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Il ‘Diritto alla salute non può essere a pagamento’, giovedì 30 marzo, ore 17, un corteo di protesta organizzato da Cipriani sfilerà per vie di Bari

Prenotazioni miraggio e liste d’attesa interminabili, la verità è che o paghi o muori. Naturalmente parliamo di salute e per questo la questione è insopportabile. Ai sensi del Decreto del 6 agosto 2015 la norma dice che il Sistema Sanitario nazionale deve garantire una prestazione in 72 ore se urgente, entro 10 giorni se c’è il codice ‘breve’, entro 30 per una visita, entro 60 per un esame se è differibile, e ancora entro 120 giorni se si tratta di prestazione programmata.

Dunque, tutto quello che supera le sopra indicate ‘indicazioni temporali’ è fuori legge.

Poi ci sono le cosiddette attività libero professionali intramurarie, meglio conosciute come prestazioni intramoenia a cui tanti pazienti, sfiniti dai tempi d’attesa (fuori legge) si rivolgono, ovviamente pagando.

A questo punto le domande nascono spontanee: se il servizio sanitario nazionale ha predisposto un piano di prenotazioni con limiti di tempo ben precisi, previo pagamento ticket, affinché i cittadini possano usufruire delle più importanti prestazioni sanitarie, perché le liste d’attesa sono fuori controllo? Perché una persona malata e bisognosa di un esame strumentale, magari salvavita, deve attendere fino a due anni? E perché le visite intramoenia (a pagamento) all’interno degli ospedali, contestualmente, sono aumentate in modo esponenziale?

È questo il motivo per il quale Luigi Cipriani, segretario del movimento riprendiamoci il futuro, ha organizzato per il 30 marzo, alle 17:00, un corteo di protesta che sfilerà per le vie del centro di Bari.

“Vogliamo dire basta alle liste di attesa che a causa dei lunghissimi tempi mettono a rischio la salute dei cittadini – ha detto il segretario. È inaccettabile che anziani, persone fragili, indigenti, debbano far ricorso alle prestazioni a pagamento, intramoenia, diventate, ormai, una vera e propria prassi obbligatoria. Ora ci chiediamo, chi non può pagare, chi non ha i soldi che deve fare? Morire? È semplicemente vergognoso”.

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Elvira Zammarano

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