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Vendeva farmaci del SSN per soldi o favori,  9 anni all’oncologo Giuseppe Rizzi e 5 alla compagna

Un’inchiesta cominciata quattro anni fa in seguito alla morte di un paziente a cui il medico barese aveva venduto farmaci, definiti prodigiosi, sottraendogli ben 127.000 €, e che invece erano convenzionati dal servizio sanitario nazionale. Una pratica usata dal medico anche in altre occasioni e con altri ammalati che hanno acquistato le cure, prescrivibili con una semplice ricetta medica, a prezzi inauditi o in cambio di costosi favori.

Giuseppe Rizzi

Oggi, per Giuseppe Rizzi, agli arresti domiciliari da maggio 2021, è arrivata la sentenza di condanna a nove anni di reclusione, anche se per lui, il pm Marcello Quercia ne aveva chiesti 10, e la confisca di beni finanziari e immobili pari a 3 milioni di euro a titolo di risarcimento danni per tutte le parti civili che si sono costituite al processo, compreso l’Ospedale oncologico e l’Ordine provinciale dei Medici.

Condannata per complicità anche la compagna dell’oncologo, l’avvocatessa Maria Antonietta Sancipriani che dovrà scontare cinque anni e sei mesi.

Invece per l’oncologo l’accusa è di concussione ai danni di un paziente, abuso d’ufficio e truffa aggravata ai danni dell’istituto Giovanni Paolo II di Bari, l’ospedale dove Rizzi prestava servizio e truffa ai danni di altri 10 malati.

Per Alessandro Delle Donne, direttore dell’Istituto oncologico barese si tratta di “una vicenda tristissima, di cui non avremmo voluto più parlare. È giusto tuttavia che si sappia che il Tribunale di Bari ha riconosciuto al nostro Istituto, che si è costituito parte civile, una provvisionale (30.000 €) per i danni subiti e che stiamo valutando la possibilità di un’azione giudiziaria ad hoc per il danno d’immagine provocato dalle condotte del dottor Rizzi e che hanno oscurando il lavoro prezioso, indefesso e soprattutto onesto del personale in servizio all’oncologico di Bari. Questa sentenza – ha detto ancora il dirigente – rafforza la stima e la fiducia che questo Istituto nutre nei confronti delle Forze dell’ordine, dei Carabinieri e della Magistratura, a cui, senza indugio, avevamo segnalato i comportamenti di Rizzi, che avevano già determinato il suo licenziamento senza preavviso mesi prima dell’arresto. Oggi, di questa vicenda, ci resta il dolore e la vicinanza ai pazienti e ai familiari coinvolti nei fatti”.

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Elvira Zammarano

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