone cui è destinato. Quindi, sommiamo ansia ad altra ansia mentre il tempo scorre senza che ci poniamo davvero in ascolto di chi ci sta accanto. Eppure basterebbe così poco. Questa mancanza di ascolto spesso porta le persone ad allontanarsi. Le coppie a dividersi. Gli amici a perdersi. E anche se il testo è ironico, il vero messaggio è far comprendere che l’unica via d’uscita è mettersi in ascolto di noi stessi e degli altri. La pace che si può ottenere rallentando i ritmi assurdi che la società ci impone è davvero stratosferica. Infine, ci sono le sonorità del brano che ricordano molto la new wave dei mitici anni ’80: armonie eterne che ancora oggi fanno ballare e divertire, come mi auguro faccia ballare, divertire e, un pò, anche pensare il mio ‘Tutti di fretta’.
Cosa pensi dell’amicizia in una vita come la nostra dove tutto corre troppo velocemente?
“Credo che si tratti di un sentimento primordiale. Eterno. E che sia il motore della vita. Credo che in nome dell’amicizia si possano smuovere anche le montagne. Per quanto mi riguarda devo molto all’amicizia. Sono stati gli amici a farmi scoprire cose inimmaginabili della mia professione. Cose che magari intuivo e che loro hanno confermato. Amici sono anche coloro che non vedi sempre o addirittura mai, ma che rimangono scalfiti nella mente. Personalmente, devo molto agli amici, in particolare a chi mi è stato vicino nel bisogno. Sai… penso proprio che scriverò un testo sull’amicizia!”.
Ignazio, e della nostra amicizia che ricordi hai?
“Bellissimi. Indelebili. Ricordo ancora quando, agli inizi dei miei esordi in discoteca, venivi con le tue amiche per passare la serata in spensieratezza. Eravamo entrambi adolescenti. Ti rivedo ancora nel gruppo, mentre ballavi al ritmo della mia musica. Spiccavi per dolcezza ed eleganza. Ricordo anche la timidezza con cui ti muovevi. La riservatezza e il garbo. E naturalmente, ricordo la tua bellezza. Indimenticabili furono i tuoi 18 anni. Ricordo che mi chiedesti di suonare e condurre la serata per te. Lo feci senza pensarci due volte perché a un amico vero, non si può dire di no. Sì, davvero bellissimi ricordi alimentati dai nostri sogni giovanili, molti dei quali sono diventati realtà”.